Tutta l’esperienza umana, quindi anche l’esperienza educativa, si realizza all’interno di una relazione, infatti l’uomo è naturalmente portato ad essere con…, vivere per…, aprirsi a…, cioè è innata in lui la tensione a relazionarsi con un contesto che lo circonda. Questa relazione diventa intenzionale quando esiste negli individui che la vivono, la chiara tensione ad andare incontro reciprocamente l’uno all’altro, animati da una progettualità che rende motivato ogni atteggiamento di relazione.
Se pensiamo ad un rapporto educativo: Insegnante-Alunno, Genitore-Figlio, Capo Scout-Ragazzo, allora dobbiamo sicuramente dire che esso si fonda sulla relazione, in quanto coinvolge almeno due soggetti, l’Educatore e l’Educando, entrambi orientati ad un continuo scambio reciproco di esperienze. L’educatore agisce nei confronti dell’educando che, a sua volta, con il suo agire, incide sulla persona dell’educatore e gli dà la possibilità di rileggere, cambiare, arricchire il suo atteggiamento educativo.
I bambini, i ragazzi, i giovani, sono il nostro specchio, nel loro volto e nei loro comportamenti possiamo leggere chi siamo ed in quale direzione stiamo andando.
Con riguardo a questa attenzione al dialogo educativo tra adulti e ragazzi, è importante sottolineare il pensiero che Baden Powell (fondatore degli scout) elaborò più di cent’anni fa, per dare vita a relazioni autenticamente educative, ovvero essere un uomo-ragazzo e proporsi come fratello maggiore; le due condizioni attraverso le quali l’adulto, secondo B.P., può essere un Capo Scout ed agire educativamente come tale.
Dentro questo stile relazionale ci sono principi e valori, non affermati a parole o imposti con l’autorità e la disciplina, ma incarnati nella concretezza e nella quotidianità con l’esempio personale. L’identità di Uomo-Ragazzo-Fratello-Maggiore crea delle relazioni improntate ad ascoltare, a favorire lo stare insieme, a non condizionare, a trarre fuori dai ragazzi quello che hanno dentro.
Le nostre relazioni educative lasciano sempre delle tracce permanenti nei nostri ragazzi – e questo ci chiama a riflettere sulla responsabilità, non piccola, che ci assumiamo nel momento in cui scegliamo di essere Educatori – ma, d’altra parte, i feed-back che i ragazzi ci inviano possono e debbono indirizzarci a crescere come Capi.
Può essere senza dubbio molto stimolante, dire che la crescita dell’Educatore parte dai ragazzi.
a cura di Angela Peritore e Massimo Sicilia – Responsabili della Zona Castelli Nisseni