CATANIA – Un giovane gay di Catania, Giuseppe Fiandaca, 22 anni, ha raccontato a un quotidiano locale di essere stato respinto assieme a un gruppo di amici da un lido balneare di Mascali. A imperdirgli l’ingresso, riferisce Fiandaca, e’ stata una donna che gestisce uno stabilimento balneare e che ha poi continuato a insultarlo quando si e’ posizionato su una spiaggia attigua. L’episodio risale ad alcune settimane, ma solo adesso Fiandaca si e’ deciso a parlarne. “Voglio raccontare quanto mi e’ accaduto perche’ non riesco a tenere piu’ dentro di me l’umiliazione che ho subito”, afferma il giovane omossesuale, che prosegue: “Sono stato bloccato all’ingresso del lido, io e i miei amici, dalla responsabile dello stabilimento che ha iniziato a urlarmi contro, prima dicendomi ‘tu non puoi entrare e neanche i tuoi amici, qui gli omosessuali non metteranno mai piede’. E poi, quando ho chiesto spiegazioni del motivo del divieto, ha iniziato a inveire contro insultandomi con tutti i termini dispregiativi riferiti ai gay”. Ma non e’ finita li’. “Nonostante l’amaro in bocca -racconta ancora Fiandaca- non ho rinunciato a trascorrere la giornata al mare e cosi’ ho deciso di fermarmi nell’adiacente spiaggia libera. Ma anche qui non e’ stato possibile neanche disporre i teli sull’arenile perche’ quella donna ha raggiunto la staccionata del lido e ha continuato a insultarmi urlando che dovevo proprio andare via e che gli omosessuali dovevano stare un miglio lontano dallo stabilimento altrimenti ce la faceva finire male”.
View Comments
in un paese dove non esiste giustizia, ed ognuno fa quello che vuole. Siamo diventati un paese di falsi buonisti, dove l'allontanamento di un ragazzo , che poi è gay o non è gay, fa notizia. Pensiamo a sollevare questo ca**o di paese che è pieno di merda.
LA proprietaria in un'intervista ha dichiarato di aver proibito al giovane l'uso improprio della camera del proprio compagno che lavorava in quel lido.
Se invece vogliamo vederla per forza dal punto di vista di genere, nessuno ha diritto
di far prevalere l'appartenenza al genere, sui diritti della persona.