Siciliano, classe 1949, Giuseppe Pignatone è dal marzo del 2012 il procuratore capo di Roma. Nei giorni del suo insediamento, mentre l’allora sindaco Gianni Alemanno faceva i suoi “migliori auguri al nuovo Procuratore capo”, affermando che “con lui la Capitale potrà giovarsi di un magistrato di indiscussa competenza che grazie alla sua lunga esperienza nella lotta contro la criminalità organizzata rappresenta un segnale importante per la sfida che questa città è chiamata a vincere per la sicurezza dei suoi cittadini”,
Massimo Carminati manifestava tutta la sua preoccupazione per la nomina: “Ha già buttato all’aria la Calabria, butterà all’aria anche Roma”. La vita Figlio di Francesco Pignatone, deputato DC negli anni ’50, Giuseppe entra in magistratura nel 1974 e dopo una breve parentesi come pretore a Caltanissetta, nel 1977 viene trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo come sostituto, fino a essere nominato nel 2000 Procuratore aggiunto e dove resta fino al 2008. Conclusa l’esperienza palermitana, Pignatone viene nominato dal Consiglio Superiore della Magistratura Procuratore capo di Reggio Calabria. Incarico che mantiene sino al 2012 quando, con voto unanime del Csm, viene designato per dirigere la procura di Roma. Per il suo impegno contro la criminalità organizzata ed in particolare contro la ‘ndrangheta, Pignatone è stato oggetto di intimidazioni e minacce, in particolare il 5 ottobre 2010 viene trovato, a seguito di telefonata anonima, un bazooka dinanzi la sede della Procura della Repubblica di Reggio C. indirizzato proprio al procuratore capo.
Le inchieste A Palermo Pignatone collabora a lungo con Pietro Grasso, allora Procuratore capo (ed ex Procuratore nazionale antimafia), nella conduzione della Direzione Distrettuale Antimafia. Nel capoluogo siciliano porta a termine numerose indagini contro Cosa Nostra facendo condannare vari capi e gregari della criminalità organizzata siciliana. In particolare negli anni ’80 contribuisce all’incriminazione dell’ex sindaco Vito Ciancimino poi condannato per Mafia. Sua la firma anche sull’inchiesta che porta all’arresto di Totò Cuffaro, allora Presidente della Regione Siciliana, poi condannato definitivamente a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra, come suo è il coordinamento delle indagini che hanno portato all’arresto del superlatitante Bernardo Provenzano.
Tra le inchieste seguite da Pignatone, anche quella che ha portato a far luce sulla strage di Capaci e quella che ha portato in carcere il boss dei boss: Totò Riina. In Calabria Pignatone continua la sua attività contro la criminalità organizzata e, tra le più importanti operazioni portate a termine, spicca l’inchiesta coordinata da due procure (Reggio Calabria e Milano) che ha consentito di svelare il carattere unitario della ‘ndrangheta con organismi di vertice (simili alla cupola di Cosa nostra). (Fonte rainews.it)