Salute

Azzurra Cancelleri M5S. “Eni Gela, riconversione tutt’altro che green”. Scatta l’interrogazione alla Camera

Redazione

Azzurra Cancelleri M5S. “Eni Gela, riconversione tutt’altro che green”. Scatta l’interrogazione alla Camera

Dom, 16/11/2014 - 11:00

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ROMA – “Altro che riconversione green, quello che ci prospettano per buona è in realtà l’ennesimo scempio ambientale. Dietro la lavorazione dell’olio di palma, ci sono oltre 20 milioni di malati”. A dichiararlo è la parlamentare del Movimento 5 Stelle Azzurra Cancelleri, in merito alla annunciata riconversione del petrolchimico di Gela. La deputata nissena, componente della Commissione Finanze ha in queste ore predisposto una apposita interrogazione cofirmata dall’altra deputata siciliana Claudia Mannino ad indirizzo del Ministro dell’economia e delle finanze, del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dello sviluppo economico.

“Dal 1965 – scrivono le deputate M5S – il polo petrolchimico di Gela, sovrasta la vita della cittadina siciliana, che con il suo groviglio di tubi è diventato un cancro di fuoco e cemento che inquina l’aria, l’acqua, la terra, il mare, e a Gela come a Taranto, si muore di tumore più della media nazionale; da fonti giornalistiche si apprende che lo stabilimento di Gela diventerà la Green Rafinery e della volontà dell’ENI di riconvertire gli stabilimenti di Gela per la trasformazione dell’olio di palma in biodiesel ma occorre sapere che le coltivazioni della palma da olio sono la prima causa di disboscamento delle foreste dell’Indonesia. Habitat naturali di molte specie animali che vengono distrutti da incendi finalizzati a «ripulire» centinaia di ettari da destinare a colture intensive di palme. Il fumo provocato dagli incendi, arriva ad appestare l’aria rendendola irrespirabile da Sumatra a Singapore e persino in Malesia. Alcune ricerche riportate dalla BBC hanno dimostrato che, il fumo proveniente dagli incendi delle foreste del Sumatra, ha portato ad ammalarsi almeno 20 milioni di persone. Le soluzioni alternative ci sono eccome, si potrebbe ricavare biodiesel dagli oli esausti – spiegano le parlamentari –  praticamente materia prima a costo zero e a chilometro zero, oppure si potrebbero coltivare in Sicilia tutti quei vegetali da cui si ricavano carburanti, come la canapa (biodiesel ed etanolo di canapa) o la colza. Si potrebbero sfruttare anche gli escrementi degli animali o il compost da cui ricavare metano, oltre che ad usufruire in maniera più efficiente dell’energia solare e di quella eolica così come avviene già in molti paesi del nord Europa”. Il Ministero dell’economia e delle finanze ha il controllo di fatto in Eni spa in forza della partecipazione detenuta sia direttamente sia indirettamente tramite Cassa depositi e prestiti spa (CDP spa), per un totale del 30,10. “Per tali ragioni – conclude Azzurra Cancelleri – chiedo ai Ministri interrogati, vista anche la percentuale che è in possesso dello stato, se non ritengano necessario intervenire per far sì che l’Eni trovi altre soluzioni per mantenere vivo lo stabilimento di Gela”.