Una ex miniera al centro della Sicilia quale Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi italiani? Esposto di Italia Nostra Sicilia

imageCALTANISSETTA – Le scorie radioattive arriveranno con un suadente, ineffabile spot? Si avvicina il momento in cui i ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente dovranno indicare le aree in cui realizzare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. La Sogin, la società di Stato responsabile della dismissione degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, da alcuni giorni ha lanciato, sulle principali reti televisive nazionali, una subdola campagna informativa in ordine al progetto del Deposito Nazionale. La campagna è finalizzata a convincere gli italiani ad accettare il materiale tossico nel proprio “giardino” (vedi: https://www.youtube.com/watch?v=6bOg8rvKbzI). Realizzata da Saatchi & Saatchi, la campagna mira dunque a far riflettere sulla necessità di risolvere, insieme, il problema della gestione dei rifiuti radioattivi che quotidianamente si producono negli ospedali, nelle industrie, nei laboratori di ricerca, o provenienti dai vecchi impianti nucleari dismessi, oggi in via di smantellamento. Nel comunicato stampa della Saatchi & Saatchi si sostiene inoltre che “sul problema dello smaltimento definitivo dei rifiuti radioattivi il nostro Paese non è andato avanti perché ancora non esiste un’infrastruttura unica per la loro messa in sicurezza finale, come avvenuto negli altri Paesi del nostro continente. Per la prima volta in Italia viene avviato un percorso condiviso e partecipato che porterà, attraverso un’ampia e approfondita consultazione pubblica, alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, un’opera strategica per la sicurezza ambientale”.
Il processo entrerà nel vivo con la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale, che Sogin pubblicherà, assieme al progetto preliminare, sul sito appena riceverà il via libera dai ministeri. Presumibilmente a settembre di quest’anno (2015). Dunque, tra circa un mese dovrebbe essere resa pubblica tale Carta nazionale (Cnapi). Dopo un iter controverso, iniziato nel giugno 2014, l’Ispra ha già consegnato ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente l’aggiornamento della relazione stilata dalla Sogin. La Sogin è incaricata anche di selezionare alcuni siti italiani, e tra questi individuare il Deposito nazionale di scorie nucleari. La mappa dei siti è ovviamente sconosciuta. Top secret. L’operazione prevederebbe investimenti per 1,5 miliardi in 4 anni, 1.500 posti di lavoro all’anno per la costruzione e 700 per la gestione. Le regioni italiana individuate sarebbero la Puglia, la Basilicata, la Sardegna e ovviamente la Sicilia.
L’Isola (la Sicilia) sembrerebbe avere “buone, ottime possibilità”. Gli esperti della Sogin, infatti, avrebbero individuato un’ex miniera di salgemma nei pressi dei comuni di Agira, Leonforte e Nissoria, nell’Ennese. L’indiscrezione arriva da Giuseppe Regalbuto, presidente della commissione Miniere dismesse dell’Urps: “Se la scelta di Agira sarà confermata come sembra, sarà necessario promuovere un’azione forte in Sicilia. Non costruire trazzere, ma ergere barricate contro i governi che usano la Sicilia come una pattumiera e che non solo ci impediscono di produrre, ma vogliono persino inquinare il nostro suolo e mettere a repentaglio la nostra salute. Le miniere vanno usate per rilanciare l’economia siciliana, non per contenere rifiuti” (http://www.siciliainformazioni.com, luglio-agosto 2015).
Ben 90 mila metri cubi di rifiuti nucleari italiani potrebbero arrivare presto in Sicilia. La scelta ricadrebbe su un’ex miniera di salgemma perché i depositi salini, per la loro bassa permeabilità, si prestano ad ospitare, a lungo termine, rifiuti nucleari. In una prima fase di ricerca, per le peculiari caratteristiche morfologiche dei giacimenti, sarebbero risultate idonee ad ospitare gli speciali rifiuti 11 località siciliane: Regalbuto, Assoro-Agira, Villapriolo, Salinella, Pasquasia, Resuttano, Bompensiere, Milena, Porto Empedocle, Realmonte, Monteallegro. Dopo la seconda fase dello studio, relativa ai requisiti d’isolamento dei giacimenti, sarebbero rimasti soltanto tre siti idonei: Assoro-Agira, Salinella e Resuttano. L’ex miniera di Pasquasia, su cui ancora pesano sospetti di precedenti depositi di rifiuti radioattivi, sarebbe stata esclusa perché non sufficientemente “isolata” (http://www.siciliainformazioni.com, luglio-agosto 2015).
A settembre la mappa sarà resa pubblica. Sapremo, dunque, se sarà proprio l’ex miniera nei pressi di Agira, al centro dell’Isola, la candidata siciliana che ospiterà i rifiuti radioattivi di tutta Italia. “Agira (Sicilia) capitale italiana dell’ambiente, del paesaggio e dei giardini”, insomma. Che dire – comunque? Saremo in grado, in Sicilia, di ergere barricate efficaci contro i governi che usano l’Isola come pattumiera e base militare? Governi che non solo ci impediscono uno sviluppo auspicabile, sostenibile, ma che intenderebbero persino inquinare il nostro ambiente, il nostro spazio vitale, mettendo a repentaglio la nostra salute, la nostra sicurezza. Ecco, queste sono le questioni – imprescindibili – che noi poniamo al governo regionale e al governo nazionale. Alle forze sociali, culturali e politiche. Ai cittadini. Adesso.
Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia

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