CALTANISSETTA – Recentemente è stato rimesso in libertà avendo il tribunale del riesame accolto l’istanza di scarcerazione del suo legale (l’avv. Giacomo Butera), ma sta andando avanti l’inchiesta che ha portato il dott. Vito Milisenna, dirigente del dipartimento di medicina legale dell’Asp di Caltanissetta, agli arresti domiciliari con l’accusa di peculato. Dopo il sequestro di un ingente quantitativo di documenti da parte dei carabinieri della Tenenza di San Cataldo, il Pm Santo Di Stefano sta accertando se possano configurarsi o meno responsabilità penali in capo al professionista nisseno anche per altre perizie. Si tratta, in altri termini, di stabilire se il mancato versamento della quota del 20% all’Asp abbia riguardato solo i due casi incriminati di consulenze pagate in nero oppure se ci siano stati altri casi in cui il professionista potrebbe non aver versato il dovuto all’Asp. Per questa ragione sarebbero circa una cinquantina le perizie eseguite dal dott. Milisenna sottoposte alla lente di ingrandimento dei carabinieri. A quanto sembra, sarebbero stati anche interrogati i clienti che si erano rivolti alla sua persona per consulenze in processi penali, cause di lavoro o pratiche di infortuni. Nel frattempo, in merito all’inchiesta relativa al presunto scambio di una provetta di sangue, al dott. Vito Milisenna e alla dott.ssa Maria Tumminelli, medico al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Elia, il pm Santo Di Stefano ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari in cui entrambi i medici sono accusati in concorso di induzione indebita a dare o promettere utilità e, solo il dott. Milisenna, di falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità. In questo caso, l’inchiesta ha preso le mosse dal fatto che, secondo l’accusa, la notte del 19 aprile dello scorso anno, il dott. Milisenna avrebbe chiesto al medico di turno al Pronto soccorso del Sant’Elia di effettuare un prelievo del sangue violando i protocolli d’analisi nonostante la mancata registrazione al Triage al fine di scambiare la provetta contenente il suo sangue “pulito” con quello della figlia che qualche ora prima sarebbe risultata positiva all’alcoltest nel corso di un posto di controllo della Polstrada di Canicattì nel Viale della Regione. Secondo gli inquirenti, il comportamento posto in essere dal dirigente medico avrebbe ingannato i sanitari in servizio nel laboratorio di analisi del “Sant’Elia” che avrebbero poi attestato nel referto di laboratorio che il valore del tasso alcolemico del campione di sangue prelevato alla figlia di Milisenna sarebbe risultato pari a 0,0 grammi al litro.