PADOVA – La coordinatrice parla di una scuola materna “multietnica” e non vede ragioni di polemiche, ma una mamma nutre forti perplessità sul fatto che la figlia sia l’unica di genitori italiani in una realtà dove gli altri 65 compagni sono figli di immigrati. Il rapporto 65 a 1 tra alunni stranieri e quelli figli di italiani vede come scenario una materna nel quartiere Arcella, a Padova.
“E’ da otto, nove anni ormai – spiega Gabriella Balbo, coordinatrice della scuola – che siamo in questa situazione. Sì quest’anno di italiano ce n’è solo uno, ma gli altri anni erano tre, quattro al massimo e direi che non fa una così grande differenza”. Eppure la mamma ‘locale’ ha deciso di portare il caso all’attenzione anche del sindaco Massimo Bitonci. “A mio parere è una scelta educativa e didattica decisamente sbagliata – ha spiegato – non si può nemmeno più neanche parlare d’integrazione, o meglio bisognerebbe parlare di integrazione al contrario. Non si tratta di di razzismo o di intolleranza ma mi preoccupo per l’insegnamento di mia figlia”.
“Siamo una scuola multietnica – ha sostenuto invece la coordinatrice – noi qui siamo il mondo e ne andiamo fieri. I bambini non hanno nessun problema di integrazione e tutti si comportano alla stessa maniera”. Ma è evidente che anche gli insegnanti sono chiamati a un impegno al di sopra della norma tra bambini con abitudini, lingua, cultura diverse. A partire dal fatto che inevitabilmente è necessario adattare gli insegnamenti a questa situazione particolarmente multietnica.
Paure e perplessità, quelle dalla mamma, del tutto comprensibili per Bitonci. “Il modello di integrazione del Governo Renzi – ha detto il sindaco – è sbagliato. Gli alunni italiani non possono essere penalizzati nell’apprendimento, tanto della lingua italiana quanto di altre discipline, dalla presenza massiccia di alunni stranieri. Il caso limite di Padova grida vendetta. Per favorire l’apprendimento degli alunni stranieri, quanto di quelli italiani, occorre istituire delle classi ponte, che consentano ai primi di superare il gap accumulato, ai secondi di non maturare ritardi rispetto ai coetanei che frequentano altri istituti”.
Essendo una materna statale l’amministrazione non può fare molto ma l’assessore alle Politiche Educative Alessandra Brunetti si è detta disponibile a dare un aiuto per quanto possibile. “Noi possiamo supportare la scuola con servizi di mediazione e di facilitazione culturale – ha spiegato – il Comune è già presente ma siamo pronti a sostenere la scuola con un secondo mediatore nel caso ci venga fatta la richiesta. Certo non si risolve il problema ma si può aiutare concretamente l’integrazione”.