Salute

Associazione scrive al Vescovo Russotto: il parroco di Sutera è “poco” solidale

Redazione

Associazione scrive al Vescovo Russotto: il parroco di Sutera è “poco” solidale

Ven, 15/05/2015 - 17:05

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SUTERA – Claudio Lombardo, Coordinatore Progetto – SPRAR Sutera, ha inviato una lettera aperta a Monsignor Mario Russotto, Vescovo della diocesi di Caltanissetta. Lo scrivente sottolinea l’assenza del parroco di Sutera alle iniziative di solidarietà organizzate dall’Associazione i Girasoli che con un progetto finanziato dal Ministero dell’Interno e dal Comune di Sutera, prevede l’accoglienza di nuclei familiari e nuclei mono parentali fino ad un massimo di 30 persone di rifugiati o richiedenti asilo politico. Di seguito il contenuto integrale della missiva.

Reverendissimo Mario Russotto Vescovo della Diocesi di Caltanissetta, le scrivo da Sutera dove da oltre un anno ho il gravoso compito di coordinare un progetto di protezione ed accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, nell’ambito del sistema SPRAR.

Il progetto è stato finanziato dal Ministero dell’Interno al Comune di Sutera ed attuato dalla Associazione i Girasoli. Prevede l’accoglienza di nuclei familiari e nuclei mono parentali fino ad un massimo di 30 persone. Un anno quello appena trascorso molto intenso e per alcuni aspetti davvero complicato.

Sutera, come Lei ben saprà, è un piccolo borgo collocato nella parte più interna della nostra provincia (e quindi della Sicilia) davvero difficile da raggiungere. Un paese segnato da una emigrazione antica che lo ha privato, e lo priva, delle sue risorse migliori: i giovani, costretti a fuggire in cerca di un lavoro, di una prospettiva, di un futuro migliore. Ho temuto, nelle settimane prima di arrivo dei primi beneficiari del progetto di accoglienza, per le possibili reazioni della comunità suterese, pensando, e sbagliando, che la memoria, il vissuto di un paese “migrante” potesse essere stato cancellato da una cattiva informazione, da pregiudizi, da stereotipi che presentano i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati come invasori, portatori di sciagure e malattie, di tensioni e gravi problemi di ordine pubblico. MI sbagliavo e anche di molto, i miei timori sono risultati infondati. E se qualche piccola resistenza c’è stata era più legata a questioni di “politica interna” che a forme di razzismo o intolleranza. Ho scoperto in questo anno una straordinaria umanità, sensibilità, disponibilità in tutta la popolazione Suterese che ha accolto i beneficiari del progetto con grande rispetto, con profonda attenzione e partecipazione alle ragioni della loro fuga. Questo senza mai stare a guardare il colore della pelle, il credo religioso, le diversità culturali. Anzi proprio le diversità, specie quelle gastronomiche, sono diventate un fertilissimo terreno di confronto e scambio, di conoscenza reciproca. Le trenta persone oggi accolte a Sutera sono oramai un pezzo importante della piccola comunità suterese.

Martedì 21 aprile, all’indomani dell’ennesima strage nel Mediterraneo, la comunità suterese, con le sue autorità civili in testa, si è voluta stringere attorno ai loro ospiti rifugiati per dimostrare tutta la loro partecipazione, il loro dolore per l’ennesima ed immane tragedia consumatasi. Un abbraccio forte ed intenso, culminato con una preghiera interreligiosa che ha emozionato tutti i presenti, me compreso non credente. E in questi giorni la comunità suterese si è stretta vicino ad una coppia ospite del progetto proveniente dal Nepal (e che in Nepal è stata costretta a lasciare una figlia di 10 anni), condividendone l’ansia e la preoccupazione per la salute della bimba.

Unico assente alla veglia del 21 aprile tra le “autorità” del paese il parroco, l’unico parroco di Sutera, malgrado fosse stato personalmente invitato e la piccola iniziativa si svolgeva a pochi metri dalla chiesa di Sant’Agata. Ed alla stessa maniera non una parola, non un gesto è venuto per sostenere quei genitori nepalesi angosciati per la loro bimba.

Un’assenza avvertita da tutti, suteresi e no. Una assenza che in verità dura da tutto l’anno. Infatti il parroco non è mai stato presente nei diversi momenti promossi dalla amministrazione comunale e dalla associazione i Girasoli per favorire i processi di scambio e di conoscenza reciproca tra le due comunità e questo malgrado sia stato sempre invitato.

Non Le nascondo il mio forte imbarazzo, io non sono credente, ma ho profondo rispetto per tutti. Tra gli ospiti del progetto ci sono diversi cristiani, fortemente religiosi ed assidui frequentatori della chiesa locale. La vicinanza di quello che è ormai anche il loro parroco, una vicinanza pubblica, dichiarata sarebbe stata per loro di conforto, un sostegno in più per affrontare al meglio il lungo viaggio che hanno intrapreso e che è ancora irto di ostacoli ed incognite.

Trovo assai stridente il confronto tra le parole alte e forti che più volte si sono levate dal Papa, che esorta la società e la stessa chiesa ad operarsi ancor di più nell’accogliere queste persone e la distanza del parroco di Sutera.

Una sua parola, un suo gesto ricoprirebbero un valore assai alto, rendendo il mio lavoro e quello dei miei collaboratori se non più semplice sicuramente più pregno di valore. Darebbe un sostegno forte agli ospiti del progetto. Aggiungerebbe valore alla parola accoglienza cosi felicemente esercitata dai cittadini di Sutera.

Confido in un Suo gesto, in una sua parola nei riguardi del parroco di Sutera, esortarlo ad esternare quei sentimenti di solidarietà, fratellanza che sicuramente prova con grande giovamento per tutti. Ne approfitto per invitarLa a Sutera, a trascorrere qualche ora con noi. Lo faccio, e mi permetto di farlo a nome della comunità suterese nella sua globalità composta da chi qui c’è nato e da chi qui trova accoglienza e protezione.

Cordiali Saluti, Claudio Lombardo

Coordinatore Progetto – SPRAR Sutera

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