Anni fa era solito accompagnare Totò Cuffaro “Vasa-Vasa” ad ogni occasione. Era tutto un “Totò ca di bisugnu”, “non ti preoccupare, che io ci sarò sempre”. Del resto la storia di “famiglia” gli imponeva l’appartenenza agli eredi della fu Balena Bianca. Qualche anno più tardi, invece, quando nel regno della “buttanissima” regione siciliana si materializzò Don Raffaele Lombardo, il nostro si trasformò in un accanito autonomista. Raccontano che una volta un collaboratore dell’ex governatore sussurrò all’orecchio di Don Raffaele: “Presidente, questo sembra Elio Vito con Berlusconi”. L’aneddoto sintetizza la trasformazione del trasformista nel passaggio dall’amico Totò all’autonomista Raffaele. In terra di Sicilia, d’altronde, nessuno si stupisce. Tutti muti e a braccia consorte. Il cliché è sempre lo stesso: “Stare sempre in maggioranza”. Oggi, infatti, il campione di “trasformismo” si ritrova a presiedere uno dei più importanti istituti regionali. Con o senza titoli, ma pur sempre nel segno di Crocetta e dell’ormai nota “legalità”. Chi sarà mai?
Federico Ranaldi