“Cara Feltrinelli, che Gela, ad oggi, non sia una delle mete turistiche più ambite della Sicilia lo potrà constatare anche un occhio distratto che, percorrendo la caotica via Venezia, probabilmente non desidererà altro che immettersi sulla statale per raggiungere i più gettonati centri del barocco o la monumentale Agrigento, che, forse per ironia della sorte, da Gela fu fondata.
Ne sono amaramente consapevoli i suoi stessi abitanti che, quotidianamente, affrontano i tanti disagi non solo di una comune città del Sud ma di un luogo che, sempre più spesso, sembra racchiudere in sé le contraddizioni più aspre e le bellezze più struggenti dell’intera isola.
Per decenni vessata da una politica affaristica, capace di dilaniare un territorio che, diversamente da quanto pubblicato, è stato per storia e conformazione naturale vocato e baciato dal turismo e dalla sostenibilità, Gela conserva ancora tutto il potenziale di una delle città più antiche della Sicilia seppur le strategie da mettere in campo siano molteplici e richiedano tempi più lunghi, forse non comodi per chi, viaggiando per lavoro, intende catturare l’identità e il cuore di un luogo solo attraverso una prima impressione.
Corretta nella sua aspra verità, inaccettabile per chi, pur vivendola sulla propria pelle, ne conosce le intime cause, ma, al tempo stesso, fin troppo sbrigativa per una città ferita che brama un riscatto. Difficile curare le ferite di intere generazioni, deluse nelle aspettative da chi avrebbe potuto e dovuto compiere scelte differenti ma che, invece, ha optato per quelle più immediate, comode, superficiali, lontane da Gela, da ciò che essa in modo cristallino ci suggerisce ogni giorno. Lo vediamo nella luce accecante che investe l’arenaria dei suoi siti archeologici – la cui unicità è ancora studiata in tutto il mondo -, nei tramonti rossi che annegano docili in quel golfo che per primo fu liberato dalle truppe alleate, nella sabbia morbida trasportata dai vicini deserti di cui scrisse Quasimodo e su cui Eschilo scelse di trascorrere i suoi giorni di pace, nelle possenti mura federiciane che abbracciano il centro abitato dove ancora resistono nobili palazzi e chiese settecentesche, nelle tradizioni religiose i cui simboli si tramandano dai tempi immemorabili, nel volo delle cicogne che, ogni anno, per nidificare scelgono proprio questa terra dolce e amara. Amara come il sapore che per anni i gelesi hanno sentito in bocca respirando i fumi di un finto progresso comodo a tutta la nazione, amara come la vostra spietata e lucida disamina; dolce come lo sguardo di coloro che credono e lottano per un futuro diverso, dolce come gli occhi di quegli attenti viaggiatori che sono certo, ben presto, si fermeranno a Gela e riusciranno a comprenderne l’anima”.
Liliana Blanco
View Comments
Ma perché ?? non è verità quello che ha scritto Feltrinelli ??
Dovrebbero ringraziare, almeno tutti adesso possono conoscere delle nostre vergogne nostrane ed in un lampo di orgoglio degli amministratori della città, magari qualcosa cambia...
Ma era solo un sogno. Scusate !!
D'accordissimo, ma i gelesi Gela l'hanno violentata, stuprata, distrutta: la Beirit di Sicilia è sotto gli occhi di tutti coi suoi quartieri abusivi, con case senza prospetto, con quotidiana violenza nelle strade, con l'aria acre di un polo petrolchimico voluto dai gelesi e dai suoi politici genitori e figli del suo degrado. Ci si spogli dal legittimo abito del cittadino gelese e si guardi asetticamente questa città. E' un mostro; perfino, gentili le parole della guida Feltrinelli.
Sono io che ho postato la pagina della Guida turistica Ferltrinelli su Facebook e l'ho trasmessa al sindaco di Gela Domenico Messinese e ad altri. Appena avrò tempo vi mandero un mio commento. Conosco benissimo Gela. Ci ho insegnato negli utimi due anni. Ma la conosco da tantissimo tempo. Gela è la città delle contraddizioni assolute. E' questa la sua peculiarità.
E' stata una delle più importanti città greche.