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Spazio De Gasperi, l’intervista di Rocco Gumina all’assessore Piero Cavaleri: “Possibilità esaltante di cambiare e di incidere sulla vita della città”

Redazione

Spazio De Gasperi, l’intervista di Rocco Gumina all’assessore Piero Cavaleri: “Possibilità esaltante di cambiare e di incidere sulla vita della città”

Sab, 25/07/2015 - 15:10

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Piero Cavaleri

Piero Cavaleri

CALTANISSETTA – A poco più di un anno dall’inizio della sindacatura Ruvolo, come giudica l’operato dell’amministrazione comunale?

Al di là dei ritardi rispetto al raggiungimento degli obiettivi già annunciati in campagna elettorale, al di là delle possibili contraddizioni e dei limiti che gravano sulla condizione umana, non penso sia sfacciatamente autoreferenziale se affermo che l’amministrazione Ruvolo in un anno ha fatto tante cose concrete che già si vedono:

garantire, dopo lunghi tempi di disfunzioni, il servizio pubblico di trasporto;
riportare la piazza al centro della vita cittadina e della identità comunitaria;
ridare una significativa propulsione alla vita culturale della nostra città;
riproporre con autorevolezza Caltanissetta come nodo vitale del territorio interno della Sicilia, soprattutto dopo l’abolizione delle provincie;
riannodare il prezioso tessuto delle associazioni e del mondo del volontariato, che costituisce l’anima di ogni comunità;
restituire alla politica locale un’etica, una trasparenza ed uno spirito di partecipazione che da tempo apparivano fortemente appannati;
mostrare in modo tangibile una attenzione agli ultimi che, in un passaggio storico come l’attuale, rischiano di pagare il prezzo più alto della crisi;
continuare a mantenere i conti in ordine, come del resto aveva fatto la precedente amministrazione, in un momento in cui diminuiscono in modo preoccupante i trasferimenti dello Stato verso le amministrazioni locali e i comuni in dissesto economico aumentano di giorno in giorno;
stabilizzare finalmente numerosi impiegati comunali da anni nello stato di precariato.
Accanto a tutto ciò, che non è poco e che “si vede”, ci sono poi altri risultati che i cui esiti si vedranno nell’immediato:

una radicale riorganizzazione dell’apparato burocratico comunale;
un innovativo e funzionale piano per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti;
la prosecuzione e l’ulteriore implementazione del piano di risanamento edilizio ed urbanistico del centro storico, già iniziato con la scorsa amministrazione;
l’introduzione del microcredito in funzione soprattutto delle imprese giovanili;
l’introduzione di nuovi e importanti regolamenti che incideranno non poco sulla vita della nostra comunità cittadina, come ad esempio il “Regolamento della partecipazione” e il “Regolamento per i servizi socio-assistenziali”.

Quale è stata la sua opera ai servizi sociali? Quali esigenze? Quali priorità?

In un periodo nel quale i comuni vanno in dissesto per l’assottigliarsi dei trasferimenti statali, il primo obiettivo naturale è stato quello di assicurare la prosecuzione dei servizi già esistenti, come ad esempio gli asili nido, l’assistenza domiciliare agli anziani e ai disabili, il centro diurno per anziani, la continuità occupazionale agli ex Rmi.

Il secondo obiettivo è stato quello di potenziare la “politica sociale distrettuale, formalizzando l’istituzione dell’ufficio di piano e promuovendo una convenzione fra i sei comuni del distretto socio-sanitario n. 8, di cui la nostra città è capofila.

Le somme più cospicue per i servizi sociali provengono dai progetti a carattere distrettuale previsti dalla legge n.328 e dai PAC (Piani di Azione e Coesione), che in atto ci stanno assicurando finanziamenti per oltre quattro milioni di euro nei prossimi anni. Adesso abbiamo iniziato le procedure burocratiche per bandire entro l’anno dodici gare che daranno nel breve tempo al nostro distretto più servizi sociali, più elevata qualità della vita e più posti di lavoro.

La funzionalità dei servizi è fortemente condizionata dalla presenza dei dirigenti. In un anno gli uffici del mio assessorato hanno cambiato dirigente quattro volte. Il terzo obiettivo che ho voluto perseguire, con il decisivo sostegno del sindaco, è stato quello di assicurare all’assessorato di cui sono responsabile, un dirigente a tempo pieno per almeno un triennio.

La continuità della sua presenza sarà garanzia di celerità nelle procedure burocratiche, di competenza progettuale e di funzionale riordino organizzativo. La lunga crisi in atto sta producendo nella nostra città nuove povertà e sta rapidamente esasperando le vecchie. Si calcola che i disoccupati superino le 8.000 unità e che le famiglie senza una abitazione siano oltre settecento. In molti nuclei familiari si fa solo un pasto al giorno.

Di fronte ad emergenze di queste proporzioni e all’esiguità delle risorse realmente disponibili è difficile per un amministratore non sentirsi frustrato ed inadeguato. In questi mesi, su mia proposta, l’amministrazione Ruvolo ha creato un dormitorio comunale con annessa mensa che, dopo un iniziale periodo di diffidenza, sta divenendo un provvidenziale punto di riferimento per non poche persone senza tetto e senza famiglia.

Data l’impari proporzione tra risorse disponibili ed emergenze sociali, nell’autunno scorso abbiamo varato l’operazione “Caltanissetta per Caltanissetta”, la parte della città che ha risorse adotta l’altra parte della città che vive nel bisogno.

Al progetto hanno aderito oltre quaranta associazioni di volontariato, che hanno creato una attiva rete di solidarietà, ponendo in stabile e funzionale collegamento sportelli di segretariato sociale già esistenti in varie parti della città, sostenendo l’istituto dell’affido familiare per minori a rischio, animando iniziative di concreta solidarietà per cittadini nisseni ed extracomunitari.

Dal riannodarsi spontaneo di questa rete è nata “La casa delle culture e del volontariato”, che presto sarà inaugurata presso l’ex scuola di Xiboli e che sarà il luogo concreto di incontro e di dialogo creativo non solo fra le associazioni di volontariato nissene, ma anche fra le associazioni dei migranti residenti nella nostra città.

Com’è la politica quando si ha la possibilità di governare? Come cambia la prospettiva?

Quando inizi a “governare” hai subito la sensazione che prima hai fatto solo “filosofia”. Ti rendi conto che le tue idee, per quanto ottime ed innovative siano, devono confrontarsi nel quotidiano con la farraginosa complessità e lentezza della burocrazia, con la demotivazione, a volte legittima e a volte no, dei funzionari, con la disarmante concretezza dei cittadini, che abituati all’immediatezza dei tempi televisivi, esigono tutto e subito, senza vedere minimamente le disfunzioni, gli ostacoli, a volte gli ostracismi e i continui boicottaggi, con i quali l’amministratore si misura in modo crudo e violento.

Potrei dire che la politica, soprattutto quella sperimentata da un amministratore locale, è un affascinante e sofferto incrocio dove si incontrano da una parte la creatività e la visione profetica che ti fanno vedere lontano e ti spingono con entusiasmo a servire la città; dall’altra la quotidiana e dolorosa esperienza della tua finitudine e della finitudine degli altri. Forse nulla come la politica fa sperimentare in modo diretto ed impietoso i propri e gli altrui limiti, ma anche la possibilità esaltante di cambiare e di incidere sulla vita della città.

Crisi greca, sbarco di migliaia di extracomunitari, difficoltà economiche. Il vecchio continente fatica su tutto, o quasi. Quale futuro per l’Europa e per la Sicilia “euro mediterranea”?

Bauman e Beck, insieme ad altri, ci hanno insegnato forse a capire un po’ meglio il nostro tempo e le sue sfide. L’economia globale ha posto in crisi gli stati nazionali, sta imponendo di fatto un nuovo ordine che per il momento soddisfa solo le esigenze di potere di una sparuta minoranza, mentre lascia la stragrande maggioranza della famiglia umana nel caos, nel disordine sociale, in uno stato di povertà sempre più preoccupante. Aumentano le guerre, le intolleranze razziali e religiose.

L’economia globale e i suoi effetti contraddittori spingono e costringono milioni di esseri umani a muoversi, a trasferirsi, a fuggire, a cercare altrove. A volte non si tratta di semplici flussi migratori, ma di veri e propri esodi, che hanno come protagonisti uomini, donne, bambini, che scappano dalla fame, dalla guerra.

Tutto questo costringe noi europei ad un incontro forzato col diverso, ad una continua contaminazione con lo “scarto” dell’umanità, che insieme ad altri abbiamo contribuito a creare. Si tratta di una sorta di “effetto boomerang”, che può di certo trasformarsi in una opportunità. Fatta l’economia globale “dall’alto”, per i soli interessi di una sparuta oligarchia economico-finanziaria, occorre adesso mettere mano alla nascita di un “uomo mondo”, di una “umanità globale”, che nasca non attraverso i mercati e le borse internazionali, ma “dal basso”, attraverso il dialogo, l’incontro, la solidarietà fra persone concrete e normali, quelle che costituiscono la stragrande maggioranza degli abitanti della Terra.

Sono certo che da questo processo “dal basso”, che è già in atto, nascerà una “nuova umanità” e un nuovo ordine mondiale più giusto e attento all’uomo, a cui per ora mancano adeguati organismi internazionali di garanzia e di mediazione.

Rispetto a questo processo evolutivo, considero l’Europa un immenso e straordinario laboratorio, di certo il più evoluto di cui l’umanità ad oggi può disporre, soprattutto dal secondo dopoguerra in poi.

Se si va soprattutto a Londra, a Berlino, a Parigi, ma anche in tante altre città europee, si può toccare con mano come l’Europa sia di fatto, nonostante le apparenze e le tante contraddizioni, il più grande laboratorio di inclusione sociale, di integrazione fra culture e religioni diverse, di dialogo costante fra etnie differenti.

Sono convinto che da questo “incubatore Europa” possa nascere il nuovo ordine “dal basso” di cui la famiglia umana ha di bisogno. E in questo “incubatore” la Sicilia può avere una parte, un ruolo non marginale, a patto che si liberi dal giogo del clientelismo politico, della miopia imprenditoriale, delle perenne pessimismo che uccide l’anima dei giovani e frantuma la dignità dei meno giovani.

A proposito di “democrazia partecipata”, secondo lei i cittadini, le future generazioni, hanno la “sete, “la fame” e la “voglia” della partecipazione politica?

Nel mondo occidentale la politica e la partecipazione democratica sono in forte crisi. Sempre meno cittadini vanno a votare e hanno voglia di partecipare alla vita politica del loro paese e della loro comunità.

Qualcuno ha posto questo fenomeno in collegamento col diffondersi della cultura narcisista degli ultimi decenni, con l’ecclissarsi dell’altro e della comunità. In ogni caso la politica e la democrazia moderne sono in evidente crisi.

Forse occorre andare al di là di una democrazia fatta di cinici numeri, di fredde maggioranze o minoranze. Forse occorre cimentarsi con nuove categorie politiche, capaci di dare centralità all’esperienza dell’ascolto, del dialogo, dell’incontro.

Il concetto di fraternità che, insieme a quello di libertà e uguaglianza, fu un riferimento fondamentale della più importante rivoluzione politica moderna, è ancora ben lontano dall’essere attuato. Solo se sono trattato e riconosciuto da fratello, mi sento parte di una famiglia umana alla cui vita ho voglia di partecipare.

Se sono solo un numero, se la dittatura della maggioranza non mi riconosce, preferisco stare a casa. Ma se nella politica, ad ogni livello, sperimento l’incontro, il riconoscimento, la possibilità del dialogo inclusivo, nonostante il conflitto delle differenti vedute, allora tutto può cambiare e trasformarsi in una coinvolgente sfida.

La nuova enciclica “Laudato si” di Francesco, un vero e proprio inno all’armonia fra gli uomini e la terra. Che ne pensa?

Dicevamo prima che si è creato un nuovo ordine economico globale che produce “scarti umani”, nuove ingiustizie e povertà. A questo nuovo ordine economico stenta a corrispondere un nuovo ordine globale che difenda i diritti umani più elementari. In questo vuoto Papa Francesco si conferma sempre più come l’autorità morale che, nel panorama internazionale attuale, sa più di ogni altro indicare i percorsi necessari a salvare l’uomo, sottraendolo alla irrazionale razionalità dell’alta tecnologia e alle fameliche predazioni della nuova finanza.

Nel leggere la sua ultima enciclica, mi ha molto colpito l’affermazione di una nuova “cultura ecologica integrale”, capace di coniugare pienamente il rispetto della natura con il rispetto dell’uomo. La violenza esercitata sulla natura è l’altra faccia della violenza esercitata sull’uomo.

Entrambe le forme di violenza hanno la medesima origine in un antropocentrismo mal interpretato, che è ormai incapace di cogliere gli esiti ultimi delle proprie scelte irrazionali. La tecnologia e la finanza non sono più a servizio dell’uomo, seguono ormai direttrici loro proprie i cui effetti distruttivi offendono al contempo l’uomo e la natura.

L’analisi di Papa Francesco è lucida, lineare, come nel suo stile, ma al contempo profonda, complessa, profetica. Mi ha molto colpito il rilievo dato al ruolo dell’educazione e a ciò che, nonostante tutto, ognuno di noi può fare, ha ancora in suo potere fare, “dal basso”.

La popolazione nissena è ancora molto legata al cattolicesimo. Quali risorse e opportunità arrivano dalle parrocchie e dai gruppi ecclesiali laicali circa i servizi e le emergenze sociali? Si può parlare, a suo parere, di una fede vissuta nella concretezza storica delle difficoltà politiche, sociali, umane?

Devo dare atto che nella nostra città il mondo cattolico rappresenta la fetta più consistente della solidarietà espressa dalla società civile verso chi vive nella povertà e nel bisogno. Le caritas parrocchiali sono molto attive e presenti sul territorio, soprattutto nei quartieri dove più insiste l’emergenza sociale.

La caritas diocesana poi ripropone sul territorio con competenza e sensibilità progetti e modelli di intervento testati con successo su scala nazionale, come ad esempio il microcredito. Lo spirito di servizio, di cui la comunità diocesana è capace, si avverte anche in altre forme di impegno, come ad esempio nel progetto “Madri della città”, a sostegno dell’affidamento familiare. Senza contare realtà di elevato spessore come “Casa Famiglia Rosetta” o il lavoro meritorio svolto da diverse associazioni nate per iniziativa di nostri preziosi “preti sociali”.

Nel rispondere alle numerose emergenze sociali della nostra città il mondo cattolico c’è. E c’è in modo concreto, capillare, intelligente e generoso, come solo sa esserlo chi si pone alla sequela di Cristo crocifisso e abbandonato.

Naturalmente non bisogna mai accontentarsi dell’esistente e occorre aspettarsi sempre di più, essere sempre più esigenti con se stessi nel servizio all’uomo, in tanti modi reso povero, e alla città, in tanti modi violata.

Intervista a cura di Rocco Gumina – Spazio De Gasperi

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