CALTANISSETTA – L’atto di indirizzo di Unioncamere Sicilia. Entro l’autunno gli entidovranno deliberare il nuovo assetto. Resta da sciogliere il nodo pensioniLe Camere di Commercio siciliane passeranno da 9 a 3. A deciderlo è stata la Giunta di Unioncamere Sicilia (composta dai vertici dei nove Enti camerali dell’Isola) che ieri a Palermo ha approvato all’unanimità l’atto di indirizzo che prevede la riorganizzazione delle sedi territoriali. L’atto di indirizzo verrà adesso inviato a Roma per passare al vaglio di Unioncamere nazionale.
«Con questo atto – dice il presidente di Unioncamere Sicilia, Antonello Montante – anche la Sicilia vara l’autoriforma del sistema camerale regionale che punta alla razionalizzazione e alla riduzione delle spese salvaguardando, allo stesso tempo, le specificità territoriali delle nostre imprese. Una riorganizzazione – prosegue Montante – era indispensabile per modernizzare e rendere sempre più efficienti i servizi offerti al sistema produttivo siciliano».
Secondo il cronoprogramma, entro l’autunno e a seguito di un necessario confronto con la Regione, le nove Camere di commercio siciliane dovranno deliberare il nuovo assetto. Gli accorpamenti verranno realizzati seguendo le caratteristiche geo-economiche dei territori e rispettando la richiesta di Unioncamere di procedere per aggregazioni di Camere di commercio per formare nuovi enti che abbiano un bacino di imprese superiore alle 80mila unità.
Il riordino del sistema camerale siciliano è, in ogni caso, strettamente legato al nodo del sistema pensionistico dei dipendenti delle Camere di commercio siciliane che, per disposizioni della Regione siciliana e a differenza del resto d’Italia, sono totalmente a carico dei bilanci camerali.
«Si tratta», dicono dalla Giunta di Unioncamere Sicilia, «di un’anomalia rispetto alle altre regioni della quale abbiamo già informato la Regione e che diverrà ancora più grave con l’imminente riduzione dei diritti annuali. A partire dal 2015, infatti, le Camere di commercio siciliane saranno in serio pericolo di sopravvivenza dal punto di vista economico-finanziario. È bene che il governo regionale si faccia carico del problema e trovi una soluzione senza la quale qualsiasi tipo di riorganizzazione e accorpamento sarà vanificato».