CALTANISSETTA – I colori non hanno confini, non hanno sbarre, non possono essere fermati. L’istituto penale minorile del capoluogo nisseno è stato e sarà riempito da PiazzAcolori, la città “attiva” ha gioiosamente invaso la struttura cinta dalle mura sbarrate. Un’esperienza da raccontare, una mattinata da ripercorrere e delle emozioni da ‘incidere’ su un foglio per evitare che vadano disperse. In una calda e afosa mattinata di luglio, Enzo Indorato responsabile degli educatori dell’IPM, ci accoglie dentro la struttura per un viaggio che descrive una PiazzAcolori diversa: è una finestra su una realtà importante della nostra città, integrata e da integrare sempre più. L’apertura del cancello d’ingresso nel visitatore determina un’impalpabile sensazione d’imbarazzo, sembra che la nostra ‘normale’ libertà in quel luogo creato per limitarla, sia un peso. Ancor più pressante e fastidiosa diventa la sensazione quando entriamo nel cortile, alle spalle del campo di calcio a 5 dentro l’istituto, in cui i “ragazzi” accompagnati dall’associazione Anzichitanza stanno dipingendo le bianche mura sotto le alte sbarre ricurve. Tanto colore, tanta piacevole confusione, gioiosa laboriosità, un clima normale e poi…perché mai dovrebbe essere diverso? La nostra attenzione è richiamata da uno dei disegni: un palloncino che sfugge di mano a un uomo e si libra in cielo, ma su quel blu incombono le alte inferriate. E’ stridente, contrastante, un misto di speranza e rassegnazione.
Tutti sono presi dai colori, quasi non fanno caso alla nostra inusuale presenza. Si pongono due problemi importanti: è finito il bianco e serve una scala per tracciare le parti alte dei disegni. Immediato e proficuo è l’impegno per risolvere la nuova complicazione. Nel frattempo salutiamo tutti e ci sono tante facce note, amiche, altre sconosciute; i ragazzi sono immersi e sommersi dai pennelli.
Sorridente, con l’immancabile cappello, si avvicina Lorenzo Ciulla, presidente dell’associazione Anzichitanza” (formata inoltre da Claudia Tornatore, Roberto Gallà e Giovanni Balbo) che neanche ci concede il tempo di porgergli la canonica domanda e immediatamente parte a razzo. “Da pochi giorni abbiamo iniziato una nuova avventura creativa. Siamo sicuri che anche questa volta apprenderemo tantissimo perché la bellezza delle cose nasce, appartiene e parte dalle persone. Bisogna solo saper ascoltare e osservare bene per saper realizzare e sviluppare al meglio la propria opera. Sotto una nostra minima guida gli stessi ragazzi dell’istituto, realizzeranno ciò che sono le loro fantasie, le loro emozioni. È gratificante sapere che in questo sporco mondo c’è qualcosa che ci accomuna più di ogni cosa. La voglia di saperci mettere in gioco sempre e comunque nonostante i problemi che la vita ci riserva lungo il nostro cammino. A sostenere i ragazzi nella realizzazione dei murales, ci sono Stefania Zappalá , Tina Aldisi, Mirko Pinto e Marcella Arena”. L’idea, luminosa è prossimamente di realizzare dentro l’I.P.M. una “piccola” PiazzAcolori, con la presenza di artisti e con musica. E’ un percorso creativo che non si limita e sviluppa solo in singoli eventi quali sono e saranno quelli pensati per il centro storico ma, un movimento creativo che vuole arricchirsi e arricchire di esperienze ed emozioni grazie al rapporto che ogni giorno cerchiamo di trovare con persone di ogni ceto sociale”.
Scorgiamo in un angolo, coperto di blu, sembra quasi un puffo “fuori misura”, Sergio Zafarana. Che abbia lasciato la musica per i pennelli? In realtà, con Silvia Mauri, Alessandra Falci e Aldo Giordano, sta curando un coinvolgente percorso/progetto “Le Voci dentro” che intende presentare al pubblico esterno, alla società diffusa – spesso del tutto digiuna di preparazione specifica in ambito penale minorile – l’ambiente I.P.M.: attraverso l’ascolto di rumori che si fanno suoni, di suoni che divengono ritmo e delineano situazioni umane, di voci che lanciano un richiamo solidale di tanti soggetti che compongono uno stesso mondo. Però non ha esitato in questa occasione, insieme ai suoi compagni, ad imbracciare pennelli, colori e coraggio per partecipare a PiazzAcolori. Usciamo dal cortile, lasciamo ai ragazzi il loro spazio, e ci dirigiamo negli uffici.
Cerchiamo di mescolare, intrecciare, le voci di chi lavora dentro per dare un valore al tempo di questi ragazzi. Mentre parliamo, mi accorgo che le finestre degli uffici sono sbarrate da enormi inferriate quadrate. L’ufficio trasuda laboriosità e passione, impegno e perseveranza. Cosa si prova a operare dentro; chiedo a tutti di descriverlo con un aggettivo e poi spiegarlo.
Sergio Zafarana: “Educativo, ormai orbito qui da 4 anni, cerco di trasferire loro l’educazione alla musica. Sperando che i ragazzi quando usciranno possano apprezzare, come faccio io ogni volta che varco il cancello, i valori di libertà mettendo da parte le paranoie del nostro tempo”. Silvia Mauri, ci spiazza anche perché vanta una corposa esperienza anche al Beccaria (I.P.M.) di Milano, laureata in filologia moderna, con tesi sul teatro sociale, in carcere minorile. “Rassicurante, anche se potrebbe apparire paradossale. Carcere per minorenni è più rassicurante rispetto a quello per gli adulti. Ci si aspetta di trovare persone diverse ed invece somigliano tanto agli adolescenti di fuori. Rassicurante perché ti confronti con operatori che danno il massimo, animati oltre che da evidente professionalità da indubbia e travolgente passione”. Alessandra Falci: “Libero, perché quando entro nella struttura io mi sento libera perché i ragazzi danno questo senso di io non ti giudico, m’interessa solo che tu mi lasci, dai qualcosa. E da loro, per paradosso, prendo questo senso di libertà che emanano pur vivendo in uno stato di costrizione fisica e mentale.
Non dobbiamo però dimenticare che chi si trova qui ha commesso dei reati, che deve essere condotto per mano affinché possa vedere, trovare una strada diversa. Adesso è il turno di Enzo Indorato, un veterano, responsabile dell’ufficio educatori dell’I.P.M. nisseno del quale fanno parte Maria Mercadante, Annalisa Arcoleo e la tirocinante Claudia Serpente. “Il senso dell’attività, in genere, è di riempire di contenuti il periodo di detenzione. L’idea è quella di fare delle cose che hanno un senso proprio e danno continuità tra quello che si fa in città e quello che facciamo all’interno. PiazzAcolori, in questa logica, s’integra perfettamente con i nostri obiettivi. Devo rimarcare che tutto questo lo facciamo a costo zero perché siamo privi di fondi. Vogliamo offrire conoscenza ed opportunità di attività nuove che possano trasformarsi in futuri o lavori, interessi o opportunità. Non dimentichiamo che questi ragazzi hanno avuto la sfortuna di crescere in contesti deprivati e conoscono sovente un solo modello di vita quello basato sull’illegalità. Le nostre attività possono essere poesie, teatro e musica. Lavoriamo sulla loro autostima, hanno un concetto di se come adatti soltanto a compiere reati. L’acquisizione di nuove competenze rafforza la quota di autostima, diventano capaci di fare altro”. Visibilmente travolto dalla passione, travolge anche noi. La teoria non manca, ma è commisurata dalla pratica, dalla conoscenza dei ragazzi e dalla grande esperienza. “Si spera che quando i ragazzi torneranno a casa, nei territori di appartenenza, possano crearsi opportunità anche di semplici attività ludiche. Potrebbero apparire semplicistico ma non lo è; un ragazzo che tornato a casa s’interessa, anche amatoriale di teatro, è sottratto alla manovalanza della criminalità. Talora sarebbe auspicabile formazione lavoro, ma dobbiamo ragionare. Quando ci propongono la formazione lavoro del tipo master web, anche se pagati e finanziati dalla regione, non li accettiamo. Molti di loro hanno difficoltà a scrivere o leggere l’italiano, che senso avrebbe? E’ logico che dobbiamo offrire altro. Formazione che sia spendibile in qualsiasi territorio ed in linea con il loro sapere: ad esempio, cuoco, pasticcere, elettricista”. Enzo non usa mezzi termini: “Auspicio che le Amministrazioni capiscano la valenza sociale elevatissima del nostro lavoro per il dentro e per il fuori: il niente finanziamenti, ci mortifica. Serve poco, ma non arriva neanche quello. Questo lavoro o lo fai perché ci credi altrimenti non lo puoi fare. Questa non è una struttura chiusa, ma integrata con il territorio. Abbiamo due protocolli d’intesa, a titolo gratuito con i licei “R. Settimo” e “P. Mignosi”. I gruppi provano in situazioni diverse e poi s’incontrano e mettono in scena delle opere; neanche immagini la valenza di questa esperienza curata da Stefania Zagarella. Adolescenti completamente diversi che si mettono a confronto, si conoscono. Noi facciamo prevenzione, potrebbe sembrare strano ma è così. I giovani che stanno fuori si rendono conto di come talune leggerezze possono trasformarsi in reati che ti segnano o rovinano la vita”. Neanche il tempo di finire di prendere appunti che Maria Mercadante ci offre il suo contributo. “Volevo rilevare che PiazzAcolori è la realizzazione d’inserimento sociale nel territorio, nel nostro caso dell’I.P.M, nella città. I promotori, volontariamente e gratuitamente, hanno considerato il nostro istituto come parte integrante del territorio, da volere rivalutare, riqualificare e rendere migliore attraverso i colori. Ci aiutano nella nostra mission che è restituire alla società dei ragazzi che si spera, non tornino a commettere dei reati”. Chiude con una stoccata, niente male. “La stampa dovrebbe raccontare le attività che i ragazzi svolgono all’interno dell’istituto, questo restituisce ai ragazzi un’immagine positiva, rispetto agli articoli che li hanno visti protagonisti quando hanno commesso i reati che li hanno portati qui”.Claudia Serpente (Tirocinante), è felice della sua esperienza, ma intristita dal fatto che il suo tirocinio termina in questo mese: “Esperienza importante, prevalentemente perché voglio fare questo lavoro da tempo. Fortunatamente da subito sono entrata in sintonia con il gruppo educatori ed è stato fondamentale. Non nascondo l’ansia iniziale nell’approcciarmi con i ragazzi, superata la quale ho sempre cercato di avere idee, anche quando sono fuori dal contesto lavorativo. Penso a cosa potere portare qui, perché ho perennemente la sensazione di vedere i ragazzi che tentavano di vedere fuori tramite i miei occhi. E’ stato, importante. Il mio tirocinio purtroppo si concluderà a breve”.
La chiusura la affidiamo a Maria Grazia Carneglia, direttore dell’I.P.M.: “Determinante variare le attività, per consentire ai ragazzi di fare delle scelte. La capacità di scelta, dovranno utilizzarla anche fuori per scelte ancor più importanti. Siamo inseriti molto bene nel territorio, tante le proposte a costo zero, cerchiamo di scegliere le più adatte, magari che siano professionalizzanti. Sempre tenendo i piedi ben piantati nella realtà. Quando escono torneranno nei loro quartieri, nella loro realtà, noi questo non lo dimentichiamo mai”.
Tutti hanno sorriso nel parlare del loro lavoro, delle difficoltà che incontrano quotidianamente; nessuno mai ha sottolineato o evidenziato i lati negativi, hanno speso e ‘sparato’ energia positiva. E’ il momento di andare, salutiamo e ci dirigiamo verso il cancello, non prima di avere dato un’altra occhiata al cortile. Le linee incerte del mattino sulle pareti, sono disegni compiuti: i colori hanno compiuto la loro opera. Hanno ravvivato, hanno potenziato i sorrisi. Il cancello si chiude dietro di noi, spontanea sorge una domanda: di che colore è la libertà?