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On the road: in viaggio con Nello Musumeci

Donatello Polizzi

On the road: in viaggio con Nello Musumeci

Dom, 30/03/2014 - 01:01

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DSC_0192Nello Musumeci, 59 anni, deputato all’Ars de La Destra, presidente della commissione Antimafia Regionale (eletto all’unanimità), è la personificazione del “moto perpetuo”. Per riuscire a intervistarlo, abbiamo viaggiato in auto con lui, da Caltanissetta a Gela: conversazione on the road.

L’antefatto. Nello Musumeci, alcuni giorni or sono, ha incontrato il prefetto di Caltanissetta Carmine Valente. Dopo si è diretto al liceo classico “R. Settimo” per un colloquio con gli studenti e poi ha preso la via della città del Golfo; molte delle sue giornate hanno questi ritmi frenetici. L’inizio è unmetaforico contrappasso dantesco, viaggiamo verso Gela, città natale del governatore Rosario Crocetta di cui è stato anche sindaco, nel periodo in cui la cancellazione delle Province è argomento dominante. “Questa legge sulla riforma delle Province è condannata all’orfanotrofio politico, perché resterà senza padri quando, fra qualche mese, chi l’avrà votata sarà costretto a prenderne le distanze, a disconoscerla, per gli effetti devastanti che produrrà. La riforma è soltanto una mistificazione mediatica, così è nata. Nei programmi elettorali Crocetta, non ne ha mai fatto cenno. Sarebbe opportuno ricordare la genesi dell’abolizione delle Province, avvenuta in un programma televisivo domenicale, dove l’effetto dei riflettori e l’incalzare di Massimo Giletti, hanno determinato la sparata di Crocetta, toglieremo le province per risparmiare. Una riforma istituzionale non si fa mai, solo per risparmiare. Gli organi dei Liberi Consorzi saranno scelti dagli apparati di partito, utilizzando i sindaci. Non dimentichiamo l’altra mostruosità, le Città metropolitane, una forzatura compiuta per intercettare i fondi comunitari. Gela ha il diritto di rivendicare l’egemonia territoriale ma questa non è la strada migliore per arrivarci. Crocetta avrebbe dovuto mantenere gli impegni assunti con la sua città, il mancato decollo del libero consorzio di Gela è da addebitare alla maggioranza di governo e al Governatore”.

La competenza del nostro interlocutore è indubbia. È stato, nell’isola, il primo presidente di Provincia (Catania 1994-2003) eletto direttamente dai cittadini, col più alto indice di gradimento in Italia (Datamedia 2001).

 

Le pagine dei giornali abbondano dei crono-programmi del premier Matteo Renzi.  E’ un governo non legittimato dal consenso popolare. Renzi mi sembra un uomo spregiudicato, con una particolare dose di cinismo. Voglio augurarmi che accanto a questi elementi che caratterizzano la sua condotta almeno secondo il mio punto di vista, ci possano essere altri elementi che caratterizzano la sua condotta, in primis l’efficienza. L’eventuale disponibilità al dialogo la vedremo soltanto fra qualche mese. Il programma mi è sembrato ambizioso”.

La dichiarazione del presidente dell’Irsap Alfonso Cicero sulla vicinanza di alcuni deputati agli interessi mafiosi ha suscitato un vespaio di polemiche: “Non vedo vespai. Il presidente dell’Irsap ha rilanciato una denuncia che aveva già effettuato alla Commissione Antimafia lo scorso anno. Le stesse denunce le ha rassegnate alla magistratura negli ultimi quattro anni. A breve, incontrerò gli uffici della Procura, tanto a Palermo che a Caltanissetta per consegnare il verbale secretato relativo alle affermazioni di Cicero e il mio lavoro sarà concluso. Apprezzo l’impegno antimafia di Cicero, al quale ho manifestato in nome della commissione, tutto il mio sostegno e solidarietà per il coraggio e la tenacia che sta dimostrando alla guida dell’Irsap”.

musumeciDai finestrini dell’auto guizzano veloci gli scorci maestosi della campagna, l’alternanza artistica di verde e giallo, ricorda la bellezza della Sicilia, una bellezza che stride profondamente con la crisi, economica e sociale che attanaglia la nostra regione.“Io mi sono sforzato, da quando sono alla guida dell’antimafia, nel linguaggio e nei comportamenti, di distinguere sempre fra il ruolo di presidente e quello di oppositore, ho grande rispetto per le istituzioni che mi sforzo di rappresentare al meglio delle mie possibilità. Il giudizio su questi primi 15 mesi del governo diretto da Crocetta è negativo. E’ finita la ricreazione. Avrebbe dovuto affrontare e risolvere alcuni dei nodi strutturali che frenano lo sviluppo dell’isola e invece siamo fermi ancora alle enunciazioni e ai proclami. Crocetta, spero voglia cambiare passo e assumere un atteggiamento incline al dialogo. La crisi occupazionale e produttiva dell’isola non ammette protagonismi esasperati”. Un quadro fosco; è legittimo aspettarsi che il governo possa cadere? Viene fuori l’amore di Musumeci per la Sicilia: “Io non cerco un governo che cada ma che governi, pur consapevole delle difficoltà che ha incontrato per la pesante eredità ricevuta. Preferisco un governo che a volte, anche sbagliando, sia capace di affrontare i problemi e qualcuno possibilmente di portarlo a soluzione”.

La qualità media dei consiglieri comunali, regionali e nazionali è vertiginosamente precipitata?

“Da qualche anno vi è un disegno teso a delegittimare la politica. Questo processo trova alimento in alcune condotte interne al mondo politico da condannare senza appello ma si alimenta anche di cinici disegni di caste esterne che sulle macerie della politica vorrebbero costruire le proprie fortune. Vi è bisogno di una nuova classe dirigente a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale. Questo è un compito che spetta da un lato ai partiti diventati sempre più autoreferenziali e governati da processi oligarchici e non democratici, dall’altro si può ottenere con una più consapevole partecipazione dei cittadini. Ogni classe dirigente è specchio della società che l’ha espressa, se è malata la società e malata la classe dirigente, non è il contrario. Sento molta gente lamentarsi dei propri rappresentati istituzionali come se i consiglieri, i sindaci, o deputati nazionali fossero venuti da Marte e non espressi da un consenso libero dei cittadini. La verità e che per ora e per troppo tempo la società civile invece di esercitare il necessario controllo sulla classe politica e di far sentire il fiato sul collo dei politici, invece di pretendere i risultati ha cercato l’accordo per piccoli compensi. Patto tacito fra società civile e politica, per cui l’interscambio ha fatto contenti gli uni e gli altri per ragioni e obiettivi diversi”.

Nel 2007 lascia Alleanza Nazionale e fonda La Destra: scelta coraggiosa. “Sono stato il primo a lasciare Alleanza Nazionale. Ero il deputato europeo più votato in Italia, 117 mila preferenze, avrei potuto fare finta di niente e invece ho denunciato la deriva valoriale e culturale di Alleanza Nazionale che appariva sempre meno un partito di destra e sempre più un contenitore di tutto e quindi del contrario di tutto. Molti mi accusarono di aver fatto una scelta folle, il tempo mi ha dato ragione. Fini non ha seguito una sorte gloriosa”.

 

Elezioni a Caltanissetta. “Ci saremo con i nostri candidati dentro una coalizione di centrodestra che mi auguro possa essere, forte e unita attorno ad un candidato unico. I nostri dirigenti nisseni, con i quali m’incontrerò nei prossimi giorni, hanno ampia autonomia decisionale”.

La “forza” del Presidente è travolgente. Il suo impegno non è stato intaccato neanche dalla tragedia della prematura scomparsa di Giuseppe, suo figlio, avvenuta nel maggio 2013. Cambia il suo tono, si attenua: “Con la serenità dei credenti, io lo sono, ho fatto alcune valutazioni – la voce è rotta dall’emozione – mio figlio avrebbe voluto che io continuassi”. Si ammutolisce, alza lievemente la mano sinistra, il cenno è eloquente, chiudo il taccuino, ripongo la penna e silenzioso guardo fuori dal finestrino, un cartello riporta la scritta “Gela”: il viaggio-racconto è finito, siamo arrivati.