Sanità “in crisi” nel nisseno, Gela: Vittorio Emanuele, via il medico di guardia di notte

GELA – Si profilano notti difficili per i  pazienti e per il personale del reparto di medicina dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela. Dopo 15 anni si torna indietro: via il medico di guardia di notte. Un altro taglio alla sanità pubblica che mette in pericolo la salute dei pazienti mentre nelle stanze dei bottoni delle amministrazioni sanitarie si risparmia per ottenere il premio alla produttività.  A partire da ieri sera niente medico di guardia notturna al reparto di medicina. Questo significa che se si presenta un caso clinico in emergenza non c’è nessun professionista competente in grado di gestirlo. Al reparto di medicina, dove confluiscono le emergenze che non possono essere ospitate in rianimazione per mancanza di posti letto sufficienti, ci sono in servizio 6 medici più un primario, due unità operative in meno rispetto alla pianta organica che ne prevede otto. I posti letto sono 24, la metà rispetto ai tempi d’oro dell’azienda ospedaliera degli anni ‘90. E adesso un altro taglio: quello della guardia notturna. Invano il primario abbia scritto lettere su lettere per invitare la dirigenza a tornare sui suoi passi. I sei medici devono ruotare per tre turni: due di loro ( Gibilras e Di Caro) per due giorni la settimana si occupano dell’ambulatorio di medicina quindi non prestano servizio in reparto per un turno e il resto del monte ore deve essere espletato dai pochi medici, se si considera che il primario non effettua turni di notte né durante i festivi. Il carico di lavoro resta sugli infermieri, esposti a responsabilità enormi se si verifica un’emergenza. E se un paziente accusa una crisi respiratoria, un ictus o altre patologie che mettono in pericolo la sua vita deve sperare che al pronto soccorso non ci sia la ressa di ogni giorno, altrimenti può solo affidarsi alla buona sorte o a Dio. “La dirigenza dell’Azienda sanitaria di Caltanissetta  – ha assicurato il direttore di presidio Luciano Fiorella – assegnera’  la reperibilità nei prossimi giorni in modo da assicurare la presenza del medico quando serve”. In questi mesi di vacatio dei medici mancanti in pianta organica, l’azienda ha risparmiato uno stipendio , ma la reperibilità non fa parte del monte ore previsto dal contratto e viene pagato come prestazione straordinaria, quindi secondo una tabella prezziaria  più esosa. Inoltre il medico chiamato in regime di reperibilità impiegherà del tempo per arrivare in ospedale e in casi gravissimi anche pochi minuti sono preziosi. Preziosi per chi? Per i familiari. Non certo per chi fa di un paziente un numero su cui risparmiare per poi caricare il quantum corrispondente sul proprio conto corrente……

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