CALTANISSETTA – “O dimentichi cio’ che hai visto o ti pigli una pistola e ti spari”. E’ la frase che l’allora funzionario della polizia di Stato, Gioacchino Genchi, avrebbe pronunciato rivolgendosi a Giuseppe De Michele, all’epoca delle stragi poliziotto in servizio alla Stradale di Palermo, per costringerlo a modificare una relazione di servizio da lui presentata pochi giorni dall’attentato di Capaci. A sostenerlo e’ stato lo stesso De Michele, sentito oggi come indagato di reato connesso, al nuovo processo per la strage in cui fu ucciso il giudice Giovanni, in corso a Caltanissetta. De Michele nel maggio del 92 aveva detto di aver visto, la sera prima della strage due furgoni con due-tre persone che indossavano delle tute bianche, uno sull’autostrada Palermo-Trapani e l’altro sulla statale. Versione poi modificata, ha dichiarato De Michele in aula, a seguito delle minacce che gli avrebbe rivolto Genchi, con il quale il poliziotto, fino ad allora, era stato in ottimi rapporti.
“Sempre nel 92, nel mese di giugno modificai -ha detto ancora l’agente- la versione per paura di essere licenziato. Rimasi impietrito dalla frase pronunciata da Genchi, avevo paura. Quando venni chiamato dalla squadra Mobile di Palermo, fornii una versione diversa da quella originale, una falsa versione. Adesso non lo rifarei piu’, ma all’epoca ero troppo spaventato”. Nella seconda versione, quella che lo stesso teste sostiene essere falsa, i furgoni erano posizionati in maniera diversa rispetto a quanto riferito precedentemente, con una decina di persone. De Michele, nel maggio 92, contribui’ anche a fornire agli inquirenti l’identikit di una persona che stava nei pressi di uno dei due furgoni e che lo fermo’. L’uomo successivamente fu identificato. Si trattava di Mariano Asaro, poi arrestato.
Mafia: poliziotto, “minacciato per cambiare versione su Capaci”
Mer, 11/03/2015 - 23:18
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