PALERMO – Nel 2015 l’Italia fuori dalla crisi, ma non la Sicilia. Ancora segno negativo per il Pil e continuera’ l’emorragia di occupati (-20.000 nel 2015) che fara’ impennare la disoccupazione al 24,5%. E’ quanto emerge dall’ultimo report della Fondazione Curella che corregge quello recente della Fondazione Res che prevedeva un inizio di ripresa. Afferma il presidente della Fondazione Pietro Busetta: “Spero che le previsioni ottimistiche di Res siano corrette, ma temo le nostre siano piu’ realistiche”. Le previsioni di preconsuntivo sul 2014 indicano che l’anno si dovrebbe chiudere per l’economia italiana con una flessione del prodotto interno lordo in termini reali dello 0,4%, in decelerazione rispetto ai cedimenti del biennio anteriore: -2,4% nel 2012 e -1,9% nel 2013. Per l’economia siciliana si annuncia un consuntivo piu’ pesante di quello nazionale, con il Pil in discesa dell’1,6% seguito ai ripiegamenti del biennio antecedente: -3,8% nel 2012 e -4,2% nel 2013. Secondo il Diste nel 2015 dovrebbe esserci nel Paese una crescita dello 0,5%, che segnerebbe la fine della recessione. Diversamente, la Sicilia restererebbe ancora impantanata nella crisi, con il prodotto interno lordo stimato in flessione dello 0,8%. Nell’Isola si attende una perdita di circa 20.000 occupati (-1,5% a fronte di un +0,2% a scala nazionale) e un aumento di 27.000 persone in cerca di lavoro. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 24,5%, peggiorando di 1,6 punti rispetto all’anno scorso, mentre il relativo indicatore a livello nazionale aumentera’ di 0,5 punti portandosi a quota 13,3%. Dal lato della domanda, i consumi delle famiglie residenti scenderebbero dello 0,5% (+0,6% in Italia), mentre la spesa in conto capitale tendera’ a ristagnare sui livelli inadeguati dell’anno prima (-0,2% contro un +0,7% a livello nazionale) sintesi di un modesto recupero degli investimenti in attrezzature e mezzi di trasporto (+1,1%) e di un cedimento dell’1,6% degli investimenti in costruzioni. Qualche segnale importante e’ atteso sul fronte dei settori produttivi, dove si prevede un aumento del valore aggiunto dell’industria (+0,5%), dopo il calo medio annuo che ha sfiorato il 5% nel precedente settennio, e un incremento dell’1,5% nell’agricoltura. Viceversa, il valore aggiunto del ramo dei servizi (-0,9%) soffrira’ per la debolezza dei consumi, e quello delle costruzioni scendera’ dell’1,6% penalizzato anche dai limiti imposti dal Patto di stabilita’ agli investimenti in infrastrutture, e nonostante l’accelerazione di specifici lavori pubblici prevista dal decreto legge 133 del 12 settembre 2014, detto “Sbocca Italia”.