Il messaggio del Vescovo ai giornalisti nisseni, nell’omelia della Messa dedicata a loro nella cappella maggiore del Seminario, in prossimità della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, non poteva essere più chiaro. Ha scandito un mandato di evangelizzazione mediatica che attraverso l’attività giornalistica sappia raccontare l’esistenza di donne e uomini sotto il segno dell’attenzione ai segni positivi che la nostra società è capace di esprimere.
E ha cominciato per primo, ricordando alcune risposte che la Chiesa nissena costruisce ogni giorno di fronte alle povertà vecchie e nuove che la crisi economica ha reso drammatiche. La mensa dei poveri, alla Saccara, con due turni di pranzo, per i nisseni e per gli immigrati, che permette a centinaia di persone, di famiglie, di bambini e di anziani, di nutrirsi quotidianamente come da soli non sarebbero più in grado di fare. La mensa per i bambini, per le parrocchie del centro storico più marginale, S. Domenico, S. Giuseppe, Provvidenza, con la colazione che i bambini possono consumare al caldo, prima di andare a scuola, con un panino per la ricreazione, senza dovere più divorare con gli occhi la merenda dei compagni più fortunati. E il doposcuola per aiutarli a studiare, nel pomeriggio.
La città dell’indifferenza spesso non vuole sapere, e non vuole vedere quanta povertà sia cresciuta ad un passo da noi. E le istituzioni hanno da tempo rinunciato ad intervenire sul disagio sociale come priorità, considerandolo un indicatore fondamentale per la qualità della vita cittadina, e non con interventi episodici, assistenziali, paternalistici.
Raccontare la vita dalla parte di chi non ha voce per raccontarsi e mai dalla parte del servizio al potere, questo il compito dei giornalisti secondo Mons. Russotto, che lo ha chiesto con insistenza accorata ai giornalisti presenti alla celebrazione, rappresentanti di tutte le testate diocesane, della carta stampata, dei media radio-televisivi e delle testate on-line.
Coniugare la modernità dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione dell’informazione con la qualità e l’approfondimento dei contenuti: questa la sfida della comunicazione contemporanea, che può colmare i vuoti e le lacerazioni di un tessuto di relazioni sociali spesso logorato dall’indifferenza e dalla rassegnazione.
Non è stato un incontro rituale, anche se si ripete da quasi un decennio. Perché la sostanza della comunicazione è stata autentica e impegnativa per tutti.