PALERMO – “Provenzano mi disse che Dell’Utri aveva preso il posto di Lima e che nel 1994 era stato lui a far votare Forza Italia. Provenzano mi rivelo’ che la verita’ sulle stragi la sapevano solo lui, Riina e Andreotti, perche’ Lima era stato ucciso e Ciancimino, probabilmente, pure”. Lo ha affermato il collaboratore di giustizia Stefano Lo Verso deponendo in videoconferenza nel processo d’appello contro gli ex alti ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Mauro Obinu, accusati di favoreggiamento aggravato di Cosa nostra. In primo grado sono stati entrambi assolti. Il pentito – che gia’ aveva deposto in primo grado – ha inoltre confermato di avere saputo dell’esistenza di “rapporti societari tra Renato Schifani e il mafioso di Villabate Mandala'” e di rapporti con la mafia dell’ex politico di Forza Italia, Francesco Musotto, che fu processato e assolto, e dell’avvocato Salvo Priola. Stefano Lo Verso ha poi aggiunto: “Provenzano non voleva i morti, gli omicidi, e pensava che le bombe fossero un errore, ma non si poteva mettere contro tutti. Vidi Provenzano -ha proseguito Lo Verso- dopo l’intervento alla prostata a Marsiglia. Mi disse che se fosse tornato indietro non avrebbe rifatto nulla di quello che aveva fatto. D’altronde -ha notato il pentito- se avesse ritenuto la mafia una cosa buona vi avrebbe inserito i suoi figli”. Il collaboratore di giustizia avrebbe anche manifestato dubbi sulla caduta in carcere del boss corleonese. Lo Verso ha inoltre ricordato di avere “ospitato” a casa della suocera Provenzano, durante la sua latitanza: “Mi disse che era protetto da politici e da un potente dell’Arma. Non mi disse -ha aggiunto- chi fosse il carabiniere. Mi disse: ‘meglio uno sbirro amico che un amico sbirro'”. Secondo Lo Verso il boss si muoveva liberamente, ando’ due volte a Marsiglia e si recava spesso a Corleone.