Per molti si è trattato di un risultato a sorpresa (aveva già vinto nel 2009 tra i Giovani) che ha capovolto le aspettative e le attese di tanti. D’altronde funziona sempre così: chi entra all’Ariston da Papa poi ne esce da cardinale. Stavolta la terna finale è stata composta anche da Raphael Gualazzi con The Bloody Betroots e da Renzo Rubino a dimostrazione che tutto quest’anno si può dire tranne che il vincitore fosse annunciato. Per dire, Francesco Renga non rientra neanche tra i primi tre, nonostante per tutta la settimana fosse stato considerato il vincitore in pectore.
E se, giusto poco prima dell’annuncio del vincitore, è scattato il solito mistero sanremese (il sito di un quotidiano ha diffuso il nome della vincitrice circa dieci minuti prima che fosse ufficiale), il risultato è comunque piuttosto eclatante. L’ex giudice di X Factor vince il Festival di Sanremo tra i Big con una canzone scritta dallo stesso autore che l’aveva portata alla vittoria tra i Giovani (l’ex fidanzato Giuseppe Anastasi). E ben due su tre dei finalisti arrivano dal concorso Area Sanremo. E se all’elenco dei vincitori si aggiunge il nome di Cristiano De André (premio della critica e premio per il miglior testo per Invisibili assegnato dalla giuria di qualità) il quadro è completo. A Sanremo hanno vinto i cantautori o, comunque, la canzone d’autore, legata a doppia mandata con la tradizione ma chiara espressione della nostra tradizione. Come a dire: va bene, ascoltiamo tanta musica straniera ma poi alla fine quella che piace al pubblico (e alla critica) ha una chiara derivazione italiana. In un certo senso, è un segnale positivo. Molto.