“Sicilia. Milazzo, sabato 27 settembre 2014. Un incendio di vaste proporzioni si è sviluppato all’interno della Raffineria Mediterranea. Non ci sono feriti”. Questa, la sintesi di taluni organi di stampa e informazione, a seguito del grave, impressionante incidente industriale di Milazzo. Inevitabilmente ci chiediamo come sia possibile sintetizzare in tal modo un fatto, un evento come quello accaduto nella Sicilia nord-orientale, lo scorso 27 settembre 2014. E i numerosi cittadini colpiti dalle forti esalazioni tossiche dell’incendio? E l’angoscia che essi hanno dovuto, e devono subire, come definirla? E i rilevanti danni all’agricoltura, all’ambiente della Valle del Mela? Alla base dell’incendio c’è stato il crollo del tetto del serbatoio 513 della Raffineria, contenente circa un milione di litri di benzina. Ma, al di là del fatto specifico, ci troviamo di fronte ad una situazione grave, insostenibile. Da troppo tempo, ormai. I cittadini meritano rispetto, verità. Meritano di vivere in un ambiente sano. La procura di Barcellona Pozzo di Gotto apra subito un’inchiesta. E bisogna voltare pagina: riconvertire, rigenerare industria, città, territorio. Senza perdere altro tempo. E sia chiaro: chi ha procurato danni, o non ha tutelato adeguatamente il territorio, i cittadini, deve pagare.
“Il Comitato tecnico di controllo regionale ha bocciato il piano di sicurezza della raffineria e ha trovato delle criticità nell’impianto ad idrogeno. Inoltre, in caso di incidente rilevante non esiste un piano di evacuazione” sostengono i Verdi siciliani. A gettare acqua sul fuoco, invece, FederPetroli, secondo cui “non vi sono situazioni dannose per l’ambiente e l’aria circostante”. L’associazione tiene a precisare che “la raffineria di Milazzo, dopo gli interventi negli anni scorsi sull’ammodernamento delle infrastrutture, risulta una delle più all’avanguardia a livello europeo con impianti di raffinazione di alta efficienza tecnologica”. Secondo il portavoce nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, “scandaloso” è quanto ha dichiarato la FederPetroli. “L’incidente avvenuto alla raffineria di Milazzo è di una gravità inaudita. Sono stati immessi in atmosfera a seguito della combustione di idrocarburi, sostanze tossiche e altamente cancerogene per le persone”. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ha telefonato al prefetto di Messina, Stefano Trotta, per fare il punto della situazione sull’incendio, mentre il presidente della Commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Marinello, si è detto “fortemente preoccupato” perché “al di la delle rassicurazioni del caso, un incidente di tale portata ha sicuramente un impatto ambientale e le conseguenze – ha dichiarato – potremo valutarle soltanto in futuro”.
Noi di Italia Nostra riteniamo che sia venuto il momento, dopo più di cinquant’anni di abusi e scriteriate devastazioni del territorio siciliano, di immaginare, progettare e porre in essere un’alternativa al modello di sviluppo economico – sbagliato, obsoleto, esiziale – fondato sullo sfruttamento delle risorse petrolifere, per riscoprire, pienamente, l’anima verde ed eterna della nostra Isola. Un’alternativa, una Sicilia “altra” basata sullo sviluppo equo e sostenibile, sul potenziamento della biodiversità, sulla bioagricoltura, sul potenziamento dell’agroalimentare di qualità, sulla razionalizzazione, riqualificazione e potenziamento dell’offerta turistica, sulla tutela e valorizzazione dello straordinario patrimonio storico, artistico e ambientale della Sicilia. E chi ha inquinato e avvelenato paghi e bonifichi. E’ venuto il momento di dire basta! I cittadini di Milazzo, Augusta, Gela, Priolo meritano un altro destino, meritano di vivere in una terra bella e sana. Operosa. Di certo, in Sicilia, le contraddizioni tra proclamate politiche di valorizzazione dei territori e del patrimonio storico, artistico e naturale da un lato, e realtà dei fatti, degli atti politici e amministrativi dall’altro, sono davvero insopportabili. Tragica, evidente è l’inadeguatezza – culturale, politica e morale – di una classe dirigente, a governare l’attuale complessità. Insomma: serve una svolta industriale, produttiva. Una svolta culturale.
Leandro Janni – Presidente di Italia Nostra Sicilia