Una giornata storica per la storia dell’esplorazione dello spazio. Il lander Philae è ”saldamente ancorato” al nucleo della cometa 67/P Churyumov-Gersimenko, ed è anche atterrato a soli 4 centimetri dal punto previsto: sono le ottime notizie dal centro di controllo di Philae a Colonia, trasmesse nella diretta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). ‘‘Confermiamo che il lander è sulla superficie della cometa”, ha detto il responsabile delle operazioni della missione Rosetta, Andrea Accomazzo, dal centro di controllo dell’Esa a Darmstadt. A dispetto dei problemi tecnici rilevati nelle prime ore del mattino, prima del via definitivo alla separazione del lander dalla sonda, ”l’atterraggio è stato delicato e dolce”, hanno detto da Colonia i responsabili delle operazione di Philae. ”Tutto sta avvenendo come previsto: siamo sulla cometa e ci resteremo”, hanno aggiunto. Nel frattempo la sonda Rosetta, che si trova sempre ad una distanza di sicurezza dalla cometa, sta scattando le prime foto di Philae su Agilkia, come è stato chiamato il sito di atterraggio.
Dopo lunghissimi momenti di tensione, l’atterraggio sulla cometa è stato accompagnato da un grande applauso, abbracci e strette di mano nel centro di controllo dell’Esa in Germania, l’Esoc, a Darmstadt. Dalla superficie della cometa il lander Philae ha inviato il segnale alla sonda Rosetta, che lo ha ritrasmesso a Terra. Nonostante tutti i timori, la discesa è andata bene e l’antenna è correttamente rivolta verso l’alto.
La cometa di Rosetta sembra più antica del previsto, più polverosa di quanto immaginato e potrebbe essersi formata nella stessa regione dei pianeti rocciosi come la Terra: sono le prime conclusioni che arrivano dall’analisi dei suoi grani raccolti dallo strumento italiano Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator).
Ne ha parlato con l’ANSA una delle ricercatrici del gruppo che ha progettato e sviluppato lo strumento, l’astronoma Elena Mazzotta Epifani, dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte (Oac), dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Lo strumento Giada è pronto a svelare altri segreti della cometa 67P/Churuymov-Gerasimenko una volta che avrà raccolto i grani liberati durante l’atterraggio del lander Philae. Attualmente la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) è a meno di 30 chilometri dalla cometa.
“Più vicini si è più si è sicuri della zona della superficie da cui arrivano i grani” spiega Epifani. ”Sapere in modo preciso da dove arrivano i grani analizzati – aggiunge – ci aiuta a capire se l’oggetto è omogeneo o se, come sembra dalla forma, è composto da due corpi diversi. Potrebbe anche essere costituito da due frammenti di uno stesso corpo che si è prima rotto e poi riunito. Dall’analisi dei grani inoltre si può comprendere se il contatto è stato catastrofico o gentile”.
I grani raccolti finora, sottolinea Epifani, sono più grandi di quanto immaginato (il loro diametro è un decimo di millimetro) e le concentrazioni di polvere rispetto al ghiaccio sono maggiori del previsto: ”questo ci dice dove potrebbe essersi formato l’oggetto, nella regione dove sono nati gli altri corpi rocciosi del Sistema Solare”. Finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, Giada (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) è stato sviluppato a Napoli presso il Laboratorio di Fisica Cosmica e Planetologia dell’università Parthenope e dell’Inaf-Oac, in collaborazione con l’Istituto di Astrofisica dell’Andalusia (Granada, Spagna). La responsabile dello strumento è Alessandra Rotundi dell’università Parthenope.
(Fonte ansa.it)