Una storia straordinaria, come un romanzo di cui possediamo alcuni capitoli, una narrazione al tempo stesso frammentaria e appassionante, una storia eterna. I due scheletri sono stati ovviamente studiati a lungo. Ora sappiamo che sono appartenuti a due giovani, un uomo e una donna, fra i 18 e i 20 anni. A sinistra il maschio, a destra la femmina, vissuti intorno a 6000 anni fa. Rappresentano qualcosa di unico al mondo, sia per l’antichità sia per la posizione in cui sono stati trovati.
Recano con sé una componente di mistero, perché sul significato del loro abbraccio mortale ed eterno non si possono che formulare ipotesi. In un primo tempo, dato che erano state trovate accanto alcune punte di silice, si era pensato che potessero essere stati uccisi. Immaginare un compagno geloso, un capo-clan irascibile, una seduzione finita molto male non è poi così strano, visto che Mantova è la città del Rigoletto, e la casa dove Verdi concepì la sua (immaginaria) vicenda è a due passi dal museo, basta attraversare la piazza. Le prime analisi, però, stabilirono che non c’erano fratture e neppure microtraumi, dunque l’omicidio era da escludere. Restava la malattia, forse il freddo: che i due ragazzi si fossero stretti per scaldarsi a vicenda in una gelida nottata neolitica? “E’ possibile” – ci dice la professoressa Silvia Bagnoli, animatrice e presidente del Comitato – “però il luogo del ritrovamento, una necropoli, rende la cosa improbabile, o eccessivamente romanzesca. Sembrerebbe molto più verosimile pensare che i due corpi siano stati composti in quella posizione da mani pietose, che forse volevano lanciare un messaggio, magari non a noi posteri curiosi, ma certamente agli spiriti dell’aldilà, chiudere in un tenero abbraccio quello che era stato un amore (coniugale, probabilmente: è verisimile che a quel tempo ci si «sposasse» assai presto), consegnarlo tale e quale, incorrotto, al lungo viaggio della morte.
Gli Amanti di Valdaro sono oggi conservati sempre nel Museo Archeologico Nazionale di Mantova, in uno spazio che dal 11 Aprile 2014 è accessibile al pubblico.
La musealizzazione del ritrovamento è stata resa possibile dall’attività del Comitato “Amanti a Mantova”, costituito dall’associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani, Comune di Mantova e Provincia di Mantova, nato il 14 febbraio 2011, al fine di raccogliere i fondi necessari per permettere alla Soprintendenza di esporre in maniera definitiva la particolare scoperta. (Fonte bioradar.net)