PALERMO La polizia di Palermo – in collaborazione con le squadre mobili di Milano, Napoli e Trapani e con gli agenti del reparto prevenzione crimine della Sicilia occidentale – sta eseguendo una serie di misure cautelari a carico, tra gli altri, di esponenti mafiosi del clan di Brancaccio accusati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di droga e possesso illegale di armi.
L’operazione, denominata Zefiro, ricostruisce la vita criminale di uno dei più importanti mandamenti palermitani, le sue attività economiche e i contatti con altre organizzazioni criminali.
Il segno del potere del nuovo capomafia di Palermo, si chiama Natale Bruno, è stato arrestato all’alba assieme ad altri 17 fra boss e gregari. Si vantava di essere stato “allevato alla scuola di Michele Graviano, il papà di Giuseppe e Filippo”. La scuola dei boss delle stragi, i boss che a Brancaccio ordinarono la morte del parroco Giuseppe Puglisi, oggi fatto beato dalla Chiesa. Ma a Brancaccio è come se comandassero ancora i Graviano, gli storici padrini di Cosa nostra, da vent’anni al carcere duro. Perché Natale Bruno è un loro fedelissimo: pretendeva il pagamento del pizzo anche dalle piccole botteghe del quartiere, e gestiva un consistente traffico di droga. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Leonardo Agueci e da i pm Francesca Mazzocco, Caterina Malagoli ed Ennio Petrigni. (Fonte ansa.it)