Salute

Gran successo a Modica per l’associazione Motus di Giancarlo Randazzo e Giovanni Di Stefano sulla riabilitazione neurocognitiva.

Redazione 1

Gran successo a Modica per l’associazione Motus di Giancarlo Randazzo e Giovanni Di Stefano sulla riabilitazione neurocognitiva.

Mer, 04/02/2015 - 23:28

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Ha suscitato notevole interesse l’evento culturale scientifico che s’è tenuto a Modica dal titolo “l’esercizio terapeutico conoscitivo  dopo intervento di protesi  all’anca e ginocchio”. Ad organizzarlo sono stati i riabilitatori Giancarlo Giovanni Di Stefano e Giancarlo Randazzo (nella foto),  fondatori dell’Associazione Culturale  Motus, e organizzatori dell’evento. Questi ultimi si sono confrontati con i chirurghi ortopedici Dott.ri Antonio Zisa e Giuliano Giuca dell’ospedale Maggiore di Modica, su un argomento così interessante  da un punto di vista del recuperodi stefano e  randazzo. Nel corso dell’incontro è stato evidenziato come sia importante ai fini del recupero, considerare l’articolazione come organo di senso, e quando questa struttura va incontro a un trauma, o quando il chirurgo interviene su questa ,  viene ad essere alterata sia nel suo ruolo meccanico che informativo. Pertanto, nel recuperare una funzione (si è discusso del sistema funzionale della deambulazione), il riabilitatore deve necessariamente tenere conto del ruolo importantissimo dell’informazione. In tal senso il movimento viene visto come conoscenza, come interazione con il mondo, e non solo come contrazione muscolare. Pertanto, bisogna certamente tenere conto degli aspetti meccanici,  fisici ,quantificabili, del movimento, ma recuperare un range articolare, o l’elasticità del tendine, o una certa forza muscolare, non significa recuperare una funzione che abbia le caratteristiche di una funzione evoluta. Occorre considerare gli aspetti cognitivi, non quantificabili, del movimento che permettono la conoscenza. “L’intento di questo incontro  – ha concluso il dott. Randazzo – era di dimostrare come un approccio neurocognitivo nei confronti di quella che è la patologia ortopedica, sia un approccio valido, per il recupero di una funzione che in seguito, sia  a un trauma che all’intervento chirurgico stesso è stata alterata”.

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