CALTANISSETTA – Messa alla porta senza tanti complimenti, Valeria Alaimo, la Consigliera Comunale del Movimento 5 Stelle, “sfiduciata” ed espulsa da una riunione di “grillini” di discutibile rappresentatività (5 voti contrari, 5 astenuti e 10 favorevoli all’espulsione), non si sa se alla presenza dell’interessata o “in contumacia”.
Espulsione poi solennemente comunicata urbi et orbi in una conferenza stampa in cui i fratelli-deputati-Cancelleri e l’ex candidato-Sindaco Magrì (il più clamoroso flop elettorale della storia repubblicana nissena) hanno distribuito un comunicato che rilevava come Alaimo da tempo avesse dichiarato di “non riconoscersi più” nei principi del Movimento.
Con buona pace dei suoi 309 voti di “cittadini” nisseni che l’avevano eletta in Consiglio Comunale staccando di gran lunga il candidato-Sindaco e naturalmente gli 80 che, da tutta la Sicilia, avevano “cliccato” per Azzurra Cancelleri candidata alla Camera (e quindi eletta con la lista bloccata).
Senza volere (e potere) entrare nel merito della decisione, non si può non rilevare la singolarità del metodo “giacobino” (o staliniano), dei processi sommari che sembra caratterizzare il Movimento 5 Stelle nella gestione della democrazia al proprio interno: maggioranze variabili, organismi dirigenti assembleari e “liquidi”, povertà desolante di contenuti nel dibattito politico (!?) che dovrebbe dare senso ai provvedimenti disciplinari, ma solo la banale registrazione, con uno stile da riunione condominiale autogestita, del “credere” o “non credere” ai valori del Movimento, senza aprire un confronto con gli interessati che sviluppi gli argomenti, le motivazioni, le ragioni politiche delle posizioni di ciascuno, e non agiti la bacchetta disciplinare e gerarchica del “credere”.
Verbo che quando viene usato al di fuori della sensibilità religiosa risulta sempre rischiosissima arma a doppio taglio, tipica delle esperienze totalitarie e dei regimi conseguenti.
“Credere, obbedire e combattere!” si diceva durante il fascismo, tutti verbi che si addicono assai poco alla democrazia, al suo pluralismo, alla tolleranza delle differenze e alla capacità di ascolto che è indispensabile a comprendere le realtà complesse. I verbi di chi interpreta il potere come comando, e le istituzioni come spazio e armi di guerra.
Valeria Alaimo si era impegnata prima di tanti altri, deputati compresi, a costruire a Caltanissetta l’esperienza “grillina” sin dalle amministrative del 2009. E’ stata promotrice di tante mobilitazioni, di tante iniziative sui problemi della città. Ha vissuto “politicamente” la sua militanza, non come semplice battaglia di “rottamazione” della vecchia politica ma come radicale e intransigente impegno sulle cose. Con i toni aspri di uno stile puntuto che la contraddistingue, per molti sicuramente eccessivi, ma sempre con argomentazioni politiche.
Anche quando è andata a Parma, a partecipare alla convention indetta dal Sindaco Pizzarotti, in cui tanti 5stelle hanno espresso il loro disagio a condividere le dinamiche autoritarie di un movimento condotto con attitudine “padronale” dai “numi tutelari” Grillo e Casaleggio. E forse questo le è costato l’espulsione oggi. Mentre i deputati stavano comodamente accovacciati nel silenzio dei loro scranni parlamentari. Ininfluenti come sempre.
Un movimento che probabilmente ha già deluso moltissimi dei suoi elettori, che si aspettavano molto di più di un’opposizione chiassosa quanto sterile, o, come nel caso nisseno, di un tandem preferenziale con vecchi arnesi della politica come l’on. Pagano, con il quale l’on. Cancelleri (Azzurra) ha elaborato una lunga telenovela di interrogazioni inspiegabilmente di coppia, accreditandolo automaticamente come l’interlocutore privilegiato del “nuovo che avanza”! (Per fortuna non ci ha creduto nessuno)!
Che ne sarà ora della giovane Valeria, abbandonata dai suoi compagni ingrati e, forse, invidiosi, nella jungla tentacolare della politica nissena?
Dopo il non avere “creduto” né “obbedito”, forse non le resterà altro che…combattere.
E attenta al Lupo!