“L’operaio conosce 300 parole, il padrone ne conosce 1000 per questo è lui il padrone” con questa frase tratta da un libro di Antonio Gramsci si apre la relazione sul Sapere del Dott. Di Benedetto che sottolinea l’importanza del Sapere come ricchezza personale, come fonte di giustizia e di potere che ci rimanda al mito dell’albero della conoscenza da cui nasce il peccato originale, motivo per cui l’uomo sceglie di morire anziché rimanere per sempre nell’oblio del dubbio. Esempio nella civiltà greca è Ulisse, uomo versatile, protagonista dell’Odissea che spinto dalla curiosità incorre in situazioni molto pericolose e che grazie alle sue gesta è diventato l’archetipo dell’uomo coraggioso. La conoscenza è da sempre la chiave per la libertà, per la giustizia e per il raggiungimento della verità su cui si fonda il pensiero dei primi filosofi. In particolare Socrate e Platone che ponevano a capo delle loro “città ideali” la figura del filosofo perché era colui che aveva raggiunto attraverso la verità il bene e quindi era in grado di praticare la giustizia. Al contrario dei sofisti che mediante la dialettica e la retorica riuscivano a plasmare le persone persuadendole delle loro idee,teoria che si contrappone al tentativo di risposta di cui è stato oggetto l’incontro.
Il Dott. Di Benedetto racconta dei suoi viaggi in particolare quando si è recato a Tokio per visitare la biblioteca sul frontone dell’ingresso della quale è riportata la frase in greco :”La verità vi renderà liberi.” tratta dal Vangelo di Giovanni che oltre ad avere un significato religioso ha anche una chiave di lettura simbolica, spiega Di Benedetto, perché chi varca la porta della biblioteca intraprende un percorso di conoscenza aumentando il proprio bagaglio culturale e arrivando alla consapevolezza di essere liberi. Facendo riferimento alla Sicilia e all’Italia intera, Di Benedetto sottolinea il fatto che siamo condannati a sopportare un enorme peso ovvero l’eredità della cultura poiché la nostra terra racchiude l’Universo delle arti letterarie, filosofiche e drammaturgiche. La grande responsabilità è la capacità di trasmettere con amore un patrimonio così vasto. In merito al parere sulla persona colta il Direttore ha citato lo scrittore Umberto Eco che ritiene sia colto colui che non è chi conosce la data di nascita di Napoleone ma chi la sa trovare in cinque minuti.
L’intervento di chiusura è stato affidato all’Ass. Marina Castiglione che ha ricordato l’origine della sua vocazione verso le materie umanistiche e della ricerca del sapere come un colloquio intimo in noi stessi. Alla fine dell’incontro i ragazzi del R. Settimo hanno posto alcune domande ed esposto alcune riflessioni sulla società attuale dei giovani che sempre meno si avvicina alla cultura e ai mezzi con cui essa si diffonde.
Ascolta l’intervista al Dott. Claudio Di Benedetto, direttore della biblioteca degli Uffizi di Firenze
Ludovico Falzone