Il cimitero monumentale ha una identità, un equilibrio e una bellezza sostanziale che la città schizzata fuori dal centro storico non ha mai avuto: complessi popolari accanto ai sepolcri monumentali, cooperative di loculi e sacrari delle vittime delle due guerre. Le tombe povere dei minatori della strage di Gessolungo del 1958. Le tombe dei prigionieri austriaci della Grande Guerra oltre a quelle delle vittime dei bombardamenti anglo-americani del 1943.
Una dimensione di intreccio con la storia, di significati condivisi, di esistenze che hanno avuto un senso, nella loro storia personale, familiare, dentro una storia più grande, all’ombra della rupe del castello di Pietrarossa, con la chiesa degli Angeli appena restaurata, ma ancora vuota, chiusa.
Caltanissetta non deve avere soltanto un “grande avvenire dietro le spalle” come ha scritto qualcuno, non può incontrarsi e riconoscersi soltanto tra le strade in salita e in discesa del suo cimitero.
Deve poter ritrovare il coraggio di vivere e costruire la speranza di potere tornare ad “esserci”, nella storia, senza guardare indietro, magari con nostalgia, ma a testa bassa.
Quando ri-cominciamo?
O preferiamo ritornare per i prossimi 363 giorni a vivere come i morti nella città-deserto?
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È' fin troppo semplice cogliere la provocazione, Eccelso, che temo proprio cadrà nel nulla, come
la parte, prevalente purtroppo, dei sermoni di tutti i parroci più o meno autorevoli della nostra provincia. Non solo il cimitero monumentale, ma anche altre parti pregevoli della nostra città ricordano i quadri di de chierico e le inquietanti architetture di purini per gibellina.
Vero, nessun 'terremoto' ha mai sconvolto la nostra terra, ma è proprio il letargico immobilismo la vera ed unica ragione del nostro improbabile futuro, affidato all''incantatore' di turno, che almeno ha dimostrato di mentire meglio di quanto non abbiamo saputo fare con noi stessi. La nostra gente, si sa e' intelligente, ma anche abbastanza restia a 'perdere'. Perché rischiare in fondo, fare l'indispensabile per tirare avanti ed apparire e il 'leit motiv', tutto improntato ad arrivare a finire i propri giorni da gran signori. Peccato che nel frattempo si spreca una vita, ma non ha importanza. In fondo eccelso, la festa dei morti, così la celebriamo ogni giorno. Ed i nostri figli? Loro andranno a 'vivere' da un''altra parte'. Potremmo riempire pagine e pagine su quello che dovremmo e non dovremmo fare, ma desidero concludere con il titolo di una tela di francisco goya è un unvito:'Il sonno della ragione genera mostri". Svegliamoci allora.
Nel Cimitero monumentale Angeli di Caltanissetta, in questo luogo familiare e sfuggente, ombroso e rilucente, labirintico, oltre al dolore della perdita, al lutto, può capitare di incontrare la bellezza, il mistero e la luce. Limprevedibile sublime, oltre il banale di una grigia, sconfinata periferia. Un saluto!