Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due citta’ con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. I provvedimenti restrittivi riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro. L’indagine si collega alle “Golem I e II” e “Eden I e II”, che avevano gia’ colpito la rete di fiancheggiatori e parenti del latitante. Gli arresti eseguiti sono in tutto undici. Gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazioni di Matteo Messina Denaro, che come altri capimafia usava i ‘pizzini’ per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo.
Dall’indagine Ermes che ha consentito di individuare undici presunti favoreggiatori del boss Messina Denaro, e’ emersa una rete di protezione basata sui tradizionali pizzini.
Gli arresti e le perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due citta’ con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. L’inchiesta e’ stata condotta dal Procuratore della Repubblica di Palermo Franco Lo Voi, dai sostituti Paolo Guido, Carlo Marzella e dal procuratore aggiunto Teresa Principato. Gli arrestati sono Vito Gondola, mazarese, 77 anni, Leonardo Agueci, 28 anni, Ugo Di Leonardo, 73 anni, Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio, Sergio Giglio, 46 anni, Michele Gucciardi, 62 anni, Giovanni Loretta, 43 anni, Giovanni Mattarella,49 anni (genero di Vito Gondola), Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, Michele Terranova, 46 anni. Le indagini nascono da alcune intercettazioni del 2011.
Un ruolo fondamentale era quello di Vito Gondola, regista dello smistamento dei pizzini che segue la medesima regola emersa nelle altre operazioni antimafia legate al latitante: ogni 15 giorni avviene la comunicazione. I pizzini venivano sotterrati e talvolta eliminati. Una procedura continua fino a fine febbraio 2014 con il pentimento di Lorenzo Cimarosa.
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