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Leyla Montagnino, una presidenza tra simpatia e fermezza

Donatello Polizzi

Leyla Montagnino, una presidenza tra simpatia e fermezza

Mer, 05/11/2014 - 19:26

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DSC_0265 - CopiaCALTANISSETTA – “Ero emozionata. Indossare la fascia dietro al patrono della città San Michele, insieme al primo cittadino Giovanni Ruvolo, è stato molto particolare. Era la mia prima volta in pubblico da presidente del Consiglio Comunale. Tutti i cittadini ci guardavano ed io ho notato il sorriso delle persone che negli anni precedenti non avevo ravvisato. I nisseni erano contenti di vederci, percepivo un atteggiamento disponibile verso le istituzioni; i miei concittadini sono riusciti a farmi superare l’imbarazzo”.

Leyla Montagnino, passionaria PD, tifosa juventina sfegatata, 42 anni, presidente del consiglio comunale, ci racconta questi fatidici primi cento giorni e ‘spiccioli’, alla guida del civico consesso. L’abbiamo incontrata nella nostra redazione e poi abbiamo avuto il piacere di recarci nella sede istituzionale, il suo ufficio a palazzo del Carmine, per apprezzarne l’opera dal vivo. Ogni sua parola è stata accompagnata da un sorriso illuminante.

Prima domanda, forse banale ma inevitabile: com’è fare il presidente del Consiglio Comunale? “Inutile nascondere come sia incombente il peso della responsabilità legata al ruolo; mi onora e impegna. Ho creato un nuovo ufficio che può, anzi, che deve funzionare e che, in maniera efficace, deve coordinare e programmare le attività dei consiglieri. Proprio per offrire continuità ed efficienza mi avvalgo, di due persone, più un commesso ed un capo di gabinetto. Ho provveduto innanzitutto a seguire e mettere in atto le regole già esistenti. Ho attivato la conferenza dei capigruppo e la conferenza dei presidenti delle commissioni; quest’ultima consente di controllare l’attività delle commissioni, ci incontriamo ad inizio e fine mese”.

Sorride, ogni sua frase, parola, è accompagnata da un’ampia gestualità. Vuole comunicare, trasmettere la carica “positiva” e propositiva che anima la sua azione e che marca il suo essere politica, nel senso aulico del termine. Una prima valutazione su questo Consiglio Comunale?

Buona volontà, enorme voglia di fare e di lavorare. Però ancora è presto per offrire una valutazione, per adesso, si notano, le grandi potenzialità. 21 sono neo eletti e abbiamo fatto pochi consigli comunali. Abbonda la passione, molti di loro hanno fatto una scelta di coscienza: è dimostrato dalla presenza dei molti movimenti civici. Dobbiamo e vogliamo mettere fine alla considerazione del consiglio comunale come stipendificio, siamo qui per spenderci per il bene della nostra città. Questo vale sia per la maggioranza (siamo in 18) che per l’opposizione: molti sono gli elementi davvero validi. Credo che almeno 25 consiglieri siano innamorati di Caltanissetta. Poi non manca chi nell’opposizione vive il ruolo abbarbicato al modello del “vecchio” politicante, sempre pronto alla polemica strumentale”.

La gestione della città, non è soltanto Sindaco, Giunta, Consiglio Comunale, un ruolo preponderante è rivestito dalla “burocrazia”: come condiziona l’attività dell’Amministrazione? L’espressione del viso di Leyla è tutta un programma, piccolo sbuffo, e poi dopo aver ben tarato l’autocontrollo, risponde: “Eccome se influenza! Il funzionamento della macchina burocratica è talvolta infernale. Basti un aneddoto, reperire 14 segretari verbalizzanti, 7 titolari e 7 supplenti, su 480 dipendenti, è stata un’impresa titanica. Ho dovuto scrivere in maniera ‘forte’ ai dirigenti. Dobbiamo renderci conto che siamo privilegiati, che chi lavora in una pubblica amministrazione, svolge un servizio. Io lavoro come dirigente all’Inail quindi parlo con piena consapevolezza del ruolo e delle responsabilità ad esso connesso. Determinante la riorganizzazione degli uffici e dei dirigenti, così come sta predisponendo il sindaco insieme al nuovo segretario generale Rita Lanzalaco: qui si spremono sempre le stesse persone, è tempo che tutti s’inizino a spremere”.

DSC_0092E’ il momento della politica, della sua discesa in campo, dei sorrisini di alcuni malpensanti legati al suo cognome, essendo lei figlia dell’ex senatore Antonio Montagnino. Leyla ancora una volta accompagna la risposta ad un sorriso questa volta amaro; era consapevole che questa domanda sarebbe, prima o poi, arrivata. “Sono fiera del mio cognome, sono fiera di mio padre come uomo e come politico, per i valori che ne hanno guidato l’azione politica e che ha inculcato alla famiglia. Si è sacrificato molto, con passione, per la politica. Ognuno ha la sua storia. Lui addirittura era contrario alla mia candidatura nelle scorse elezioni, quelle in cui vinse Campisi. Mi convinse Peppe Gallè a mettermi in gioco: fu un successo non facile”. Inevitabile il riferimento al giorno dell’elezione a Presidente del consiglio comunale con l’uscita dall’aula dei consiglieri dell’Udc, autori di un errore fantozziano, che consentì il successo di Leyla: “Quel giorno non ero sicura della vittoria, mio padre mi esortava a ritirare la mia candidatura, mai mi sarei ritirata. Fu Giovanni Ruvolo a propormi per quella carica, ne fui lusingata”.

Leyla è un vulcano, parla senza sosta, non disdegna parallelismi calcistici con la vita politica nissena. Ama la “vecchia signora” è spesso si è seduta negli spalti per incitarla in vari luoghi d’Italia, però sottolinea come non abbia mai visto giocare la Juventus a Torino. “Giovanni Ruvolo è paragonabile a Pavel Nedved; un centrocampista che sa difendere, attaccare e all’occorrenza segnare”.  Il tempo scorre, le righe a nostra disposizione si esauriscono: come sarà il tuo futuro, quale difficoltà vedi legate all’espletamento della carica di presidente? “Io prego direttamente Dio, ma nell’occasione in cui ero dietro a San Michele, chiesi al Santo Patrono di aiutarci a fare le cose per bene, perché questa città ha bisogno. Io dopo gli studi universitari sono tornato a Caltanissetta per il mio fidanzato, adesso marito da 12 anni, dunque sono tornata per amore, ma non ero legata a questa città. Nel corso degli anni, ho iniziato a innamorarmi di Caltanissetta: adesso la amo e difendo a spada tratta, sempre e comunque. Voglio esprimere questo mio sentimento, questa mia determinazione, il mio amore per le regole, nell’esercitare al meglio il mio ruolo istituzionale”.

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