Caltanissetta, depistaggio via D’Amelio: Procura chiede archiviazione 3 poliziotti

CALTANISSETTA – “Per noi, questa indagine puo’ essere archiviata, ma non puo’ essere archiviato l’argomento. Il ministro della Giustizia, il Csm, il ministro dell’Interno, dovranno provvedere certamente a dare il loro contributo, affinche’ non si spengano i riflettori su questa vergognosa vicenda”. Lo sostengono con una lunga e articolata nota gli avvocati Rosalba Di Gregorio e Giuseppe Scozzola, a proposito della richiesta di archiviazione per i tre funzionari della Polizia, avanzata dalla Procura di Caltanissetta, nell’inchiesta per il presunto depistaggio sulle indagini sulla strage di via d’Amelio. Proprio oggi, infatti, scadono i termini per la richiesta di archiviazione. La Procura di Caltanissetta ha chiesto di archiviare le posizioni di Mario Bo, Vincenzo Ricciardi e Salvatore La Barbera, i dirigenti di polizia indagati per concorso in calunnia aggravata. Sarebbero stati, secondo una prina ricostruzione degli investigatori nisseni, quelli che, mentre facevano parte del pool guidato dal questore Arnaldo La Barbera, avrebbero ‘imbeccato’ Vincenzo Scarantino, il picciotto della Guadagna di Palermo, che confesso di avere avuto un ruolo nella strage di via D’Amelio. “Non e’ concepibile o accettabile limitarsi ad archiviare l’argomento ‘strage di Via D’Amelio’, con le commemorazioni annuali, senza offrire contributi reali e apprezzabili a coloro che continuano i loro ‘sforzi investigativi’ per far luce su una ‘delle pagine piu’ nere della storia giudiziaria italiana, dietro la quale si celano eventi drammatici e di cruciale importanza nella vita di questa nazione” dicono – dicono Rosalba Di Gregorio, legale di Gaetano Murana, Cosimo Vernengo e Giuseppe La Mattina, e l’avvocato Giuseppe Scozzola che difende Gaetano Scotto. “Siamo davanti ad una archiviazione che ci appare ‘tecnica’, necessitata dalla scadenza del termine per le indagini. Come cittadini, come avvocati, come difensori di parte civile e parti offese in questi processi costruiti, per quel che riguarda i nostri assistiti, sul ‘castello di menzogne che ha condotto a risultati che lasciano davvero attoniti’, non ci opponiamo a questa archiviazione, perche’ attendiamo il completamento di tutte le indagini che la Procura di Caltanissetta sta portando avanti”.Proseguono gli avvocati: “L’insufficienza e l’imprecisione delle ‘fonti di prova’ (da Andriotta a Candura e Scarantino) per sostenere proficuamente un dibattimento penale, sono analiticamente tracciate nella richiesta della Procura di Caltanissetta. Un tema da approfondire e’ certamente quello dello ‘indottrinamento’ di Scarantino, rispetto al quale si puo’ contare, non solo sui fogli di interrogatorio annotati, sugli appunti e promemoria, ma anche su altri tipi di ”riscontro” gia’ acquisiti e ancora da acquisire”. “Sul punto, pero’, si e’ scelto di non proporre opposizione – spiegano – per non circoscrivere e limitare temporalmente il lavoro che gia’ i pm stanno svolgendo (e di cui danno atto nella richiesta), nello spazio temporale certamente limitato che il Gip potrebbe consentire ‘fuori tempo d’indagine’ – aggiungono i due avvocati – A cio’ va aggiunta, altresi’, la considerazione, di non minore importanza, per cui la validita’ di un percorso d’indagine, specie sui temi delicati e gravi quali quelli relativi alla strage di Via D’Amelio necessita della riservatezza che solo il segreto istruttorio puo’ garantire”. Resta gia’ oggi, e non e’ poca cosa e non rileva solo sul piano morale ed etico – affermano gli avvocati – il peso di quanto scritto dai pm nella Loro richiesta di attuale archiviazione: ‘Emergono sprazzi di luce su una vicenda che puo’ dirsi certamente ben piu’ complessa di quella, confinata dentro angusti confini, che affiorerebbe andando ad analizzare esclusivamente cio’ che risulta dal racconto fornito da Candura, Andriotta e Scarantino, confini entro cui la stessa non puo’ e non deve certamente essere ricondotta, e dove forse si vorrebbe che rimanesse rinchiusa…’. In ogni caso, oltre all’assenza di contributo da parte di chi avrebbe potuto e dovuto fare chiarezza e restituire giustizia alle Vittime della strage di Via D’Amelio i pm, condivisibilmente, stigmatizzano l’esistenza di forzature, condotte disdicevoli o, spregiudicate, che sono piu’ che presenti nella vicenda giudiziaria relativa ai due processi ( 1 e bis) di Via Amelio, definita ”Tra le piu’ gravi, se non la piu’ grave della storia giudiziaria di questo Paese”.

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