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DDA Caltanissetta, in manette assistente di polizia penitenziaria: referente “cosa nostra”

Redazione

DDA Caltanissetta, in manette assistente di polizia penitenziaria: referente “cosa nostra”

Mar, 28/10/2014 - 11:41

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Salvatore Gesualdo

Salvatore Gesualdo

Stamani all’alba, prime ore di martedì 28 ottobre, a conclusione di articolate e complesse attività investigative dirette dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta e disimpegnate dalla Squadra Mobile della Questura di Enna e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Enna, è finito in manette un assistente di Polizia penitenziaria: Salvatore Gesualdo, 32 anni, nato a Renschid (Germania), in servizio alla casa circondariale di La Spezia. Un provvedimento restrittivo è stato notificato anche a Amaradio Giancarlo, nato a Enna nel 1978, in atto detenuto, già responsabile di “cosa nostra” per la famiglia di Enna, condannato con sentenza passata in giudicato per associazione per delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata.

Secondo tre collaboratori di giustizia, due di Enna ed uno di Catania, Gesualdo è stato indicato come il referente della famiglia mafiosa di Enna. Con l’accusa di estorsione, controllo di attività economiche, quali forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private, concessioni di appalti di opere e servizi pubblici e per aver procurato voti in occasione di consultazioni elettorali: sarebbe stato, secondo gli investigatori, il rappresentante della famiglia di Enna, dopo l’arresto di Giancarlo Amaradio, attualmente detenuto, condannato con sentenza passata in giudicato per associazione per delinquere di stampo mafioso e tentata estorsione aggravata, al quale è stato notificato lo stesso provvedimento restrittivo.

Secondo la direzione distrettuale antimafia “Gesualdo si è attivamente adoperato per imporre la leadership criminale di Cosa nostra sul comune di Regalbuto (Enna) in seguito ad alcuni summit tenuti con la partecipazione esponenti del clan catanese Cappello”. E sempre secondo l’accusa: “avrebbe preso parte a più riunioni per la ripartizione tra le organizzazioni mafiose di Catania, Messina ed Enna dei proventi dell’attività estorsiva relativa ai lavori per la realizzazione di un grosso centro commerciale in provincia di Enna”.