Trenta metri lunghi sei mesi. Dissertazione semi seria sui lavori in centro storico

DSC_0036Chi ama l’avventura, il rischio e del pericolo fa il suo mestiere invece di scapicollarsi in località lontane ed impervie, per provare la propria resistenza fisica e psichica alle aversità, deve solo decidere di andare in centro storico. Basta  attraversare in un’ anonima giornata feriale il tratto di strada che è interessato ai lavori di rifacimento della “Grande Piazza.” Tra l’altro se in qualsiasi parco avventura o sport estremo c’e’ l’imbracatura come tutela dell’ incolumità di chi lo pratica, nel caso di una semplice passeggiata il rischio aumenta.  Sono i 30 metri più lunghi del mondo, forse 6 mesi. In realtà i metri sono 200, ed i lavori, croce sul cuore l’amministrazione assicura che per l’Immacolata ovvero l’8 dicembre saranno consegnati. Se così sarà di miracolo  si potrà parlare. La diocesi si interesserà al fatto e la congregazione  per le cause dei santi sarà convocata. I lavori di corso Umberto hanno suscitato e continuano a farlo, un interesse sia mediatico che della società civile. Per non parlare degli strali lanciati dai commercianti. Ormai  e’ diventato uno degli argomenti più discussi dai bar ai saloni da barba. La natura dell’attenzione al fatto non e’ dettata tanto dal valore in se della notizia, questa e’ una città che nasce vive e spesso muore sui fuochi di paglia sul clamore del momento, quanto invece  per ciò che ci riguarda da una domanda che un venerdì a tarda notte un mio amico, tanto bello quanto acuto in uno slancio di profondita’,  mi ha posto :”Ma secondo te lo stesso lavoro a New York o Tokio in quanto tempo lo avrebbero fatto?” Rubata la suggestione ho cominciato a porre a tutti la fatidica domanda.

Le risposte più fantasiose: quelle degli adetti ai lavori. Chi dice in metà del tempo previsto, chi in 4 mesi e via discorrendo. La tesi più accreditata resta quella dei 6 mesi comprese le complicazioni. Ma secondo il detto che recita cosi’:” chi non ci passa non ci crede”, ho affrontato con curiosità e sprezzo del pericolo la maratona,attraversando i piccoli ed impervi corridoi che restano percorribili per giungere sino alla fine dei lavori di corso Umberto, sembrano essere le rive dello Stige. Si ha l’impressione che debba apparire da un momento all’altro Caronte e dire:” dai su’ fai un salto sulla mia barchetta che ti accompagno fino alla fine del percorso.” Senza dire che l’unica parte pedonabile e’ progettata per poter far passare due persone, si, ma di professione manequine, vietato l’accesso ai comuni mortali, perche’ la strada e’, stretta stretta. Per non parlare del materiale delle passerelle, la lamiera, che se sono agganciate bene si rischia di cadere, se sono agganciate male di rompersi l’osso del collo. E mentre l’ignaro cittadino che si trova in questo clima da girone dantesco, una sorta di labirinto di Minosse, dove non si vede mai la fine, la luce in fondo al tunnel, appaiono due mosri gialli dalle fattezze spaventose, le escavatrici con il loro fare maestoso procedono, separate da grandi reti di ferro dai passanti, verso l’ignoto .Infatti quando scavano non si sa’ mai cosa trovano o non trovano, i balatoni che si pensava fossero sotto il manto,  si scopre che erano stati già rimossi negli anni 60.  Due tubi si rompono a mezza settimana e allora perche’ non fare una pausa, cantiere fermo, i commercianti insorgono e il tubo arriva il martedi’ successivo, ma poco importa, cosa sono due giorni rispetto all’eternità? La domanda continua a risuonare nella testa come una sorta di mantra: ma a NY in quanto tempo avrebbero finito? E mentre tutto scorre tra l’insolito caldo estivo, il rumore, la polvere, gli sguardi dei passanti, infastiditi dalla situzione, i volti attoniti di chi quotidianamente in forza del proprio ruolo di pensionato di ferro, assidui frequentatori peripatetici della piazza, soprintendono ai lavori, tutta la vita del centro scorre, più lenta e caotoca che mai, le strade sembrano assumere una forma diversa. Solo cinque operai lavorano in un cantiere in cui se ce ne fossero 10 si farebbe prima, banale pensarlo, ovvio dirlo. Il direttore dei lavori spiega che tutto si fa per step, cinque o quindici persone impiegate sarebbe la stessa cosa. Nella vita ci sono domande alle quali non si troveranno mai risposte. Scopriamo anche che il progetto per il rifacimento dei lavori è stato stilato in soli due giorni e forse qualche risposta ce la diamo da soli. Il pensiero va al volto sorridente e ironico dell’amico che fa le domande di notte e alle risposte che non si trovano di giorno. Il pensiero va a NY a Tokio dove della velocità si fa ragione di vita, e dove il tempo è denaro . Il pensiero va all ‘ufficio complicazioni affari semplici che dirige i lavori. A tutte le volte che si sente dire non è di mia competenza e viene voglia di far un falò dinnanzi a palazzo del Carmine con le bollette dei commercianti da pagare. Il pensiero va agli incassi mancati. Il pensiero va all’appalto al comma b, che riporta al capitolato del contratto dell’ onere di urbanizzazione etc..etc..fino allo sfinimento del burocratese puro.

Se Osvaldo Sodiano  ebbe l’ardire di far durare un calcio di rigore una settimana, ma perchè non far durare 6 mesi 200 metri di lavori. Se non fosse che quello accadeva in un romanzo, questa è la realtà

P.S. A TE AMICO RITROVATO LA PROSSIMA VOLTA CHE NOTTETEMPO TI SCORDI DI ESSERE SOLO BELLO E MI FAI UNA DOMANDA IMPEGNATA PENSACI DUE VOLTE.

DA ADESSO IN POI SOLO AMENITÀ!!!!!

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  • Giuro che non avevo letto né l’articolo né il commento di Crisafulli, ma sono settimane che mi interrogo sulla lentezza dei lavori di Corso Vittorio E.. Quasi quasi non oso dire che l’efficienza lascia parecchio a desiderare se si fa il confronto con la Germania (so che sarò tacciata di essere di parte), ma posso confermare (senza correre alcun rischio di essere ritenuta di parte, perché l’ho visto con i miei occhi) quanto descritto da Crisafulli: A New York le strade le riparano di notte, con grande dispiego di mezzi meccanici e operai.
    Mi ha colpito l’affermazione di un tecnico riportata nell’articolo: “Il direttore dei lavori spiega che tutto si fa per step, cinque o quindici persone impiegate sarebbe la stessa cosa.” Può essere mai che il nostro tecnico sia stato assente da scuola quando la maestra cercava di farci capire che: “se due lavoratori raccolgono 10 kg di patate in due ore, quattro raccolgono 10 kg di patate in un’ora”. Ah scusate, dimenticavo che non ci sono più le patate di una volta!

  • A ridosso del SS. Natale 2013 a Times Square i lavori per il rifacimento della piazza non conoscevano soste, 24h al giorno e turni di lavoro.
    Ho assistito a una settimana di lavori intensi e nessuno ha chiuso il traffico per mesi e mesi considerato che in una settimana hanno ultimato i lavori.
    Corso Vitt. Emanuele è di gran lunga superiore a quella piazzetta americana da 4 soldi, mica può reggere il confronto con Caltanissetta!
    A NY lavoravano in sicurezza qui a CL ho visto cose degne dello Zimbabwe in materia di sicurezza. Immaginiamo poi l'esecuzione dei lavori, roba che alla prima pioggia copiosa si porterà la strada intera.
    Che spreco di soldi pubblici.
    Che spreco di parole.
    Che spreco di energie.
    Che palle di storie...

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