CALTANISSETTA – “Gli ultimi saranno i primi”, ma… solo nell’altra vita. Questo credevamo fino a qualche giorno fa, quando una ricerca, mezza italiana e mezza americana, condotta dall’Istituto universitario europeo e dall’Università californiana Berkeley, ha scoperto che il Sud è più ricco del Nord, sei province italiane su dieci, nella top ten dello stipendio sono meridionali, e Caltanissetta, in coda in ogni classifica, è la prima in assoluto.
Non è uno scherzo di cattivo gusto, ma il risultato di molte giornate di lavoro di autorevoli esperti, grazie alle quali si sarebbe materializzato il miracolo: gli stipendi di Caltanissetta sono molto più alti di quelli di Milano o Bolzano.
Come sono arrivati a questa stupefacente conclusione? In Lombardia il costo della vita è molto più caro. Anche l’aria che si respira costa di più. Così, dopo avere collocato le province meridionali, e siciliane in particolare, negli ultimi posti di ogni classifica – e ne sono state realizzate decine, di classifiche – sulla qualità della vita, la salubrità dell’aria, i servizi pubblici e privati, le attrezzature sportive e sanitarie, le opportunità di lavoro, l’emigrazione dei “cervelli” e così via – facendo sprofondare il Mezzogiorno d’Italia nel baratro della disperazione – ecco la sorpresa, le cose stanno diversamente.
Non sarà facile persuadere gli abitanti di Caltanissetta di essere dei privilegiati, ma questo è un aspetto secondario.
L’intento dei ricercatori è di sbattere in faccia ai governanti una condizione a loro sconosciuta, l’esistenza di un divario incolmabile fra Nord e Sud, a favore del Sud. Una “ingiustizia” che va colmata, sembrano indicare, senza arrossire di vergogna.
Il fatto che più della metà dei giovani siciliani non sappiano dove sbattere la testa perché non trovano lavoro e devono andarsene dalle loro “ricche” città sarebbe ininfluente. I servizi pubblici erogati dagli enti locali e dalla Regione siano mediamente quasi diciannove volte inferiori rispetto alle città settentrionali non inciderebbero sul reddito. Istruzione, sanità, trasporti pubblici malmessi per mancanza di risorse non avrebbe alcun riflesso sugli stipendi.
La ricerca italo-americana segnala lo stato dell’arte impietosamente:Modena, al secondo posto fra le provincie italiane con i redditi nominali più elevati, seguita da Biella, Mantova, Reggio Emilia, Ferrara, Novara, Ragusa, Trieste e Rovigo (Ragusa è la più nordica delle province del sud), soffre dalla compressione dei salari.
Dove sta l’inghippo? Che cosa c’è dietro?
Fatta la diagnosi, ecco la cura: legare strettamente la produttività al reddito e contrattazione territoriale. Occorre tenere conto del costo della vita negli accordi sul tetto degli stipendi, e fare pesare la produttività.
All’orizzonte si intravvedono le gabbie salariali e il rilancio della questione settentrionale, ripulita dalla beceraggine del leghismo d’antan, ma non per questo meno subdola e pericolosa.
Al danno – disoccupazione, imprese con l’acqua alla gola, servizi da terzo mondo, fuga dei giovani – la beffa.
(Salvatore Parlagreco – Siciliainformazioni.com)