CALTANISSETTA – Un pubblico delle migliori occasioni, composto da circa 150 persone che hanno affollato la sala “Canonico Butera” dell’Istituto Testasecca, ha partecipato sabato scorso alla presentazione del nuovo libro di Luigi Spitali “Oltre il volo del gabbiano – Il viaggio vincente di un gruppo di siciliani”, edito da Edizioni Lussografica. Fra gli intervenuti, da segnalare la presenza del presidente del Tribunale dei Minori Antonino Porracciolo, e dei consiglieri comunali Rita Daniele, Linda Talluto, Salvatore Licata, Carlo Campione e Rino Bellavia.
Ad aprire l’incontro Giuseppe Talluto, presidente dell’Associazione Terre di Frontiera, ente organizzatore dell’evento, che ha portato il saluto ai presenti e ha tracciato un breve excursus sulle attività realizzate nel recente passato da Terre di Frontiera.
Gli interventi sono stati coordinati dal docente Gerardo Firrera che, intervallando la lettura di vari abstract del libro, ha introdotto prima la professoressa Fiorella Falci, curatrice della prefazione del testo, e successivamente il due volte Campione del Mondo di ciclismo Rosario Fina e l’autore del libro, il sociologo Luigi Spitali.
Fiorella Falci ha messo a fuoco gli aspetti socio-antropologici degli eventi narrati nel libro, rimarcando le contraddizioni che, nel periodo storico in cui si svolsero i fatti, costituirono il lato oscuro di una Sicilia che aveva smarrito il senso della propria autonomia, non riuscendo a valorizzare nemmeno i fatti concreti e positivi che i siciliani riuscivano a realizzare oltre i confini dell’Isola, andando “controcorrente”, lottando e vincendo contro ogni speranza.
La stessa Falci ha, inoltre, messo in luce il messaggio attuale del libro: uno stimolo per i giovani che vogliono cambiare il volto di una Sicilia che, per certi versi, rimane “irredimibile” e insensibile anche di fronte ai fatti concreti.
Rosario Fina ha raccontato le sue esperienze vissute in ambito ciclistico al tempo in cui vestiva la maglia della “Libertas nemo”. E dopo aver parlato dei sacrifici che tutto il gruppo affrontava, con particolare riferimento a suo padre Giuseppe Fina e al presidente della squadra, per affrontare le trasferte e provare a vincere oltre i confini dell’Isola, ha fatto cenno all’incidente che cambiò il volto di quella bella storia. Aggiungendo che, nonostante lui abbia continuato e abbia vinto ancora con realtà sportive non siciliane, nulla è stato più lo stesso.
Infine l’autore del libro, Luigi Spitali, ha proposto al pubblico cinque riflessioni sulla realizzazione di “Oltre il volo del gabbiano”.
La prima sul connubio tra cultura e sport, rimarcando che al tempo in cui si svolsero gli episodi narrati nel libro lo sport veniva relegato agli ultimi posti della scala dei valori sociali.
La seconda sul perché del titolo “Oltre il volo del Gabbiano”. Un volo che, pur essendo stato ispirato dallo scritto di un giornalista che descrisse una vittoria di Rosario Fina in Sardegna come “il volo di un gabbiano placido, non privo di solennità”, rappresenta la voglia di uscire dalla marginalità del volo del gabbiano, che vola soltanto per procurarsi il cibo, e voler andare oltre: verso mete sempre nuove e verso vette sempre più alte.
La terza riflessione dell’autore Luigi Spitali sul perché del sottotitolo, “Il viaggio vincente di un gruppo di siciliani”, in riferimento all’emigrazione non solo in ambito sportivo per i figli di una Sicilia in cui il viaggio spesso è stato affrontato con il biglietto di sola andata, con direzione obbligata sud-nord. Per quel gruppo, invece, il viaggio di andata e ritorno attraverso i confini dell’Isola aveva il gusto della trasferta. E alla fine di ogni avventura, tutti i componenti di quel gruppo rientravano a casa e si dedicavano alle proprie attività quotidiane.
La quarta a voler sottolineare come l’unico nome di fantasia che l’autore del romanzo si è concesso è nemo. Se Fiorella Falci in precedenza lo aveva accostato all’Ulisse dell’Odissea, che con tale stratagemma riuscì a sfuggire alle ire dei ciclopi, l’autore lo ha accostato al nemo profeta in patria (sua). Perché, in effetti, neanche quel gruppo di siciliani vincenti sfuggì alla fatidica regola che vede ignorati anche coloro che portano i più bei regali alla propria terra.
E, infine, quinta e ultima riflessione dell’autore Luigi Spitali sul perché abbia scritto questa storia realmente accaduta. Innanzitutto, per voler conservare, quasi in reliquia, e tramandare ai posteri una memoria dai connotati socio-antropologici rappresentativa della nostra terra. Ma, soprattutto, per ribadire un concetto troppo decantato e spesso irrealizzato: quello che anche i siciliani, se lo vogliono veramente, se riescono a frantumare la gabbia della sconfitta atavica che li avviluppa, possono riuscire a vincere. Non solo nello sport, ma anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.
Ven, 13/12/2024 - 17:48