Curiosità sulle spiagge siciliane: pescato calamaro di 20 chili in riva al mare

imageCALTANISSETTA – Pesca miracolosa quella effettuata ieri a pochi metri dalla battigia del Lido Poseidon a Triscina (località balneare di Castelvetrano) da Antonino Giustiniano. Lui esperto di pesca subacquea ma anche bagnino, abituato ad essere sempre vigile ed attento a quanto accade lungo la spiaggia di sua competenza, non credeva ai suoi occhi appena ha visto questo gigantesco mollusco di oltre 20 chili nuotare in acque così basse. All’inizio Antonino ha pensato addirittura che si trattasse di un sacchetto di plastica, ma poi si è avvicinato e si è accorto con grande stupore che si trattava davvero di qualcosa di speciale: davanti ai suoi occhi nuotava un calamaro gigante di una ventina di chili, enorme. Abituato ad un certo tipo di pesca ad Antonino è bastato poco per avere ragione del mollusco. Lo ha quindi afferrato e se lo ha stretto tra le braccia non senza fatica però e lo ha portato sul bagnasciuga. Naturalmente quel grosso mollusco non è passato inosservato, e anche se questa volta il salvataggio non riguardava una bella ragazza ma ben altro, inevitabilmente lui e il calamaro gigante sono diventati i protagonisti preferiti di quanti si trovavano nella zona. (Repubblica.it)

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  • Concordo in pieno. Tra l 'altro sono della stessa città di Maiorca e leggere il suo esempio positivo, di fronte all'atrocità commessa dal bellimbusto in posa, mi fa ancor più apprezzare il mio compaesano, che di fronte a questa foro avrebbe come minimo un rigurgito !!

  • Forse il nostro subacqueo dovrebbe riflettere che uccidere come lui stesso descrive un essere speciale non è un azione di cui vantarsi. Voglio ricordare l'esperienza di un grande subacqueo come Enzo Maiorca, un uomo che veramente ama il mare e i suoi abitanti con le sue stesse parole di una sua intervista:
    " Nel Settembre 1967, ero un accanito pescatore subacqueo. Un giorno durante un’immersione ho sparato a una cernia che, colpita, si è arroccata dentro la sua tana e, con l’aiuto delle sue potenti mandibole, faceva resistenza sull’imboccatura da dentro, rendendo difficile l’estrazione anche tirando con tutte le sue forze. La cernia si dimostrò molto combattiva. La profondità era relativa perché ero a circa 14-15 metri di profondità ma lei era un pesce io ero un uomo, in un ambiente che non era il mio. E allora dopo aver lottato contro la cernia, da sconfitto, ho cercato di rendermi conto di come questa cernia fosse incastrata nella tana, e ho passato il dorso della mia mano destra facendolo scorrere lungo la sua gola, verso il suo ventre. A quel punto la cernia ha scagliato contro il palmo della mia mano il suo cuore, ed era un cuore che io ho sentito pulsare terrorizzato, impazzito dalla paura. Non mi era mai capitato di sentire un cuore di pesce terrorizzato, quella è stata la prima volta e quella volta ho capito che fino ad allora mi ero comportato da barbaro sul fondo del mare, perché avevo distribuito morte in un ambiente in cui la morte alligna abbondante però per necessità di sopravvivenza, io non dovevo sopravvivere con quella cernia perché il mio mangiare in superficie ce l’avevo, il mio cibo ce l’avevo, non mi serviva per vivere, per sopravvivere, era soltanto il gusto balordo di arrecare morte in un ambiente che io amavo e amo immensamente, il mare." . Spero il nostro subacqueo possa riflettere sulle sue azione e trasformare la sua passione in qualcosa di più rispettoso per le creature che popolano il pianeta mare.

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