PALERMO – Confindustria scende in campo con l’autorevolezza indiscussa e indiscutibile del suo attuale leader, Antonello Montante. Nel giorno in cui l’Aula di Palazzo dei Normanni ha in programma l’esame del provvedimento che prevede l’accensione di un mutuo trentennale da un miliardo di euro, le parole di Montante peseranno come un macigno.
Quello del numero uno di Confindustria non è un intervento “contro”: anzi, per evitare possibili equivoci, si affretta a precisare che non c’è “nessuna tensione con il presidente della Regione, nessun rimprovero a questo governo che è il migliore degli ultimi anni”.
Montante parla “per”: per rappresentare direttamente, com’è ovvio che sia, la categoria degli industriali e indirettamente il futuro della Sicilia. Il ragionamento è semplice: continuando a tenere le aliquote al massimo si darebbe un colpo mortale alle imprese, impedendo la ripresa economica.
E’ proprio questo il pericolo che Montante fiuta: nessun dubbio sulla necessità di un mutuo che serva a garantire stipendi e pagamento dei debiti ma la preoccupazione è che si decida di “congelare” le aliquote Irpef e Irap al massimo consentito per i prossimi trent’anni, più di una generazione. Montante dice no a questo metodo e “suggerisce” di reperire le risorse necessarie attraverso una spending review rigorosa.
“Al provvedimento in questione – dice Montante in un’intervista a BlogSicilia – occorre affiancare una norma che dica chiaramente che, a partire dal 2018, i risparmi di spesa che si faranno saranno vincolati al pagamento delle rate di questo mutuo”.
Il primo esempio? L’Ars dalla prossima legislatura avrà 70 deputati e non più 90. “Ogni deputato costa circa un milione all’anno, quindi si risparmieranno 20 milioni – calcola Montante -; poi si riducono anche le spese ordinarie ed altri contenimenti si possono fare con semplici decreti”.
Il messaggio è chiaro. Confindustria chiede una netta inversione del trend e anche se Montante parla da “industriale” le sue parole avranno un significato politico non indifferente in un Aula che oggi si dividerà come sempre è accaduto in questa tormentata legislatura.
Venerdì scorso Montante aveva puntato i riflettori sull’imminente fallimento della Regione, adesso dà indicazioni precise su come intervenire in materia di ripianamento dei debiti: in mezzo anche qualche bacchettata a certa burocrazia “invasiva” e il riferimento preciso agli stipendi eccessivi di “tanti amministratori di società pubbliche in liquidazione che non fanno nulla”.
Sul rimpasto di Governo, che agita le acque della politica e che potrebbe condizionare alleanze e candidature per le europee, bastano poche ma taglienti parole per chiarire il concetto. “Se si deve fare un rimpasto si faccia in fretta perché il mondo produttivo non può stare alla porta a guardare. Noi non ci candidiamo, non cerchiamo consenso ed è per questo che guardiamo ai problemi con un approccio laico. Non facciamo politica”.
A Montante, agli industriali siciliani, preme un obiettivo, quello dello sviluppo. “Bisogna dare continuità e stabilità, solo così si potranno attrarre investimenti. Poi serve una burocrazia semplice e chiara e quindi la sicurezza. E’ l’unico modo per uscire dall’impasse, altrimenti fra 5 anni saranno a rischio gli stessi stipendi. Se cala ancora il Pil scenderanno anche le entrate tributarie e salterà il sistema”. (Fonte palermo.blogsicilia.it)
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Se lo dice lui....allora ci siamo!
Che facciano gli imprenditori e non i politici...
Imprenditori veri che sbandierino la bandiera della propria azienda, non altre bandiere, perché nel business si vince facendo bene il proprio lavoro da imprenditore, senza sperare da altri eventi e/o persone...evviva la vera imprenditoria !!!
Solo per sottolineare un virgolettato attribuito a Montante:
"Noi non ci candidiamo, non cerchiamo consenso ed è per questo che guardiamo ai problemi con un approccio laico. Non facciamo politica”. Mi piace sottolineare NON FACCIAMO POLITICA.
Buona riflessione ...