CALTANISSETTA – Quando c’era la DC si sapeva chi governava, qual era la leadership internazionale (gli Stati Uniti in questa parte del mondo), quale blocco sociale si rappresentava (interclassismo inclusivo), quale il quadro di valori in cui iscrivere l’azione politica (il pensiero sociale cattolico), e soprattutto quale doveva essere il ruolo dei partiti nel sistema democratico: elaborazione delle risposte ai bisogni sociali e mediazione parlamentare dei diversi interessi in campo.
Era chiaro peraltro che nonostante il marchio e il “brand” (Democrazia Cristiana), il partito cristiano al potere non agiva come emissario della Chiesa cattolica e delle sue gerarchie, ma esercitava la sua funzione in maniera a-confessionale, come alle sue origini con Luigi Sturzo e alla sua rinascita nel dopoguerra costituzionale con De Gasperi.
Il patto della Costituzione con i comunisti, i socialisti e i liberali aveva costruito fondamenta solide per la vita democratica della Repubblica, e un gruppo dirigente di alto profilo, nonostante la giovane età (che non veniva sbandierata, anche se si doveva segnare la “discontinuità” con il ventennio fascista) di La Pira, Dossetti, Moro, Fanfani, insieme a De Gasperi aveva sperimentato la propria capacità di guidare il Paese nella ricostruzione e negli anni dello sviluppo.
L’orizzonte mondiale di quella storia politica è cambiato improvvisamente il 9 novembre del 1989: il Muro di Berlino, simbolo del mondo diviso della guerra fredda, crollava con il disfacimento del sistema sovietico e un nuovo mondo multipolare terremotava equilibri consolidati.
E soprattutto chi si sentiva vincitore, gli USA con il loro sistema di alleanze, avrebbe sperimentato di lì a poco, l’11 settembre, la propria incapacità di egemonia su un mondo in cui esplodevano conflitti nuovi e fuori dagli schemi economici e culturali della tradizione politica occidentale.
In questo mondo in cui niente avrebbe dovuto essere come prima, in Italia ci ritroviamo invece con un sistema politico in cui diversi partiti, di governo e di opposizione, sembrano clonazioni imperfette della Balena Bianca del tempo che fu: UDC, NCD, PD, e persino Forza Italia (iscritta al PPE), che dell’imprinting democristiano hanno riprodotto l’approccio moderato, la rappresentanza parlamentare consolidata sul territorio da reti di relazioni più o meno notabilari e/o clientelari, il piglio generalista di chi parla in nome del Paese (o della “nazione” come sembra sia tornato di moda dire).
Ma non è cambiato soltanto il contesto internazionale, e l’equilibrio dei poteri forti sempre meno disposti a mediare con la politica, perché ormai padroni dei meccanismi del consenso che alla politica danno la forza della rappresentanza.
Sono cambiati irrimediabilmente i profili culturali e morali della classe dirigente del Paese, che nemmeno vuole più presentarsi come gruppo capace di esprimere responsabilità ma preferisce spettacolarizzarsi come “leader” e consegnare il carico della direzione del Paese e dell’orientamento della società ad un “uomo solo al comando” che “buchi il video” e “venda bene il prodotto”.
Anche qui, nel sub-continente-Sicilia, qui in provincia di Magonza, i fantasmi della Democrazia Cristiana vagano senza pace nei palazzi di quello che è stato il potere, ridotti a caricature da avanspettacolo di quella storia lontana ma non ancora morta: Cuffaretto-Miccichè referente dell’unica UDC che ancora esiste in Italia (che neanche Casini se la sogna dalle sue parti) con il suo back-stage confindustriale-legalità DOC, Cardinale-l’Innominato, doroteo a 24 carati, regista-puparo della guerriglia parlamentare di Sala d’Ercole, Pagano-il Monsignor Lefebvre di San Cataldo, aggrappato ai “valori-non- negoziabili” (da quando non si occupa più, con i suoi emendamenti, dei valori più negoziabili delle aziende di Berlusconi), e persino il mondo economico delle imprese della “legalità”, che ha la sua Marcegaglia nel governo regionale con l’assessora Vancheri e il suo uomo di punta nelle istituzioni economiche con il figlio d’arte Cicero alla guida dell’Istituto Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive(!?).
Del PD è più ameno dire. Digerita la tradizione comunista con un lubrificato sistema di incarichi-parcelle-assessorati, i due gabellotidel feudo Cardinale, Lomaglio e Gallè, tuttalpiù fanno pensare a Ficarra e Picone che recitano Euripide a “Le Iene”. In attesa di riposizionamenti istituzionali più vantaggiosi.
Dimenticavo: il Sindaco-Mahatma, civico-partecipativo-evangelico, fondatore in gioventù di un circolo politico che addirittura si intitolava a Giorgio La Pira, il Sindaco Santo di Firenze. Profetico? Chissà!
In tutta questa galassia nebulosa di ex-democristiani, post-democristiani e para-democristiani della seconda Repubblica, rispetto ai quali il pittoresco e chiacchieratissimo Cirino Pomicino si staglia con la statura di uno statista europeo, colpisce il silenzio ininfluente del pensiero cattolico e della sua cultura politica.
Afasici e ininfluenti i cattolici impegnati nei partiti: a cominciare da Renzi-scout fino ai nostri esponenti indigeni, non si distinguono nel contesto del personale politico-burocratico, né per la visione radicale e rigorosa dei diritti delle persone e dei bisogni di giustizia e di autentica libertà di un cristianesimo intensamente vissuto, né per la prassi politica e lo stile di vita testimoniati come “alternativi” alla deriva consumistica-mercificatoria-esibizionista della società drogata ormai da decenni dall’ethos delle televisioni commerciali.
Non basta copiare un modello, senza conoscerlo nella sua complessità, cercando di usarne soltanto i meccanismi di potere a proprio uso e consumo, perdendo di vista il fatto che la Politica non si fa mai per sé. Ma sempre per gli altri.
Questi fantasmi nostrani di una storia che non sanno ripetere, sperano forse, come nella commedia omonima di De Filippo, che possa tornare dall’aldilà la Democrazia Cristiana, come dice il protagonista nella battuta che chiude il sipario: “Come?… Sotto altre sembianze? È probabile. E speriamo…”
Visti gli epigoni, è meglio non alimentarla questa speranza.
“Vino nuovo in otri nuovi”: questa fonte è più rassicurante. E autorevole.
Del vino trasformista i Vangeli non parlano.