CALTANISSETTA – Durante un ordinario servizio di vigilanza nel territorio agricolo compreso fra i comuni di Mussomeli e Marianopoli (CL), alle prime luci dell’alba della scorsa settimana le Guardie Giurate volontarie del WWF di Caltanissetta hanno colto nella flagranza di reato di uccellagione un noto bracconiere nisseno (A. R., classe 1970, già autore in passato di analoghe condotte illecite) che, utilizzando una coppia di reti di oltre due metri di lunghezza, aveva già catturato alcuni cardellini, specie particolarmente protetta. L’uomo si era appostato presso un torrente ed aveva sistemato la rete in modo tale da catturare i piccoli uccelli canori che si fossero avvicinati per bere. Avendolo notato, le Guardie WWF (Ennio Bonfanti, coordinatore provinciale, e Calogero Aprile, vice-coordinatore) si appostavano nelle vicinanze appurando anche che il bracconiere utilizzava un “richiamo vivo” per attirare i volatili: un cardellino rinchiuso in una minuscola gabbietta appesa ad un cespuglio, che con i suoi versi “richiamava” altri conspecifici. Inoltre, il bracconiere aveva collocato in prossimità delle reti un altro cardellino usato come “zimbello”: una zampetta risultava legata con uno spago ad un pezzo di ferro che “ancorava” il volatile al suolo, in modo da svolazzare continuamente senza però riuscire mai a liberarsi. Si tratta di una odiosa e crudele pratica molto usata nelle tese di caccia e di uccellagione, in cui i malcapitati uccelli, con i loro svolazzi, servono a indurre quelli liberi a calare negli appostamenti; quando è stato recuperato dalle Guardie WWF, il cardellino era stremato ed esausto per il continuo dibattersi delle ali, ed aveva una ferita alla zampetta causata dallo stretto legaccio.
Le Guardie Giurate WWF, quindi, contattavano la Stazione dei Carabinieri di Marianopoli; prontamente intervenivano i militari e si provvedeva a fermare il bracconiere per identificarlo. Veniva trovato in possesso dell’attrezzatura da uccellagione, dei due cardellini usati come richiamo e zimbello e, inoltre, di un borsone da viaggio dentro il quale erano nascosti – stipati al buio in una gabbietta – 4 altri cardellini appena catturati. Tutti gli animali in buone condizioni di salute venivano direttamente liberati sul posto; il cardellino legato ed usato come zimbello, invece, poiché necessitava di cure per i maltrattamenti subiti, veniva sequestrato ed affidato ai volontari del WWF. I 4 cardellini già catturati avrebbero fruttato al bracconiere, qualora immessi nel mercato clandestino dell’avifauna selvatica, alcune centinaia di euro di illecito profitto ai danni dello Stato e della natura.
L’uccellatore nisseno, quindi, è stato deferito all’Autorità giudiziaria per varie ipotesi di reato: esercizio dell’uccellagione (previsto l’arresto fino ad un anno o l’ammenda fino a 2.065 euro), detenzione di specie particolarmente protette (arresto fino a otto mesi o l’ammenda fino a 2.065 euro), uso di richiami vietati (ammenda fino a 1.549 euro), maltrattamento (arresto fino ad un anno o ammenda fino a 10.000 euro) e sevizie di animali (reclusione da tre mesi a un anno o multa fino a 15.000 euro) ed altri reati.
Precedentemente, nelle scorse settimane, il WWF aveva condotto un’altra operazione di contrasto al fenomeno del traffico illegale di fauna selvatica: unitamente al personale della Stazione dei Carabinieri di Montedoro (CL), le Guardie WWF avevano effettuato un’ispezione presso i locali adibiti ad “allevamento a scopo ornamentale ed amatoriale” di cardellini, gestito da una donna di 49 anni, B. M., titolare di apposita autorizzazione rilasciata dalla Regione Siciliana. L’esito dei controlli, invece, ha permesso di accertare l’assoluta irregolarità dell’allevamento di cardellini: sono stati sequestrati, infatti, 4 cardellini (tre vivi ed uno morto) privi di anello identificativo alla zampa e, perciò, detenuti illegalmente; gli animali non risultavano inseriti nei registri di carico e scarico dell’allevamento e non vi era alcuna documentazione che attestasse l’origine di ciascun esemplare detenuto. Pertanto, anche in questo caso è scattata la denuncia alla Procura di Caltanissetta per il reato di detenzione di specie particolarmente protetta ai sensi dell’art. 30 della legge n. 157 del 1992, che tutela la fauna selvatica in quanto “patrimonio indisponibile dello Stato”.
Sono tuttora in corso, su tutto il territorio provinciale, ulteriori accertamenti ed indagini da parte degli esperti del WWF che stanno monitorando altri siti di uccellagione. Purtroppo il controllo capillare e costante del territorio non è semplice a causa della vastità degli spazi da monitorare; le Guardie del WWF, inoltre, sono costrette ad autotassarsi per l’acquisto del carburante necessario per i servizi di vigilanza.
“Nel Nisseno come nel resto della Sicilia quella dell’uccellagione e del traffico di cardellini ed altri fringillidi sono fenomeni di palese illegalità duri a morire – denuncia Ennio Bonfanti, coordinatore del Nucleo Provinciale Vigilanza WWF -; tuttora dalle nostre parti vi sono purtroppo numerosi soggetti che, con reti e trappole, si dedicano praticamente tutto l’anno ed ogni giorno a catturare i piccoli uccelli canori. Gli uccelli sottratti alla vita selvatica sono poi venduti in maniera clandestina agli “amatori” ed allevatori, che sono disposti a pagare anche centinaia di euro per un buon esemplare di cardellino dal canto melodioso. Un traffico che si autoalimenta costantemente, per cui non è raro vedere in piena città decine di gabbiette appese ai balconi in cui sono detenuti cardellini ed altri volatili selvatici. Le Guardie del WWF – prosegue Bonfanti – si sono specializzate nella lotta a questo fenomeno di bracconaggio “autoctono”, in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri e le altre forze di polizia locali: seguendo le segnalazioni dei cittadini e le proprie indagini, gli Agenti del WWF ogni anno organizzano controlli mirati, denunciando periodicamente vari uccellatori e trafficanti”.
In questo periodo gli uccellatori si dedicano alla facile cattura dei giovani cardellini nati in primavera e che hanno abbandonato il nido da poco: si muovono in gruppetti nelle campagne e si ritrovano a decine negli incolti ricchi di vegetazione secca, per nutrirsi dei semi, oppure vicino a ruscelli o abbeveratoi, dove rifornirsi d’acqua. Bastano un richiamo ed una rete posizionati in questi luoghi (comuni e diffusi nelle nostre campagne) per catturare centinaia di vittime innocenti, impoverendo ogni giorno di più i nostri ambienti dei loro allegri e soavi canti. Per il WWF è indispensabile l’inasprimento delle sanzioni penali previste per il reato di uccellagione, che per le particolari caratteristiche di crudeltà deve essere sanzionato come delitto e non più come contravvenzione.