Salute

Il colonnello Rosario Naro: testimone di civiltà

Michele Spena

Il colonnello Rosario Naro: testimone di civiltà

Mar, 17/02/2015 - 23:03

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imageCALTANISSETTA – Un padre, un uomo, un uomo dello Stato, capace di elaborare il dolore più grande che un essere umano possa soffrire, e di trovare le parole per dirlo con civiltà, dando una lezione di umanità a tutti noi che in questi giorni non abbiamo saputo trovare parole per raccontare il senso di questo dolore.
Le parole del Colonello Naro alla fiaccolata in ricordo di Aldo, il suo equilibrio e la sua fermezza, senza odio né l’ombra di un desiderio di vendetta, hanno testimoniato un senso profondo della legalità, del rispetto delle regole interiorizzato come giustizia autentica e non come formalismo scontato.
Ci hanno regalato l’esempio di una famiglia vera, capace di uscire di casa nei giorni del dolore per condividere con migliaia di giovani un desiderio di giustizia come bene comune, irrinunciabile, per chiedere alle altre famiglie di spendersi perché nessun giovane sia più capace di uccidere senza pensarci, per ricostruire un senso collettivo del vivere civile che renda ancora possibile la speranza. A partire dal risveglio delle coscienze.
Sarebbe stato facile, e comprensibile, reagire senza ragionare, scatenare i risentimenti e invocare la forza. Contro la violenza bestiale, feroce.
E invece no: parole misurate di un ragionamento molto più impegnativo, per ognuno di noi, su quali sono i requisiti irrinunciabili dell’umanità, quelli che fanno di un uomo un uomo, una persona, soggetto di dignità.
Fino ad arrivare a “comprendere l’errore”, paternità sovrumana e universale del padre di Aldo, fino ad arrivare a consigliare all’assassino di costituirsi, per rendere meno dura la sua posizione giudiziaria.
A volte i figli generano i padri. Anche a partire dal dolore. Dare un senso al dolore è l’impresa più difficile, più rischiosa, che la scomparsa di un figlio può riuscire a generare. Quando le radici sono solide, profonde, autentiche. Quando non c’è bisogno di rifugiarsi nella retorica per testimoniare la civiltà profonda dell’amore.
Ancora oggi, nella società liquida e triste in cui viviamo, c’è più bisogno di testimoni che di maestri. I genitori di Aldo lo sono stati. Con autenticità semplice, nuda, che interrogherà ancora per molto tempo il nostro cuore.

Fiorella Falci