E’ come chiedere al tacchino di organizzare il cenone di Capodanno: i 90 deputati sanno bene che sfiduciare il Presidente della Regione implica lo scioglimento dell’Assemblea ed il ritorno al voto. Con l’aggravante che con le prossime elezioni regionali si eleggeranno non più 90 ma 70 deputati: un bel taglio del 20%. Una delle pochissime riforme volute da Crocetta, probabilmente proprio per blindare il suo governo per tutta la legislatura.
Qualcuno ci aveva creduto; dopo i governi di Cuffaro e Lombardo, il vento, il ciclone della legalità avrebbero finalmente spazzato via da Palazzo d’Orleans affari e misfatti, travolgendo le secolari ragnatele mafiose, i legami inconfessabili, i condizionamenti interessati, e la Sicilia, finalmente liberata dalle sue catene, avrebbe potuto iniziare la marcia trionfale del suo sviluppo e del suo riscatto.
Un modello di rivoluzione che si fa Stato c’era, e c’è ancora nel mondo: a Cuba da 56 anni Fidel Castro e i suoi successori hanno cacciato il capitalismo, i governi-fantoccio al servizio degli americani, instaurato un governo che aveva nel popolo il suo riferimento e assicurato pane, lavoro, scuola e sanità a tutti gli abitanti. Diritti umani a parte.
Certo, Fidel aveva avuto al suo fianco Che Guevara come stratega, Rosario si è dovuto accontentare di Totò Cardinale da Mussomeli. Però lui aveva dalla sua la task-force e i rifornimenti della Confindustria siciliana (un po’ strano veramente, per una rivoluzione…) e quella mente raffinatissima del Senatore Lumia che teneva i rapporti con i più alti livelli istituzionali. Eppure…
Certo, alla rivoluzione di Rosario è mancato un attore fondamentale, anzi, il protagonista di ogni rivoluzione che si rispetti: il popolo! Il popolo siciliano, le masse popolari, i lavoratori e i disoccupati, tutti quelli cioè che da una rivoluzione della legalità e della trasparenza, capace di abbattere le ingiustizie e i privilegi, avrebbero avuto tanto da guadagnare.
Ma la televisione non basta a fare una rivoluzione, e nemmeno ad annunciarla. Una rivoluzione si fa con le persone, realizzando i loro diritti, aggregando i loro interessi legittimi, organizzando la loro mobilitazione per la costruzione, condivisa, delle risposte alternative all’organizzazione della società così com’è. Dialogando con i movimenti, con i corpi intermedi della società, con le professioni, le competenze. Rendendo autentica la democrazia, la partecipazione, l’informazione: (azzerare tutto l’Ufficio Stampa senza un’alternativa efficace e capillare, per esempio, non è stata una trovata geniale).
Somigliava più ad un caudillo del Sud America che a un rivoluzionario del terzo millennio, Ugo Chavez della Bolivia, al massimo. Per la terra di Federico II è un po’ poco, non ci siamo.
E infatti, (mentre si alternavano in un minuetto surreale 37 assessori in 33 mesi) sono cominciati a trillare i campanelli d’allarme: Gela e Mussomeli, le roccaforti dei capisaldi del sistema, perdute ignominiosamente contro degli “homines novi” sconosciuti ed inesperti. Poi le indagini giudiziarie ai piani alti della comitiva imprenditoriale, ancora misteriose e per questo più inquietanti. Ma quel fronte ormai è perduto: Miss Confindustria, Linda Vancheri, lascia il suo assessorato alle attività produttive con due righe di “motivi personali”. E poi la bomba dell’intercettazione fantasma, e lo svelamento del verminaio di rapporti amical-politici con i padroni della Sanità siciliana che di Rosario avevano fatto il loro esecutore condominiale, fino a chiedere di “fare fuori” Lucia Borsellino. E per questo la Sicilia, tornata irredimibile nell’opinione comune, è tornata sulle prime pagine dei media nazionali. Vergognosamente.
Dopo 24 ore di delirio e di vaneggiamento mediatico: golpe, suicidio, complotto mafioso, attentato alla democrazia, poteri forti, servizi segreti evocati davanti alle telecamere (come mai la CIA no?), l’epilogo più scontato, nella migliore tradizione dorotea (dire democristiana sarebbe troppo onore): l’appello ai 90 “onorevoli” a sfiduciarlo in Parlamento, (lasciando automaticamente quasi 20.000euro al mese (ventimila), per tornare a votare, ridando la parola al popolo sovrano.
La risposta era scontata, tant’è vero che di dimissioni non se ne parla più, e l’acqua si è richiusa velocissimamente sul sasso gettato nello stagno. Come se non fosse successo niente.
E’ cominciata la seconda fase, quella della rivoluzione di Palazzo. Nella storia si chiamavano congiure. Persino golpe, ma non esageriamo.
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A dire il vero "LA RIVOLUZIONE CROCETTIANA" - roba da operetta pulp -
non è mai cominciata.
Finiremmo come a Gela nelle braccia di 5 stelle! Certo anche loro hanno contribuito al capolavoro nisseno sul CEFPASS! Il sig. Lomaglio già sta scaricando Crocetta, vedesi comunicato del fido Cigna dei giorni scorsi, e cercando di accreditarsi con loro e ciò avvenne già ai tempi della sua nomina ad personam! Non si sai mai potrebbero essere i nuovi riferimenti! Che volete anche noi in Sicilia abbiamo le leggi ad personam e specialmente a Caltanissetta! Li i brothers five stars non hanno proferito verbo! Immeritocraticamente nominato dovrebbe essere Meritocraticamente destituito considerato che il sig. Lomaglio continua e cerca di condizionare la politica nissena!