L’abitato cittadino occupa, oggi, quasi completamente i versanti a mezzogiorno di tre colline degli Erei, spartiacque tra il Mar Ionio e il Canale di Sicilia, costituite da tufi calcarei poggiati generalmente su terreni più teneri, argillosi, alle quali si alternano ampie fasce della formazione gessoso-solfifera: sono le colline di Sant’Anna (m. 694), San Giuliano (m.727) e Sant’Elia (m.738). Il centro urbano, di origine pre-islamica, si estende a sud-ovest fino a due depressioni naturali, Pian del Lago (m.477) e Calderaro (m.453), solcate dai torrenti che da queste colline discendono, tra i quali il torrente Niscima e il torrente delle Grazie (oggi interrato). Ad est, le profonde vallate formate dai torrenti di Sant’Anna e dello Scopatore hanno bloccato l’espansione del centro abitato fino alla contrada Xiboli, lasciando isolato, a circa cinque chilometri, il Villaggio Santa Barbara, quartiere operaio, oggi con circa duemila residenti, sorto a partire del 1939 e destinato agli operai che lavoravano nel vicino bacino solfifero di Juncio, Gessolungo, Stretto e Trabonella. Ad ovest, invece, le dolci dorsali, tra le citate colline di San Giuliano e Sant’Elia, hanno permesso una smisurata espansione edilizia che ha ridotto a soli cinque chilometri la distanza dall’area urbana di San Cataldo. Oggi l’estensione territoriale del centro storico è di 0,735 chilometri quadrati, a fronte degli 8,134 chilometri quadrati dell’intero abitato, e ciò è stato determinato dalla inesorabile speculazione edilizia già ratificata dal Piano regolatore generale redatto dall’ing. Colombo del 1963. Piano che, quantomeno, prevedeva un ideale confine all’espansione edilizia, segnando anche un limite virtuale delle aree di riserva per la futura estensione della Città. La smisurata estensione dell’abitato è anche frutto dell’urbanistica contrattata e dell’abusivismo di difformità: una città senza qualità storicizzata dal Piano Lo Re del 2005. La conseguenza più evidente è che oggi il patrimonio abitativo risulta di gran lunga superiore al fabbisogno dei 60.034 abitanti, con notevole dispendio di risorse economico-finanziarie da parte della pubblica amministrazione, per l’impianto, la gestione e la manutenzione delle opere di urbanizzazione primaria. Pare opportuno ricordare che, per quanto in tre decenni Caltanissetta abbia perso quasi mille residenti, ad oggi resta la città più popolosa del Centro-Sicilia, dal momento che più del 90% degli abitanti dell’Isola risiede nella fascia costiera compresa tra la battigia e i primi trenta chilometri interni. Da non sottovalutare, altresì, il fatto che Caltanissetta possiede uno dei centri storici più grandi della Sicilia ed è dotata di un ricco patrimonio storico-architettonico ed urbanistico con tre millenni di storia. Purtroppo, però, da quasi settant’anni la città è preda di vaste operazioni di speculazione edilizia, di pesanti devastazioni ambientali, di sventramenti del centro storico, di abbattimenti di antichi isolati edilizi, di organizzati abbandoni dei quartieri storici, compreso il villaggio Santa Barbara, di dissennati ampliamenti del perimetro urbano, di mediocri interventi di edilizia privata. La radiografia territoriale della nostra città mostra uno smisurato centro abitato, dove sono leggibili le stratificazioni urbanistiche, un’irrazionale rete stradale, una drammatica carenza di parchi urbani, un’incoerente zonizzazione dei servizi, una rilevante assenza di spazi pubblici e un costante, grave rischio idrogeologico. Emblematici sono i dati ISTAT più recenti da cui si evince che, sommando tutte le unità abitative presenti nel centro urbano, Caltanissetta conta più di due abitazioni pro capite, e che il numero delle seconde case ci pone, in valore assoluto, tra le prime città italiane. Uno studio di qualche anno fa sottolineava la sussistenza di problematiche relative all’assetto idrogeologico dei versanti delle colline Sant’Anna, San Giuliano e Sant’Elia, che determinano periodici scivolamenti nei rioni storici ad essi adiacenti (Saccara, Xiboli, Piedigrotta) e il rilevante rischio di allagamento dei nuovi quartieri insistenti nel bacino imbrifero a sud della città (San Luca, Calderaro). Inoltre, uno studio di più di vent’anni addietro evidenziava, oltre all’inesistenza di zone pedonali, di piste ciclabili e di eco-arterie commerciali, uno sviluppo della rete stradale della città pari a circa 580 chilometri, dei quali solo il 30% dotato di marciapiedi di larghezza superiore al metro e venti. Nello stesso studio si leggeva che fino al 1993 erano stati immatricolati quasi trentamila veicoli. In termini statistici questi numeri, che ovviamente vanno dimezzati per ottenere il dato reale degli automezzi effettivamente in transito, disegnano una realtà in cui ogni veicolo ha a disposizione solo 38,66 metri di strada. Infine bisogna analizzare gli interventi di edilizia convenzionata, caratterizzati da localizzazioni ai margini della zona urbanizzata e spesso in terreni non idonei all’edificazione, per cui i costi delle unità abitative sono lievitati fino quasi a raggiungere quelli di un alloggio di edilizia privata. Ma anche i nuovi insediamenti di edilizia economica e popolare non hanno soddisfatto il fabbisogno residenziale, evidenziando pessime scelte progettuali. Non bisogna dimenticare che il centro storico versa in tali condizioni di fatiscenza da essere interessato da continui crolli e cedimenti di interi isolati. La fittizia, scriteriata corsa al “mattone”, che ha caratterizzato l’economia delle famiglie italiane, a Caltanissetta ha avuto dei risvolti facilmente prevedibili. Infatti un cinquantennio di affannosa competizione per l’acquisto o la realizzazione della propria abitazione e di quella dei propri figli ha decretato l’impoverimento delle famiglie, gravate da pesanti mutui bancari, e l’inevitabile svalutazione del “bene casa”, per cui oggi in Città, una nuova abitazione difficilmente può essere venduta ad un prezzo superiore a quello di acquisto. In più, si deve considerare il ruolo troppo spesso connivente o parassitario della burocrazia. Appare fin troppo chiaro che è necessario, urgente modificare le politiche urbanistiche della nostra città: cambiare le finalità, sostituire gli obiettivi, ribaltare la logica edificatoria. L’urbanistica individua, studia la zonizzazione delle estensioni territoriale, ma può anche decretare la rinascita, la rigenerazione di un agglomerato urbano prevedendo direttive virtuose, finalità e obiettivi qualitativamente compatibili, sostenibili, condivisibili. Rafforzare un’identità che rilanci questa città è possibile e necessario, per quanti hanno scelto di vivere, amare e condividere questo territorio siciliano, ma occorre prendere decisioni difficili, coraggiose, generose. Slogan elettorali come “Caltanissetta città del terziario avanzato”, “Capoluogo della bio-ricerca”, “Centro del torrone siciliano”, o ancora “Piccola capitale delle arti, del teatro e della musica” sono in qualche modo generati dalle eccellenze nel campo della produzione rurale con la rifondazione di antiche fiere agricole, dalle vocazioni nel settore della ricerca con la valorizzazione del CEFPAS e della Facoltà di Medicina, dai molteplici talenti emersi nell’ambito delle arti figurative, musicali e teatrali. Ma tutto questo non basta: servono idee, scelte, progetti che ridisegnino il volto della Città.
Riqualificazione e potenziamento dell’identità urbana potranno, dovranno scaturire dai seguenti interventi, frutto delle analisi territoriali qui esposte e che con forza noi sosteniamo:
Tali scelte operative potranno generare: il rilancio del commercio, riqualificando, potenziando le storiche arterie commerciali; la rinascita dell’artigianato, una volta fiorente e propulsore anche di specifiche scuole; la nascita di nuove industrie legate alle potenzialità agricole e pedologiche del territorio; la ripresa di un turismo di nicchia collegato alla cultura enogastronomica e alle emergenze archeologiche, architettoniche e artistiche del territorio; la creazione di un centro di ricerca con la valorizzazione del CEFPAS, compreso il palazzetto dello sport e il padiglione d’ingresso, oggi utilizzato dall’amministrazione dell’Azienda dell’ospedale Sant’Elia; la riutilizzazione delle tratte ferroviarie San Cataldo Scalo-Xirbi e Caltanissetta-Caltagirone per la creazione di una metropolitana leggera e sotterranea che colleghi le aree nord, sud e ovest della Città; la risistemazione degli impianti sportivi esistenti e una nuova politica sportiva che preveda una gestione condivisa, in rete, da parte di federazioni, associazioni, società e amatori.
Siamo consapevoli che intenti e finalità di rilancio politico e sociale dipendono anche da fattori non esclusivamente legati alle buone pratiche urbanistiche, ma di certo l’onestà e la capacità dei politici, la tenacia e la creatività degli imprenditori, la qualità del sistema educativo, l’efficienza e l’efficacia del modello amministrativo, l’aperta visione creditizia delle banche, la passione, il coraggio e la voglia di fare, di spendersi dei cittadini saranno fondamentali, decisivi per la rinascita di questa nostra Città.
Leandro Janni – Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia
arch. Mario Cassetti
arch. Salvatore Di Vincenzo
arch. Luigi Picone
arch. Giovanni Santagati – Vicepresidente associazione Genius Loci Architettura
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Egregi e prolissi architetti, solo un paio di cosette:
1
- quando copiate citate le fonti in special modo quando reperite notizie online
(http://www.mariocassetti.it/wp-content/uploads/2014/04/Caltanissetta.-Luoghi-Fedi-Tradizioni-2014.pdf)
- quando copiate un pò di controllo nn ci sta male...il monte San Giuliano definirlo collina è un errore cosi come per le altre due ( dato che puntualizzate le altezze,...altezza superiore ai 600 m...montagna....abc della geografia)
2
ancora parcheggi??? penso che l'ultima cosa di cui ha bisogno Caltanissetta sono ulteriori parcheggi, basterebbe eliminare le strisce blu, per altro al 90% difformi alle normative vigenti.
(Il parcheggio serve solo ai dipendenti comunali per rientrare più velocemente dalle uscite mattutine...per il resto non ho mai sentito nessuno lamentarsi che non trova parcheggio...mah)
Per il resto leggo molti bei progetti e propositi e che ben vengano e se realizzati anche al 50% potrebbero dare nuova linfa alla morente cittadina.
Per concludere quoto in pieno il commento di Lobbyes alla quale "sfacciatamente" Lei nn si degna nemmeno di rispondere solo per il Nik da Lui scelto, questo si chiama razzismo.
Lei mi preoccupa: se ne è accorto che uno degli estensori e firmatari del documento è proprio l'architetto Mario Cassetti che lei cita quale fonte? Qual è il problema? Un autore non può citare se stesso?
A me non interessa affatto risultare simpatico. Io ambisco a risultare efficace, utile per i cittadini e fortemente irritante per delinquenti e ignoranti.
Capisco che le critiche non sono mai ben accette, ma darmi del delinquente ed ignorante non lo accetto neanche io, poichè sono una persona "ONESTA"; ignorante è tutto da dimostrare...e non sò se a questo punto dovrà farlo in tribunale, data la sua presupponenza.
La prego cortesemente di porgermi IMMEDIATAMENTE le sue scuse!
Il mio era un commento come tanti altri...se non desidera averne non pubblichi nulla...su una pagina pubblica...alla quale le sue esternazioni sono di pubblico dominio e soggette alle pubbliche argomentazioni o al pubblico ludibrio, se ne faccia una ragione.
Oppure si compri una pagina in un giornale cartaceo.
Legga bene le mie parole. Impari a leggere, prima di sparare altre assurdità. E' lei che deve scusarsi. Semmai!
Oppure, se le faccia leggere da un avvocato.
Sig. Presidente illustrissimo di italia nostra notiamo tutti che c'è la mette tutta nel suo ruolo anzidetto ma devo dirle sinceramente che risulta alquanto prolisso e saccente nelle sue esternazioni. Dovrebbe rivedere le sue capacità comunicative e così potrà anche risultare più vicino e simpatico a chi legge queste encicliche. Non entrò nel merito dell argomento perché le hanno risposto in altro articolo successivo. Distinti saluti illustre presidente
Che dire? Il suo nome "Lobbyes" dice tutto.