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Tragedia alle “Macalube”: due bimbi soffocati dal fango. Ovvie e sterili polemiche tra gestore e Regione, aperta un’inchiesta

Robin Hood

Tragedia alle “Macalube”: due bimbi soffocati dal fango. Ovvie e sterili polemiche tra gestore e Regione, aperta un’inchiesta

Dom, 28/09/2014 - 10:50

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ImmagineAGRIGENTO    Terminate nella serata di ieri le ricerche dei corpi dei due bambini.  Laura è stata trovata dopo le prime ricerche e, sei ore dopo, estratto dal fango anche Carmelo, il fratellino poco più grande. Travolti e soffocati dall’esplosione del vulcanello, un muro d’argilla e fango alto venti metri. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, in queste ore, ha avviato un’inchiesta.

Quello che è successo sabato, poco dopo mezzogiorno a pochi chilometri da Agrigento, è un fenomeno naturale non straordinario, legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano bolle di gas metano sottoposto a pressione. Si tratta di accumuli di pressione che superano quelle dei sedimenti più in superficie che causano improvvise esplosioni, talvolta fatali come nella tragedia di sabato.

La collina ribolle, il c.d. “vulcanello freddo” è improvvisamente esploso eruttando gas. Poi una valanga di fango come fosse una bomba emersa d’improvviso dal terreno. Quindi il panico, il terrore, le urla dei turisti. Erano le 12.30, una famiglia di Joppolo Giancaxio (Ag) si trovava in visita nella riserva naturale “Macalube” ad Aragona, area gestita da Legambiente. Doveva essere un sabato di allegria, di festa. Ma invece due fratellini, una bambina di 7 anni e un bambino di 9, hanno trovato la morte.

“Una massa di fango e di argilla – spiega Mimmo Fontana, responsabile di “Lagambiente Sicilia” e direttore della stessa riserva – provocata dal ribaltamento dell’intera collina dei vulcanelli, ha causato la tragedia”. L’esplosione ha provocato quello che viene definito in geologia ‘ribaltamento’. I vulcanelli, che si trovavano in cima alla collina. collassando  hanno creato un’area fangosa con un diametro di alcune decina di metri. Al momento dell’esplosione i genitori con i due figli si trovava proprio sulla collina, mentre altri turisti stazionavano trenta metri più a valle.

La famiglia stava festeggiando il nono compleanno di Carmelo. Era stato lo stesso bimbo a chiedere al padre di portarlo a vedere quello “strano e affascinante fenomeno naturale”. I genitori avevano così deciso di visitare la riserva con i due figli al seguito, dove, invece che la festa osservando i vulcanelli fumanti, i bimbi sono stati inghiottiti dal fango grigio della morte.

Solo un mese fa diverse fratture sul terreno indussero il gestore della riserva di Aragona ad interdire l’area per due settimane. “Ad agosto abbiamo registrato delle lesioni e abbiamo deciso di sospendere gli ingressi mettendo dei cartelli, anche se – spiega il Direttore della riserva Fontana – non possiamo impedire l’accesso perché la riserva è pubblica,  facciamo da guida a chi lo richiede, ma non possiamo impedire gli accessi, una media di diecimila visitatori all’anno”.

Il Presidente della Regione Sicilia ha disposto l’immediata chiusura della riserva, mentre alla tragedia segue ininterrotto (…non è una novità!), con immediate e aspre polemiche, il rimbalzo a ping-pong delle accuse tra il gestore della riserva e la Regione. Il dito puntato contro da una e dall’altra parte,  consueto becero e riprovevole atteggiamento che non cancella le “disattenzioni” o le eventuali “omissioni nei controlli e nella sicurezza”, delle strutture e aree di pubblica fruizione, che hanno sepolto nel fango due giovanissime vite.

Intanto la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento, in queste ore, ha aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità di chi avrebbe dovuto-potuto evitare la morte dei due fratellini di Joppolo Giancaxio il cui Sindaco poche ore fa annunciato il lutto cittadino. Annuncio,  che assieme alle indagini e le eventuali condanne dei magistrati, non restituiranno ai genitori il sorriso dei due loro bimbi.

(AGRIGENTO, articolo scritto da Silvio D’Auria )