Il lavoro dipendente cresce grazie al boom dei contratti a tempo indeterminato reso possibile dagli sgravi contributivi sulle assunzioni stabili fatte nel 2015 e dall’entrata in vigore a marzo del Jobs Act: i dati diffusi dall’Inps sui primi tre mesi dell’anno fotografano una situazione molto più rosea di quella descritta dall’Istat solo pochi giorni fa e sottolineano come il saldo tra attivazioni e cessazioni complessive nell’anno sia positivo per 319.873 unità, grazie soprattutto alla volata dei rapporti a tempo indeterminato (+203.151). Il premier Matteo Renzi ha affermato che “la strada da percorrere è ancora lunga” ma che “la macchina è ripartita. Dopo cinque anni di crollo costante – ha scritto su Facebook – tornano a crescere gli occupati”. La Cgil, invece, parla di “regalo alle imprese” con lo sgravio contributivo per tutte le assunzioni stabili e non selettivo per la nuova occupazione, mentre la Cisl giudica positivamente i dati e chiede di confermare l’incentivo per il 2016. La Uil ribadisce che per uscire dalla crisi è necessario far ripartire gli investimenti. I nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato nei primi tre mesi sono stati 470.784, 91.277 in più rispetto allo stesso periodo del 2014 (+24,1%); ma se a questi si aggiungono anche le trasformazioni a tempo indeterminato dei contratti a termine (122.645) e le trasformazioni di rapporti di apprendistato (26.396) si arriva a oltre 619.000 attivazioni di contratti stabili. Se a questi si sottraggono le cessazioni resta una variazione netta positiva di 203.151 rapporti fissi di lavoro. L’Inps ricorda che i dati riguardano solo l’occupazione subordinata e che non sono compresi i lavoratori domestici, quelli pubblici e gli operai agricoli.
Il dato può sembrare in contraddizione quello Istat (a marzo 70.000 occupati in meno rispetto a marzo 2014) ma in realtà si tratta di informazioni molto differenti, dato che quello dell’Istituto di statistica è a campione e riguarda tutto l’universo del lavoro, compreso quello autonomo e irregolare. L’Inps, invece, diffonde i dati amministrativi, quindi le assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro subordinato (anche più rapporti in capo allo stesso lavoratore) che risultano all’Istituto. In pratica, nel caso di stabilizzazione di un lavoratore autonomo, collaboratore o con partita Iva, all’Istat non risulterà un occupato in più mentre l’Inps conteggerà un nuovo rapporto di lavoro subordinato. Proprio a marzo 2015 – rileva il Mef – le partite Iva aperte sono state 51.914, il 2% in meno rispetto allo stesso mese del 2014. Nei primi tre mesi – si legge nelle tabelle diffuse oggi – i rapporti di lavoro istaurati con la fruizione dell’esonero contributivo sono stati nel complesso 267.970. Solo a marzo, mese nel quale è entrato in vigore il decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti, il 57% delle assunzioni a tempo indeterminato ha usufruito dell’esonero contributivo. “La trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato – afferma il leader Uil, Carmelo Barbagallo – è un fatto positivo per i diretti interessati, ma questo percorso è stato costruito con una riduzione delle tutele a carico degli stessi soggetti coinvolti”. I dati “sono assolutamente positivi. Per la prima volta nella storia di questo Paese assumere a tempo indeterminato costa meno di un contratto a tempo determinato”, sottolinea il segretario generale Cisl, Annamaria Furlan. Il fatto “positivo è che questi dati segnalano che il nuovo lavoro tende ad essere più stabile che in passato, la quota di assunzioni con contratti a tempo indeterminato si sta avvicinando al 50%, mentre prima era attorno al 30%”, afferma il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sottolineando che, a livello generale, per sapere “se aumenta l’occupazione o meno, bisognerà aspettare i dati Istat a inizio giugno”. Per la Cgil, invece, “non ci troviamo di fronte ad una vera svolta – dice il segretario confederale Serena Sorrentino – ma ad un grande regalo alle imprese e a meno diritti per i lavoratori. Non occorreva cancellare diritti per far aumentare il tempo indeterminato. La Cgil – conclude – aveva chiesto da subito che gli incentivi fossero condizionati all’occupazione aggiuntiva, mentre vediamo che la maggioranza sono trasformazioni. Il governo corregga l’errore nella legge di stabilità 2015”. (Fonte ansa.it)