Uscendo da Palazzo Chigi, dove, ironizza, vive “agli arresti domiciliari” in balia di Graziano Delrio che gli impedisce di fare “i fuochi di artificio”, Renzi si siede, per la prima volta da premier, nel salotto di Porta a Porta. E più che preoccupato per il monito della Bce, “è uno statement di dieci giorni fa”, sembra determinato a rispettare scadenze e impegni. Anche il parametri europei saranno rispettati ma, chiarisce ancora una volta Renzi, “noi vogliamo l’Europa dei cittadini e non dei vincoli” e soprattutto chiede rispetto e annuncia “una battaglia perchè l’Ue veda un’Italia autorevole”.
Per l’ex sindaco di Firenze l’autorevolezza del nostro paese sta nello spingere l’acceleratore della crescita e del lavoro. “Per la prima volta il governo, invece di aumentare le indennità dei consiglieri regionali, li restituisce alle persone”, assicura Renzi che non condivide chi, come Padoa Schioppa, definiva le tasse “sexy”. “L’Irap è una tassa odiosa – scandisce – perchè più crei posti di lavoro più lo stato ti tassa”. Purtroppo, ammette il premier, il governo non ce la fa subito a “produrre uno choc” dimezzando il carico fiscale. Si parte dai ceti medio-bassi e qui il premier non ha intenzione di derogare agli impegni assunti ieri: entro maggio taglio del cuneo fiscale, entro settembre, “San Matteo”, sblocco dei debiti della pubblica amministrazione, una scommessa con Bruno Vespa che si impegna ad andare al santuario fiorentino se perde.
Renzi torna ad escludere categoricamente un problema di coperture, “i soldi ci sono” e, snocciolando cifre, elenca i capitoli di spesa. Tagli dei costi della politica, a partire dalla “chiusura” del Senato elettivo, vendita on line delle auto blu, “i simboli del potere”, 500 milioni dalla riduzione degli stipendi dei manager pubblici, che guadagnano più del “presidente della Repubblica”, 2,5 miliardi dall’innalzamento delle rendite finanziarie, bot esclusi, dal 20 al 26 “come in Europa”. La parte del leone per le risorse deve farla, secondo il premier, la spending review. Renzi smentisce il commissario dei tagli che aveva ipotizzato un contributo delle pensioni tra i 2mila ed i 3mila euro, esclude patrimoniali ma chiede a Cottarelli di cercare i soldi negli sprechi dello Stato per arrivare fino a 7 miliardi di tagli nel 2014. “I 3 miliardi indicati dal commissario sono prudenziali perchè pensava non ci fosse volontà politica”, spiega il premier che non ha intenzione di guardare in faccia nessuno e per il futuro vuole anche i dirigenti pubblici “a tempo determinato”.
Per trovare le risorse attraverso la spending, Renzi, “d’accordo con Padoan”, avoca a Palazzo Chigi la struttura operativa guidata da Cottarelli. Insomma, Renzi non ha paura di prendere impegni e assommare responsabilità sotto di sè. E a chi lo definisce il figlioccio di Silvio Berlusconi, per le sue abilità dialettiche, l’enfant prodige della politica, diventato premier, fa spallucce: “Non lo sono, ognuno ha il babbo che ha…”. I voti del centrodestra, invece, li vuole eccome ma esclude che siano le europee le elezioni in cui il Pd possa “scardinare” i consensi degli altri partiti. (Fonte ANSA)
View Comments
Meglio di pinocchio, un burattino all’interno di quel buco nero della politica che è il P.D. (non è l’acronimo di una bestemmia ma ci si avvicina molto).