Sicilia, regione meno puntuale nei pagamenti commerciali. Province: Enna la più virtuosa, Caltanissetta sesta

Marco Preti_Ad Cribis D&B

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PALERMO – Nei primi nove mesi del 2014 continuano le difficoltà delle imprese italiane nei pagamenti commerciali. A preoccupare maggiormente è la crescita della percentuale dei ritardi gravi, oltre il mese di ritardo, nei confronti dei fornitori. In questo scenario, si distingue in negativo la Sicilia, che si conferma la regione meno puntuale in Italia, dove solo un’impresa su cinque salda regolarmente le fatture ai propri fornitori.

Nel terzo trimestre dell’anno in corso infatti il 20,2% delle imprese della regione ha pagato entro i termini concordati, mentre il 48,9% ha regolato i conti con un ritardo fino a 30 giorni e il 30,9% oltre i 30 giorni. Una performance di pagamento significativamente peggiore rispetto a quella nazionale (nella media italiana il 37,5% delle imprese paga alla scadenza e il 16,4% con un ritardo oltre i 30 giorni) e quelle meridionali e insulari (23,8% di imprese puntuali, 28,8% con un ritardo oltre i 30 giorni). Inoltre, dall’analisi di trend, rispetto al quarto trimestre 2010 la situazione dei pagamenti commerciali in Sicilia mostra un rilevante peggioramento: i pagamenti alla scadenza si sono ridotti del -28,6%, mentre i ritardi superiori ai 30 giorni sono aumentati addirittura del +194%.

È quanto si evince dallo Studio Pagamenti aggiornato al terzo trimestre 2014, realizzato da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nelle business information, che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese siciliane.

 In regione Enna è la provincia più virtuosa con ben il 28,8% di imprese puntuali. La seguono Ragusa, con il 22,9% di imprese regolari, Catania (21,9%), Trapani (20,7%), Siracusa (20,5%), Caltanissetta (19,6%), Palermo (19,1%), Messina (19%). In ultima posizione Agrigento, dove solo il 18,8% delle imprese paga alla scadenza.

Nell’analisi per settore, l’Industria e Produzione rivela le maggiori criticità con solo il 16,3% di pagamenti puntuali e il 35,4% di ritardi oltre i 30 giorni medi, insieme all’Edilizia, che mostra il 16,5% di pagamenti alla scadenza e il 29,6% per i pagamenti oltre 30 giorni, e al Commercio al Dettaglio, che mostra il 17,5% di pagamenti regolari e il 34,8% di ritardi gravi. Il settore dei Servizi finanziari invece mostra le migliori performance, con il 54,1% di pagamenti alla scadenza e 13,4% di ritardi oltre i 30 giorni.

“Questi dati confermano lo specchio di uno scenario nuovo, già evidenziato dai dati dei trimestri precedenti e che non riguarda solo la Sicilia, ma tutto il paese” commenta Marco Preti, amministratore delegato di CRIBIS D&B. “I ritardi di pagamento e in generale la rischiosità delle aziende italiane si assestano oggi su un nuovo livello, più alto rispetto al passato. Il dato infatti più allarmante è quello emerso dai ritardi gravi, cresciuti in maniera preoccupante rispetto al 2010. E’ difficile prevedere se questo trend  resterà stabile nei prossimi mesi o se peggiorerà ancora; sicuramente è difficile ipotizzare una riduzione dei ritardi nei pagamenti e del livello medio di rischiosità commerciale del tessuto aziendale italiano”.

“Analizzando l’andamento dei fallimenti – prosegue Preti -, si nota come nell’ultimo anno i fallimenti siano aumentati del 13% e di oltre il 70% rispetto al 2009. Un’altra evidenza deriva da una nostra recente ricerca sul Credit Management in cui oltre il 70% delle aziende italiane ha dichiarato di aver subito un grave insoluto da clienti con un’anzianità di fornitura superiore ai 3 anni, dato in crescita rispetto agli anni precedenti. Tutti i segnali di un contesto divenuto, negli ultimi 5 anni, molto più rischioso. Ci sono però anche dei segnali positivi, anche se non a costo zero per le aziende. Negli ultimi anni le imprese italiane hanno messo sempre più il controllo sui pagamenti al centro della propria gestione finanziaria, come uno dei fattori decisivi per rimanere sul mercato. Le imprese hanno investito molto in nuove strategie di gestione della clientela, come un più attento monitoraggio, nuove policy commerciali e, in alcuni casi, un ampliamento della struttura di credit management. Molto diffusa anche l’adozione di procedure di recupero dei crediti più tempestive e strutturate.”

 

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