ROMA – Seconda parrocchia romana in due giorni, per papa Francesco. E dopo la visita ieri alla chiesa di Ognissanti, sull’Appia Nuova, dove cinquant’anni fa Paolo VI celebrò la prima messa in italiano inaugurando la riforma liturgica conciliare, oggi Bergoglio si è immerso nelle sue amate periferie, a Tor Bella Monaca, nel pieno dei disagi della marginalità urbana: situazioni che vanno dalla disoccupazione, alla droga, alla piccola o grande criminalità, ben evidenziati nel saluto al termine della messa nella chiesa di Santa Maria Madre del Redentore dal parroco don Francesco De Franco. E incontrando il consiglio pastorale, il Papa ha voluto dare un messaggio forte sui problemi della “borgata”.
“La gente di Tor Bella Monaca è buona – ha detto – ma ha soltanto un difetto, lo stesso che avevano Gesù, Maria e Giuseppe: essere poveri, la povertà”. Ma “la differenza è che Giuseppe e Gesù avevano un lavoro, mentre tanta gente non ha nemmeno da dar da mangiare ai figli, e voi lo sapete”. Francesco ha spiegato come in questa situazione di “ingiustizia” stia “il dramma” della gente “buona ma messa a dura prova dalla disoccupazione e così costretta a fare cose brutte perché la società non offre un’altra via”. “Quando la gente si sente accompagnata e ben voluta – ha detto ancora il Papa – non cade nella rete dei cattivi, dei mafiosi che sfruttano la gente povera per farle fare il lavoro sporco”. Poi “se la polizia li trova, trova la povera gente e non i mafiosi che pagano la loro sicurezza, voi lo sapete”.
Francesco ha voluto rimarcare come il “primo comandamento sia la vicinanza”. “Stare vicino alla gente – ha ribadito -. Noi non possiamo andare con il ‘tu devi, tu devi’, ma con quella vicinanza che è la carezza che Gesù ci ha insegnato”. Vicinanza, ha sottolineato ancora, “anche a quello che io so che ha fatto fuori due, tre persone? Sì, avvicinati, perché anche quello ha un cuore e c’è tanta ingiustizia”. Un’ingiustizia che, ha anche detto il Papa, non si combatte “facendo manifestazioni politiche e poi andando a mangiare una bella pizza con al birra tutti insieme, ma con la vicinanza concreta”.
“Una volta in un’altra diocesi – ha soggiunto – un parroco mi ha raccontato che voleva andare in carcere a visitare uno dei suoi che aveva rubato in un supermarket per dar da mangiare ai figli”. “Questo è brutto – ha commentato il Papa – pover’uomo, è un’ingiustizia, è un peccato grave se la società non ti aiuta a trovare lavoro e tu devi dar da mangiare ai figli. Questo per dire che tanta gente è buona ma la vita la spinge contro il muro”. Prima di arrivare alla parrocchia, Bergoglio ha fatto tappa al poco distante centro Caritas Santa Giovanna Antida, dove ha incontrato i disabili, i malati e i poveri e bisognosi assistiti dalle suore Missionarie della Carità.
Alla Madre del Redentore, poi, si è intrattenuto nel campo sportivo con i bambini e i ragazzi della catechesi, dicendo loro che “ero felice nella mia diocesi a Buenos Aires, poi me l’hanno cambiata e sono venuto in un’altra e ora sono felice di fare il vescovo qui”. E spiegando che “soltanto va all’inferno quello che dice a Dio ‘io non ho bisogno di te'”, con un accenno al “diavolo, che era un angelo che si è ribellato a Dio”: “Nessuno manda all’inferno. E’ l’uomo stesso che ci va escludendo Dio dalla propria vita”. Nella messa. infine, Francesco ha avvertito che “noi non possiamo ingannare Gesù: non possiamo fare finta di essere santi. Non possiamo fare la ‘doppia faccia’: cioè fare la parte del giusto, del cattolico, di colui che va a messa tutte le domeniche, per coprire il peccato nascosto e la mancanza di amore verso chi ha bisogno di essere amato. Questo non è essere cattolico – ha detto -: è essere ipocrita”. (Fonte ansa.it)