Nell’ambito del processo, tuttavia, le accuse di collusione con la cosca mafiosa sulla quale ruotava l’intero dibattimento non hanno retto. Il pool difensivo era composto dagli avv. Massimiliano Bellini, Dino Milazzo, Salvatore Amato, Rosario Di Proietto, Giuseppe Dacquì, Sergio Iacona, Dino Milazzo, Walter Tesauro, Danilo Tipo, Calogero Buscarino, Giuseppe Panepinto, Michele Ambra, Ernesto Brivido, Gianluca Amico, Salvatore Baglio, Salvatore Daniele, Alberto Fiore, Boris Pastorello, Alberto Salpietro. Il collegio giudicante ha assolto dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso e peculato l’imprenditore Salvatore Allegro (difeso dagli avvocati Dino Milazzo e Massimiliano Bellini)- padre di Matteo – che invece è stato condannato a 4 anni e 1.300 euro di multa per frode informatica. Il figlio Luigi Allegro, invece, è stato condannato a 3 anni di carcere e 900 euro di multa per frode informatica.
E’ stato assolto dall’accusa di essere esponente di spicco di Cosa Nostra Salvatore Di Marca (difeso dall’avv. Dino Milazzo), prosciolto anche dalle accuse di peculato, illecita concorrenza aggravata dalla metodologia mafiosa “per non aver commesso il fatto”. Marco Angotti è stato invece condannato a 8 anni per tentata estorsione senza l’aggravante mafiosa. Lo stesso Angotti, difeso dagli avv. Dino Milazzo e Sergio Iacona, non è risultato affiliato alla cosca mafiosa venendo pertanto assolto dal reato di associazione mafiosa “per non aver commesso il fatto”, ma è stato condannato al pagamento di 3.600 euro di multa per frode informatica.
Sono stati assolti dall’accusa di illecita concorrenza Giuseppe Vinci, Salvatore Cataldi e Lirio Torregrossa perché il fatto non sussiste. Assolto anche Stefano Cristiano per non aver commesso il fatto. E’ venuta meno anche l’accusa di peculato già respinta dal Tribunale del Riesame e dalla Cassazione. Il tribunale ha assolto “perché il fatto non sussiste” Salvatore Allegro, Luigi Allegro, Marco Angotti, Salvatore Cataldi, Lirio Torregrossa, Salvatore Fonti, Salvatore Frangiamore, Anna Iapichino, Vincenzo Lanzafame, Maria Catena Giuseppa Lipani, Vito Aldo Amico, Giancarlo Barberi, Salvatore Massimo Barberi, Santo Bassolino, Franco Bingo, Giuseppe Corbo, Francesco Paolo Cravotta, Giuseppe D’Anca, Pietra Di Marco, Alessandro Domenico Farruggia, Aldo Alessandro Foglietto, Giuseppe Amedeo Foglietto, Roberto Lo Bello, Luigi Lo Monaco, Maurizio Lo Piano, Luigi Lombardo, Alfonso Martorana, Vincenzo Felice Martorana, Giuseppe Monelli, Maria Paternò, Salvatore Arcangelo Romano, Fabio Massimiliano Saja e Michelangelo Vinciguerra. Tutti costoro sono stati invece condannati a 1 anno e 400 euro di multa per frode informatica.
Assolti dall’accusa di peculato il vigile urbano Angelo Alfredo D’Anna, la moglie Maria Grazia Amico, Biagio Mangiavillano e Matteo Lombardo. Lo stesso D’Anna è stato condannato a 3 anni di reclusione e 900 euro di multa per frode informatica, mentre gli altri tre si sono visti affibbiare ognuno 2 anni e 600 euro di multa per frode informatica. Assoluzione dall’accusa di corruzione e frode informatica per il poliziotto Agostino Sergio Longo – condannato a 4 anni e 6 mesi per corruzione, frode e omessa denuncia e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni – e i finanzieri Giuseppe Milazzo, Gaetano Messina, Antonino Inglese e Pio Fallarino “per non aver commesso il fatto” e perché il fatto non sussiste”. Longo è stato assolto da un’altra accusa di rivelazione del segreto investigativo “per non aver commesso il fatto”. Assolto da ogni accusa l’ex maresciallo della Finanza Matteo Saracino (difeso dall’avvocato Giuseppe Dacquì) che rispondeva di frode, mentre l’ex maresciallo delle Fiamme Gialle Franco Nardulli è stato assolto dall’accusa di frode informatica ma condannato a 4 anni per un episodio di corruzione. A Giuseppe Monterosso sono stati inflitti 2 anni e 8 mesi per tentata corruzione. Il Tribunale ha condannato i colpevoli a risarcire in sede civile i danni patrimoniali e morali alle parti civili costituitesi. Ai Monopoli di Stato e al Comune di Caltanissetta è previsto che dovranno essere risarcite 1.710 euro ognuno per le spese processuali. Fra 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza. Il Pm Giovanni Di Leo non ha rilasciato dichiarazioni.