CALTANISSETTA – Quante volte Manfredi Borsellino ha partecipato a manifestazioni antimafia? Tutti coloro che hanno organizzato momenti di ricordo di suo padre e lo hanno invitato, hanno ricevuto cortesissime lettere in cui egli spiegava di non potere o di non volere intervenire, alzando una barriera di riservatezza ferma, trasparente e disarmante. Solo chi organizzava una partita di calcio aveva certezza che l’invito sarebbe stato accettato, purché nessuno gli chiedesse di prendere la parola. Rare volte, solo per la particolare qualità istituzionale di alcune autorità intervenute, avevamo visto la presenza dei figli di Borsellino e della sua compianta moglie. Sempre poche parole o incontri in forma privata.
E allora la notizia dov’è?
Sembrerebbe che nulla di nuovo ci sia in ciò che è stato preannunciato per bocca di Lucia e Manfredi dai fratelli Borsellino.
E invece di nuovo c’è proprio il fatto che essi abbiano ritenuto necessario sottolineare questo loro usuale comportamento riservato e offrirlo con una certa energia come punto di partenza per un complessivo ripensamento sul senso dell’antimafia.
Finora il loro defilarsi si limitava ad esprimere uno stile, un modo di essere. Non era una manifestazione di insofferenza né di distanza rispetto alle commemorazioni, viste solo come un altro stile, un altro modo di essere, comunque apprezzabile e meritevole di rispetto.
Ora non più.
Ora la richiesta è precisa. Ognuno faccia le commemorazioni che vuole ma ne spieghi il senso, anzi soprattutto glielo dia e glielo dia in concreto. Perché altrimenti non solo non ci saremo ma sottolineeremo la nostra assenza.
Si è abusato di questa discreta riservatezza e della volontà di questi figli di consentire a chiunque di alzare il vessillo dell’immagine del loro padre, senza rivendicare loro di essere gli unici ad averne il diritto.
Ora il messaggio è chiaro.
Basta. L’antimafia prima si fa e poi si racconta, se possibile con toni asciutti; prima si agisce per onorare Borsellino e poi, se ci si è riusciti, lo si va a commemorare in via D’Amelio o nelle piazze.
È un’antimafia che si preoccupa del rendiconto delle proprie azioni, quella che sembrano invocare i Borsellino con questa nuova visibilità oggi prodotta dalla loro assenza.
Ed esprimono l’insofferenza verso la folla pletorica di antimafiosi di vecchio e di nuovo conio che nel proporre ciascuno i loro meriti, producono un rumore nel quale non si distinguono più le voci che varrebbe davvero la pena ascoltare.
È la denuncia di un mondo in cui tutti dicono di avere fatto il proprio dovere, mentre così non è, perché altrimenti tutto andrebbe molto meglio.
Si è detto che nulla sarà come prima, dopo le parole di Lucia e di Manfredi. Certo è che sullo sfondo di questo dibattito si stagliano due nuove categorie etiche che vanno ben oltre “i buoni” e “i cattivi”: coloro che vogliono davvero capire le cose e agire confrontandosi con esse e coloro che vogliono soprattutto altro. A questi ultimi, solo a questi ultimi, servono le etichette, i proclami e le passerelle.
Repubblica.it
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L'intervento del Dott. Tona su Repubblica ritengo possa aiutarci a riflettere. In particolar modo vorrei soffermarmi a riflettere a voce alta, anzi grazie al Fatto Nisseno quasi gridata, sulla frase conclusiva del suo intervento: "Si è detto che nulla sarà come prima, dopo le parole di Lucia e di Manfredi. Certo è che sullo sfondo di questo dibattito si stagliano due nuove categorie etiche che vanno ben oltre i "buoni" ed i "cattivi": coloro che vogliono capire le cose e agire confrontandosi con esse e coloro che vogliono sopratutto altro. A questi ultimi, solo a questi ultimi servono le etichette, i proclami e le passerelle."
Della prima categoria "coloro che vogliono capire per agire" spero che finalmente e senza ripensamenti questi possano essere numerosi; uomini e donne con la SCHIENA DRITTA che al di là di quanto avvenuto in passato, al di là di antichi e futuri interessi personali, possano incarnare profondi e veri valori antimafiosi, far prevalere il bene comune superando gli egoismi e gli interessi di bottega.
Molti di loro, oggi comprendono, che non basta essere capaci di raggiungere telefonicamente altissime cariche politiche e/o apparire in convegni con giudici e magistrati per potersi erigere a Paladini della legalità. A tutti coloro che hanno compreso spetta il compito di diffondere il loro nuovo sapere in una nuova riscoperta del loro sentimento antimafioso da proclamare porta a porta.
Vorrei soffermarmi con ulteriori riflessioni sulla seconda categoria, cioė su coloro che vogliono altro, e che a tal fine hanno bisogno di Etichette, Proclami e Passerelle. Mi chiedo:
1) Chi sono costoro?
2) Cosa vogliono di altro che non sia l'affermazione di un riservato sentimento ed attegiamento antimafioso che lo stesso ruolo, spesso pubblico, imporrebbe?
3) Come aiutare a far comprendere noi comuni cittadini che tra gli uomini pubblici, i rappresentati della economia e della stampa, gli uomini della politica, delle istituzioni, della magistratura che hanno frequentato quelle PASSERELLE , o che hanno annunciato, difeso e amplificato quei PROCLAMI ed indossato quelle ETICHETTE che vanno fatte le dovute distinzioni e che tra essi potrebbero annidarsi uomini spregiudicati pronti a barattare il RISERVATO SENTIMENTO ANTIMAFIOSO con il proprio personale interesse, che sia un avanzamento di carriera o una condizione di predominio economico.
4) Come restituiranno alla società, le richezze o i vantaggi, accumulati attraverso comportamenti spesso legittimi ma decisamente non etici
5) Come finalmente dare valore a tutti coloro che hanno rappresentato, L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA?
Nel farmi queste domande a cui vorrei che altri cittadini mi aiutassero a rispondere mi viene in mente un'altra affermazione "SI È DETTO CHE NULLA SARÀ COME PRIMA DOPO LE PAROLE DI LUCIA E MANFREDI„ . Nel ricordare che in Sicilia, in perfetto stile GATTOPARDIANO, vige il CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA ed
affinchè questo non avvenga mi piacerebbe che dalle pagine di questo giornale, ciascuno di noi, possa ricordare IL DOTT. PAOLO BORSELLINO, con un personale impegno, con una composta capacità di rilettura di quanto avvenuto negli ultimi anni nella nostra città, con un movimento di opinione che parta, come altri, dal basso e principalmente che non si limiti al ricordo ma sia fautore di nuove proposte.
Forse da lassù, i dott. Falcone e Borsellino, gioiranno della nostra vitalità ritrovata.
Per fare cio e ovviamente necessario firmarsi con il proprio nome e cognome.
Dottore Tona , come non condividerLa.......ma vorrei aggiungere anche l'assordante silenzio dei "non commenti" alla Sua pregevole, attenta, profonda e attuale riflessione!
Ma perchè nessuno commenta ? Perche questa città è sotto una cappa che da anni ormai scoraggia commenti contrari alla corrente di pensiero imposta anche a suon di "legalità".
Mi conforta la fiducia sul lavoro delle istituzioni giudiziarie, delle forze dell'Ordine, in gran parte rinnovate ai loro vertici. Certo c'è tanto da fare , c'è da liberare Enti che ancora vivono sotto questa cappa asfissiante; insomma diciamo che davvero immagino un'estate calda speriamo utile a vivere poi un freschissimo autunno.
Mentre scrivo la Sicilia è sprofondata nella vergogna a causa di una intercettazione telefonica anticipata sull'espresso che coinvolge il Presidnete Corcetta. Il Dott. Tutino , attualmente agli arresti domiciliari e medico personale del Presidente Crocetta, mentre è al telefono con il Presidnete Crocetta gli dice: "L'assessore Borsellino va eliminata, come suo padre"!!!!
Da tempo non mi vergognavo cosi, ma come vede su queste pagine ness'un commento.....niente vergogna, nulla di nulla......forse in molti in questo momento sono più preoccupati a cercare di comprendere quale sarà il loro futuro!!!! E pensare che c'è chi non perde occasione di congratularsi con le forze dell'ordine anche quando prendono una multa relativa ad infrazioni sul codice della strada e oggi che ci sarebbe da gridare la vergogna invece regna un silenzio , appunto, assordante.
Qualunque esso sia il futuro di questi uomini sarà certamente un futuro di vergogna e senza dignita alcuna.