Se pensiamo ad un rapporto educativo: Insegnante-Alunno, Genitore-Figlio, Capo Scout-Ragazzo, allora dobbiamo sicuramente dire che esso si fonda sulla relazione, in quanto coinvolge almeno due soggetti, l’Educatore e l’Educando, entrambi orientati ad un continuo scambio reciproco di esperienze. L’educatore agisce nei confronti dell’educando che, a sua volta, con il suo agire, incide sulla persona dell’educatore e gli dà la possibilità di rileggere, cambiare, arricchire il suo atteggiamento educativo.
Con riguardo a questa attenzione al dialogo educativo tra adulti e ragazzi, è importante sottolineare il pensiero che Baden Powell (fondatore degli scout) elaborò più di cent’anni fa, per dare vita a relazioni autenticamente educative, ovvero essere un uomo-ragazzo e proporsi come fratello maggiore; le due condizioni attraverso le quali l’adulto, secondo B.P., può essere un Capo Scout ed agire educativamente come tale.
Dentro questo stile relazionale ci sono principi e valori, non affermati a parole o imposti con l’autorità e la disciplina, ma incarnati nella concretezza e nella quotidianità con l’esempio personale. L’identità di Uomo-Ragazzo-Fratello-Maggiore crea delle relazioni improntate ad ascoltare, a favorire lo stare insieme, a non condizionare, a trarre fuori dai ragazzi quello che hanno dentro.
Le nostre relazioni educative lasciano sempre delle tracce permanenti nei nostri ragazzi – e questo ci chiama a riflettere sulla responsabilità, non piccola, che ci assumiamo nel momento in cui scegliamo di essere Educatori – ma, d’altra parte, i feed-back che i ragazzi ci inviano possono e debbono indirizzarci a crescere come Capi.
Può essere senza dubbio molto stimolante, dire che la crescita dell’Educatore parte dai ragazzi.
a cura di Angela Peritore e Massimo Sicilia – Responsabili della Zona Castelli Nisseni